Lavoro e disparità: le donne ancora troppo penalizzate
Lavoro: Come tutti sappiamo la nostra Costituzione afferma che l’Italia “è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ma non solo. Specifica anche che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e hanno il diritto di partecipare alla vita politica, economica e sociale del nostro paese. A tutti è riconosciuto il diritto al lavoro secondo le proprie capacità e lo Stato si adopera affinché questo diritto diventi effettivo.
Il mondo del lavoro, però, non offre a tutti le stesse possibilità. Spesso, a seconda di dove si nasce, si è più o meno privilegiati, basti pensare alle regioni del Nord che rispetto a quelle del Sud che offrono una offerta di lavoro superiore. Altre cause che mettono in evidenza la disparità in campo lavorativo possono essere inoltre la razza o la religione a cui si appartiene, poiché spesso alcuni datori di lavoro non accettano stranieri o individui che abbiano diversa fede e, se lo fanno, la paga che questi ricevono può essere inferiore a quella regolare.
Anche noi donne siamo penalizzate e i ruoli che ci vengono affidati raramente riguardano mansioni di vertice o di comando. Basti pensare alla nostra politica, dove non spiccano presenze femminili in cariche importanti come quelli della presidenza, e per garantire una certa rappresentanza si è dovuto ricorrere alle cosiddette “quota rosa” obbligatorie.
Ma ritornando al tema principale, nei lavori più comuni i problemi non diminuiscono anzi aumentano, e la donna in un’azienda viene vista non con una risorsa ma al contrario come un problema. Non è raro, ad esempio, venire a conoscenza di datori di lavoro che accettano di assumere delle donne facendo loro firmare dei contratti che garantiscono le dimissioni volontarie in casi non graditi cosicché, qualora dovessero avere un figlio o non andassero più a genio al loro titolare, si troverebbero “autolicenziate” su due piedi, senza potersi ribellare perché avevano precedentemente firmato.
Tutto questo non è giusto perché è compito dello Stato tutelare il diritto alla maternità ed è proprio grazie a questo che la vita continua e che possono nascere nuove generazioni con nuove idee e nuove aspirazioni. Noi, come donne, abbiamo l’obbligo e il diritto di poter vedere i nostri diritti riconosciuti e non dobbiamo mai abbassare la testa dinnanzi a datori di lavoro che non rispettano la nostra figura. Si sta cercando di fare dei passi avanti per cercare di assumere più frequentemente lavoratrici ma credo che una donna non dovrebbe essere assunta per pena o cose simili, ma per le sue capacità, che possono essere alla pari o superiori di quelle dell’uomo. Solo quando questo avverrà ci sarà la fine della disparità di genere in tutti i campi.
Monica Paratore
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.