Leonardo Sciascia, il maestro del dubbio e del dissenso
La voce di Sciascia, trent’anni dopo la sua scomparsa, non ha mai smesso di essere attuale.
Leonardo Sciascia, uno dei grandi scrittori del Novecento, anche giornalista e politico, raccontò la mafia e gli intrecci con la politica italiana attraverso i personaggi e la metafora letteraria per descrivere la sua Sicilia, una terra eternamente sospesa tra bellezza e distruzione come scrisse tra le righe del suo romanzo Todo modo.
“E’ questo quello che ha impedito alla Sicilia di andare avanti: il credere che il mondo non potrà mai essere diverso da come è stato”. Sfidava il conformismo che negava addirittura l’esistenza della mafia e fece dell’ironia la sua arma, la sua bandiera, non risparmiando le critiche anche nei confronti dei cosiddetti professionisti dell’antimafia.
Non spense mai il faro dell’opinione pubblica sulla mafia denunciandone le connivenze e la capacità di infiltrazione delle mafie nella società. Fu un altro immortale scrittore siciliano, Andrea Camilleri a fargli un grande tributo: il genio di Sciascia ci ha insegnato a scandagliare la realtà facendoci fare tante domande e cercando le risposte dentro il cuore.
Di se stesso Leonardo Sciascia avrebbe voluto che si dicesse ha contraddetto e si è contraddetto, come a dire che è stato vivo in mezzo a tante anime morte e a tanti che non contraddicevano e non si contraddicevano mai.