Amianto: il killer silenzioso non cessa di mietere vittime
Amianto: “Il lavoro nobilita l’uomo”, si dice abbia affermato Charles Darwin, intendendo con questa proverbialmente espressione che, grazie alle sue attività, l’uomo si nobilita, ovvero diventa migliore, eleva la sua dignità purché tale lavoro sia adeguato. E allora, ci chiediamo: perché ancora oggi molti lavoratori lottano per il miglioramento della loro condizione e il riconoscimento dei loro diritti, senza che spesso le loro voci vengono ascoltate? La risposta è che molti lavori talvolta travalicano i limiti e le possibilità umane, diventando pericolosamente nocivi, ledendo alcuni dei diritti fondamentali.
Uno di questi è il diritto alla salute, alla libertà di poter andare al lavoro con la sicurezza che nulla possa nuocere alla sanità del lavoratore stesso, con la certezza di non poter essere soggetto, a causa del tipo di mansione svolta, ad alcuna malattia che possa persino rivelarsi mortale. Tutto questo, invece, non è garantito a molti e tra questi, soprattutto, a coloro che sono deceduti, che si sono ammalati o che sono tutt’ora a rischio di malattie da contatto con l’amianto, sostanza altamente nociva ma subdola, un vero e proprio “killer silenzioso”.
L’amianto, o asbesto, infatti, è un minerale naturale costituito da numerose fibre che si ottiene al seguito di un’attività di estrazione e che è diventato famoso per la sua caratteristica di essere particolarmente resistente al calore. Un altro nome per cui è conosciuto è l’“eternit”, il cemento-amianto, un composto tra i due materiali ritenuto notevolmente resistente e per questo chiamato “eterno”. Entrambi i materiali sono stati largamente utilizzati per le costruzioni in tutto il mondo sin dal 1800, ma dopo il 1900 hanno avuto un picco d’aumento arrestatosi solo verso gli anni ‘80, quando le proteste da parte dei lavoratori per il riconoscimento dei danni provocati dal contatto con tali sostanze si sono fatte sentire maggiormente.
E pensare che fino agli anni ‘60 l’amianto veniva utilizzato persino per la produzione di medicinali a scopo curativo! La sua tossicità è dovuta invece alla liberazione di microfibre facilmente inalabili, che si dividono in senso longitudinale anziché trasversale e che provocano diverse patologie, chiamate “asbesto-correlate”: asbestosi polmonare, impossibilità perciò di respirare; tumore ai polmoni; tumore da amianto della laringe; tumore alle ovaie; mesotelioma, ovvero il tumore alle cellule del mesotelio, e placche pleuriche, ovvero lesioni alla membrana ricoprente i polmoni. In Italia, con l’impiego dell’amianto nel campo delle costruzioni, queste malattie si sono rivelate sempre più frequenti tra i lavoratori di fabbriche che, appunto, entravano in contatto con il materiale tossico e, dopo varie ricerche e la conferma della sua pericolosità, è stata vietata l’estrazione, importazione, commercializzazione e produzione dello stesso nonché di tutti i prodotti che lo contengono sin dal 28 aprile 1994, data in cui oggi si celebra la “Giornata mondiale per le vittime da amianto”.
L’Italia, purtroppo, registra dati spaventosi al riguardo e il “libro bianco delle morti da amianto” conta migliaia e migliaia di vittime, spesso non riconosciute ufficialmente per evitare i risarcimenti e le indennità, persino donne che sono entrate in contatto con la sostanza perché depositata sulle tute da lavoro dei mariti. In generale, non solo tra i lavoratori, si parla attualmente di circa 6000 vittime per patologie legate all’amianto all’anno e oltre 100mila a livello mondiale: numeri enormi, così come lo sono quelli delle aree ancora a rischio, in cui l’amianto non viene smaltito come dovrebbe, e che sarebbero circa 96mila, di cui il 70% situati al nord della nostra penisola. E cosa possiamo fare noi, se non aspettare che la situazione cambi e tenere alta la guardia? I lavori di bonifica sono continuamente in corso e comunque rimangono sempre tracce del minerale killer, soprattutto in capannoni industriali e luoghi di lavoro che rendono rischioso l’esercizio dello stesso e ledono alla salute di chi semplicemente svolge il proprio ruolo sociale.
È oggi compito dei proprietari di immobili, Stato o privati, effettuare la manutenzione di fabbricazioni in amianto per la salvaguardia della salute di tutti, anche se non è facile perché con gli anni i manufatti si sbriciolano e diventano ancora più pericolosi. D’altronde vi sono molti altri materiali a lunga durata, non quanto l’amianto ma comunque resistenti, come il fibrocemento ecologico, realizzato ed utilizzato dopo il divieto dell’amianto. Quindi un’alternativa c’è, se ci si impegna a realizzarla. L’Unione Europea del resto ha approvato una risoluzione che prevede un’Europa senza amianto entro il 2028 e non ci resta allora che aspettare e sperare, e cercare per quanto poco possibile di contribuire alla causa. Uniamoci soprattutto nel far sentire la voce di chi non è stato ascoltato, di chi ha pagato con la vita e la salute il suo diritto al lavoro, ridiamo dignità a chi, lavorando per noi, ha rischiato e rischia la propria vita. Impegniamoci a cancellare questo problema e miglioreremo la qualità della nostra vita nel rispetto dell’ambiente e della nostra salute.
Rita Chiara Scarpaci
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.