Il giorno che ha cambiato il corso della storia di tutti noi.
Ci sono date che non si dimenticano. La storia è piena di avvenimenti che l’uomo non può e non deve dimenticare. E sabato 9 novembre 2019 ne ricorre una in particolare, perché ci ricorda che in Germania, esattamente 30 anni fa, accadeva qualcosa che avrebbe cambiato la vita di tutti noi, così come il suo apparire l’aveva già stravolta a molti, anzi moltissimi. Restrizione, dolore e morte venivano abbattuti da semplicissime picconate contro un muro, il Muro, quello che aveva diviso Berlino in due blocchi atomici e che sarebbe diventato simbolo della divisione ideologica, della soppressione dei diritti umani durante la Guerra Fredda.
Quel fatidico crollo, che effettivamente segnò la fine di un sistema perverso che prima o poi era destinato a implodere, quello stesso crollo fece le veci del destino che, ineluttabile, pose fine a tutto quel dispotismo politico, quell’annientamento della creatività economica e all’immiserimento sociale. La “cortina di ferro” non sarebbe mai più esistita, contrariamente agli altri “cento anni di Muro” che aveva vanamente presagito il precedente gennaio il leader della DDR (Deutsche Demokratische Republik) Erich Honecker.
Libertà, dopo 28 anni di sofferenza. Ma quali furono le cause che portarono a tutto ciò? Anche questo è storia e bisogna ritornare a quando, con la fine della seconda guerra mondiale, nel 1945 la Germania venne divisa in quattro zone di occupazione alleata. La Germania dell’Est andò in mano all’Unione Sovietica, mentre la parte occidentale agli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Nonostante Berlino si trovasse interamente all’interno della parte sovietica del Paese, la città venne suddivisa anch’essa in quattro settori. I russi erano però determinati a scacciare gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia da Berlino e, a tale scopo, nel 1948 bloccarono gli accessi a Berlino Ovest nel tentativo di far morire di fame la città. Tuttavia gli Stati Uniti e suoi alleati non si piegarono e resistettero sganciando forniture di cibo e carburante per via aerea. Questa azione divenne nota come “ponte aereo per Berlino”. Dal 1945 al 1961, però, ma mano che le differenze diventavano più evidenti, dal 15 al 20% della popolazione tedesca orientale passò ad Ovest, caratterizzato da una fiorente economia, dimostrazione di capitalismo. Questo portò inevitabilmente all’innalzamento del Muro, avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, poche ore in cui soldati della Germania orientale, la polizia e gli operai edili volontari posarono il filo spinato e blocchi di cemento per centinaia di chilometri.
Queste le parole del presidente Kennedy nel discorso del 1963 in cui evidenziava, in maniera retorica, ma al contempo più che logica, il carattere fallimentare della “cortina di ferro”. “Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista. Che vengano a Berlino! Ce ne sono alcune che dicono che il comunismo è l’onda del progresso. Che vengano a Berlino! La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri, per impedir loro di lasciarci”. Famiglie vennero divise, luoghi divennero sconosciuti: un incubo da cui Berlino si sarebbe svegliata solo ventotto anni dopo. Abbracci, gioia, bandiere tedesche sventolate al vento, nell’aria solo una cosa: la liberazione. Giovani, moltissimi giovani erano presenti, e videro per la prima volta strade e piazze di cui avevano solo sentito parlare dagli anziani. Una folla entusiasta di cittadini dell’Est correva in braccio alle famiglie che si trovavano ad ovest, dalle quali erano stati costretti a separarsi per decenni. E poi le prime copie di un tabloid che annunciava solenne: “Berlino è di nuovo Berlino”.
In Italia il Parlamento, con la legge n.61 del 15 aprile 2005, ha dichiarato il 9 novembre “Giorno della libertà”, rendendo ricorrenza annuale quel 9 novembre 1989, data dell’abbattimento del Muro di Berlino. Fa riflettere però che, a trent’anni dalla distruzione del “muro” per antonomasia, ancora muri, barriere, focolai di guerra e povertà esistono nel mondo e nuovi ponti devono essere ancora costruiti…
Martina Crisicelli
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.