Un libro…tante emozioni L’arte di essere fragili, di Alessandro D’Avenia
Sono i versi di Giacomo Leopardi, poeta definito pessimista e sfortunato, a ispirare uno tra gli scrittori contemporanei più influenti nella stesura di un romanzo che risponde a molti interrogativi della vita rivelando il segreto della felicità.
È proprio dalle innumerevoli domande poste dai suoi alunni che Alessandro D’Avenia, l’autore del romanzo, trae spunto per scrivere “L’arte di essere fragili” con l’intento di aiutarli prima a comprendere e poi a lottare per il loro rapimento, per la loro vocazione.
Tutti, almeno una volta nella vita, si sono chiesti: “Per cosa sono nato?” e hanno avuto paura guardando il futuro tanto desiderato, temendo di non poterlo mai vivere. Leopardi è per tutti noi un esempio, infatti il poeta de L’Infinito dimostra come si possa lottare per un sogno, preferendo un inquieto vivere a un quieto sopravvivere. La vocazione per la letteratura e la poesia fu la causa di innumerevoli scontri con il padre che desiderava per il figlio un futuro più stabile e sicuro che Leopardi non riusciva invece ad accettare poiché accontentare il padre avrebbe significato morire.
Leopardi comprese bene che non si invecchia mai un po’ alla volta, lo si diventa e basta e non contano gli anni che hai. Accade quando smetti di andare avanti e ti scopri a guardare indietro il tempo che se n’è andato insieme ai ricordi e alle speranze di una giovinezza vissuta ad accontentare gli altri.
“L’arte di essere fragili” per me non è stato soltanto un libro, ma un viaggio introspettivo all’accettazione di me stessa. Fin da bambina sognavo di diventare un medico, ma alla domanda: “E tu che vorresti fare nella vita?” non riuscivo a rispondere in maniera sincera, temevo di essere giudicata ed etichettata come la ragazza che crede di vivere nelle favole, che non si rende conto dei sacrifici che richiede quel mestiere. “L’arte di essere fragili” mi ha dato il coraggio di accettare la mia vocazione consapevole del lungo percorso di studi e dei sacrifici da affrontare. Ovviamente, sono molto giovane e non so se cambierò idea o se la vita mi porterà a intraprendere un’altra strada, mi auguro solo di essere felice e per il momento non posso fare altro che ringraziare D’Avenia per aver scritto questo libro, Leopardi per averne ispirato le pagine e la mia professoressa di italiano per avermi fatto dono di questo romanzo.
Simona Gitto IV C BS