giovedì, Novembre 21, 2024
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MESSINA SMART CITY. silicon valley del sud Italia. (da sneak-peek.it)

Messina, unica città italiana a presentare il suo progetto Smart City all’Expodi Barcellona, ha conquistato il titolo di capitale smart d’Italia e ora vuol dettare le regole di un futuro che fino a ieri sembrava impossibile, ma che adesso è sempre più vicino. E sempre più remoto: da Smart City a catalizzatore per aziende top leader nell’innovazione tecnologica, il passo è breve. Messina, se i calcoli sono esatti, potrebbe diventare la Silicon Valley del Sud Italia, meta appetibile per i colossi dell’hi-tech. Google, Apple, Facebook, Amazon. Ve li immaginate, insieme alla Madonnina?

Impresa impossibile? E allora serve qualcuno abbastanza folle da crederci per davvero.

Messina, unica città italiana invitata all’Expo delle Smart Cities per raccontare al mondo il suo progetto, si è messa in mostra come portatrice sana e illuminata di un modello di sviluppo urbanistico e amministrativo tecnologico volto al potenziamento del concetto di Smart City in tutte le sue declinazioni.

Un prepotente plotone d’assalto capitanato dal sindaco messinese più istrionico del web Cateno De Luca, e dall’assessore con delega alla Smart City Carlotta Previti, si è reso protagonista indiscusso allo “Smart City Expo World Congress”, che si è tenuto a Barcellona dal 18 al 21 novembre.

Ad accompagnare De Luca e l’assessore c’erano i tecnici coinvolti nel progetto e il responsabile scientifico Smart Cities Massimo Villari, docente del MIFT dell’Università di Messina e coordinatore del FCRLab, il nucleo operativo di ricerca che a e da Messina sta dettando le regole nella corsa agli armamenti digitali.

PROGETTO MESMART

Alla fiera Smart City Expo di Barcellona, davanti ad amministratori e tecnici di tutto il mondo, il professore Villari ha presentato l’ambizioso quanto più innovativo progetto MeSmart, valutato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale come fiore all’occhiello dei progetti su Smart Cities in ambito nazionale.

Mission del progetto MeSmart è realizzare un portale dedicato al monitoraggio ambientale e alla salvaguardia del territorio, che implementi la gestione della pubblica amministrazione.

Lampioni intelligenti, ottimizzazione dei sistemi idrici, monitoraggio dell’inquinamento acustico e atmosferico, prevenzione di disastri idrogeologici.

Tutto (ma proprio tutto: guardate un po’ qui)sarà sotto il controllo “illuminato” dei politicy maker, tutto a portata di smartphone dei cittadini, che attraverso le app messe a disposizione dal progetto e installate sui dispositivi digitali, potranno a loro volta generare dati e ricevere informazioni. Il progetto MeSmart è pensato per gli user del territorio, ovvero gli studenti, i professionisti, le imprese: sono loro il target di riferimento nell’equazione in cerca di soluzioni che guardano al futuro.

Innovazione, ecologia e solidarietà. MeSmart è solo uno dei progetti fondati su questi tre imperativi categorici, e finanziati con il Piano Operativo Nazionale (Città Metropolitane 2014-2020). Il finanziamento stanziato dal PON Metro ammonta ad oltre 5 milioni di euro, e servirà a far diventare la metropoli peloritana modello per tutte quelle europee che di smart faranno virtù.

La city è smart ma non è sola.

Perché proprio Messina? Perché qui tutti prendono sul serio la nuova sfida dell’Era Digitale, che costringe le city prima a fare i conti con i propri limiti, poi a superarli e infine a rilanciare. Per tutti si intende chi concretamente ha il potere di fare e chi si prodiga affinché si faccia, cioè amministratori, politici e ricercatori.

La city è smart ma non è sola, e aspira a ricoprire il ruolo di pioniere dello sviluppo qui al Sud in sinergia con l’Università. Che sia il preludio di un nuovo concetto di governo illuminato 4.0? A quanto pare ci sono le condizioni per crederlo possibile.

Sembra infatti che l’attuale sindaco De Luca con il supporto degli assessori al ramo, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Messina Salvatore Cuzzocrea e il responsabile scientifico Massimo Villari, stiano percorrendo rette parallele sulla via maestra della progettualità condivisa, in vista di un traguardo da tagliare insieme.

L’obiettivo è quello di porre fine all’esodo dei giovani del Sud, corteggiati pressantemente da aziende straniere che prospettano esperienze lavorative da far tremare le gambe, o da borse di studio offerte dalle migliori Università del Nord Italia ed Europee. L’unica alternativa è convogliare le loro capacità e competenze in qualcosa di importante, che li faccia sentire protagonisti del cambiamento mettendosi in gioco proprio da questa terra data spesso per spacciata.

Una rivoluzione nella rivoluzione. L’improbabile che si fa beffa dell’incredibile. Mentre invece è tutto vero.

FCRLab E I-HUB: FUTURO IN INCUBAZIONE

FCRLab

Uomo con il dono dell’ubiquità, mostro metafisico con la mente qui e già altrove, Massimo Villari – reduce dalla crociata spagnola – in questi giorni si trova in Australia, in qualità di relatore all’iCIOTRP 2019 (l’International Conference on Internet of Things Reserarch and Practice) a Sidney dal 24 al 28 novembre). L’FRCLab è il gruppo di ricerca che sotto la sua guida sta stravolgendo il volto della tecnologia, sfruttando le nuove soluzioni IoT Cloud per i domini eHealth e Smart Cities

In parole poverissime, l’idea che frullava in testa al professore è sempre stata quella di restare qui in Sicilia, a Messina (addirittura!) e continuare da qui a lavorare alla ricerca, volta non solo a migliorare le nostre interazioni con i servizi e le attività produttive, ma a rivoluzionare la percezione che ciascuno di noi ha della tecnologia, non più alienante, ma vero strumento di condivisione, e della quale il possibile e straordinario sviluppo applicativo del cloud computing ne è il paradigma.

Il team FCRLab (una vera gabbia di matti) non è composto da alieni, ma dalle menti più brillanti e visionarie partorite dallo stesso Ateneo. Creature notturne, che dormono di… In effetti non è chiaro se lo facciano. Sono degli ibridi, per metà ricercatori, per metà studenti con esami da sostenere e una carriera universitaria in progress. Caffè e follia a colazione, pranzo e cena.

Sono la nuova e richiestissima generazione di engineer e development. Molti di loro, tra uno speech a destra e il ritiro di un premio a manca, sono atipici cervelli in fuga, fatti male.

Nel senso che dopo aver fatto esperienza all’estero presso aziende multinazionali leader nel settore informatico, aver vinto borse di studio nelle più prestigiose Università Europee, tornano a casa dicendo che in fin dei conti là fuori non hanno visto niente di nuovo, che il confronto con l’esperienza di ricerca fatta al FCRLab con Villari, non regge. Che nessun posto è come casa.

Maria Fazio, Antonio Celesti, Maurizio Paone, Antonio Galletta, Lorenzo Carnevale, Alina Buzachis, Davide Mulfari, Armando Ruggeri, Francesco Martella, Alessio Catalfamo, Christian Sicari, Mario Colosi, Adriele Magistro, Valeria Lukaj, Giuseppe Venuto. Matti, ma eroi.

I-HUB

La nuvola informatica insegna che non è importante da dove si lavora. Su questo assioma si fonda il progetto I-HUB.

Gira che ti rigira, c’entra sempre lui. Massimo Villari. Se aziende da ogni parte del mondo richiedono la sua consulenza e le competenze del team FCRLab, perché non trasformare Messina in una sorta di El Dorado tecnologica, una vera e propria Silicon Valley del Sud Italia in grado di offrire servizi d’avanguardia in linea con gli standard dei più grandi centri scientifici internazionali? Solo che qui siamo in Sicilia, e questo – inutile dirlo – è già un vantaggio.

Il South Italy Innovation Hub – SI2H, sarà il primo Parco Scientifico del Sud Italia, dove l’innovazione sperimentale e l’applicazione di soluzioni intelligenti (ad esempio per la gestione dei servizi urbani delle pubbliche amministrazioni) faranno passi da gigante indoor.

Step by step. Quella in corso è una fase delicata. Si lavora per rafforzare la rete dell’innovazione digitale e intercettare l’interesse di sistemi imprenditoriali e finanziari (venture capital) che intendano diventare partner e scommettere nella ricerca. L’I-HUB dello Stretto diventerà un polo attrattivo per le aziende big del settore, un’incubatrice di imprese e start up che a Messina troveranno la sintesi perfetta tra modernità e vivibilità. I nomi delle aziende sono al momento top secret.

Sono già stati individuati e predisposti i locali nel complesso formato da ex Magazzini Generali, Mercato Ittico, Silos Granai e Casa del Portuale: parliamo di circa 12mila metri quadri ricadenti nella Zona economica speciale. Una strategia, quella della Zes, per rendere vantaggiosi gli investimenti nel progetto I-HUB.

Si punterà molto sui trasporti, da quelli urbani al potenziamento del collegamento con l’aeroporto di Reggio Calabria. Quello di Catania ha un solo difetto: la volubilità dell’Etna. E il fermento intorno allo I-HUB potrebbe generare un buisness in cui il tempo è l’unica cosa che conta, e oggi è già passato.

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