Dallo Statuto Albertino alla Costituzione Italiana: percorso verso la democrazia
Costituzione: il 4 marzo 1848 per la prima volta in Italia, o quello che sarebbe presto diventata, veniva emanata una carta costituzionale “octroyée”, ovvero concessa dal re. Era lo “Statuto Albertino”, dal nome del sovrano di Sardegna Carlo Alberto (Emanuele Vittorio Maria Clemente Saverio di Savoia-Carignano) che l’adottò.
Si trattava di una costituzione breve, composta da appena 84 articoli, e molto flessibile, facilmente modificabile con una semplice legge ordinaria, nonostante nell’introduzione venisse definita “Legge fondamentale, perpetua ed irrevocabile”. Differentemente da altre carte costituzionali emanate nello stesso periodo – tra cui lo Statuto del Granducato di Toscana, la Costituzione del Regno delle Due Sicilie, quella del Regno di Napoli o dello Stato della Chiesa – lo Statuto Albertino riuscì però a rimanere in vigore per molti anni, addirittura un secolo, divenendo l’unica Costituzione “concessa” a essere sopravvissuta ai moti rivoluzionari, proprio per il suo essere così soggetta alle modifiche e non risultare inadatta in base alle esigenze e ai cambiamenti nel corso dei decenni.
Con l’unificazione dell’Italia poi si espanse e da Statuto unicamente per il regno sardo-piemontese divenne la legge fondamentale del neonato Regno. A causa della sua flessibilità, però, permise spesso la dichiarazione dello “stato d’assedio” e facilitò l’affermarsi del fascismo che, con le leggi “speciali” adottate nel 1925, la modificò notevolmente in molte sue parti ma non la abolì mai. Alla fine del secondo conflitto mondiale, nel periodo post-bellico, l’Italia avvertì comunque la necessità di una nuova Costituzione, più adatta al periodo e alle idee di riforma, e sicuramente più rigida per scongiurare nuove dittature. Lo Statuto Albertino venne così messo da parte e divenne il predecessore della Costituzione Italiana, che prese il suo posto nel 1948 ed è attualmente in vigore.
La nostra Costituzione è la legge fondamentale dello Stato ed è divisa in due parti, la prima riguardante diritti e doveri dei cittadini e la seconda l’Ordinamento della Repubblica. È introdotta dai Principi Fondamentali e si conclude con le disposizioni transitorie e finali, per un totale di 139 articoli. Possiamo già scorgere la prima differenza tra questa e la carta costituzionale precedente, in quanto lo Statuto Albertino, come già detto, conteneva meno di 100 articoli ed era perciò molto più breve, anche nella loro formulazione. Continuando a mettere a confronto le due Costituzioni possiamo individuare altre differenze, tra cui il fatto che la Costituzione italiana è molto rigida e modificabile solamente attraverso un lungo procedimento che prevede la revisione e la votazione dei progetti di legge non una ma ben due volte da ciascuna Camera, in maniera alternata, a differenza dello Statuto Albertino che, come già precisato, poteva essere modificato facilmente. Quest’ultimo era inoltre di tipo monarchico e “concesso”, mentre l’attuale costituzione sancisce una Repubblica che è democratica, basata sugli ideali di libertà, in cui il potere è in mano del popolo, ed è anche definita “votata”, in quanto messa a votazione dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, e “compromissoria”, essendo il risultato di una collaborazione fra tutte le forze politiche del Comitato di Liberazione Nazionale. Lo Statuto Albertino riconosceva, inoltre, la Religione Cattolica Apostolica e Romana “religione di Stato”, pur rimanendo tollerante nei confronti del culto dei valdesi ed estendendo settimane dopo la stessa tolleranza anche nei confronti della comunità ebraica; invece la Costituzione Italiana sancisce la laicità dello Stato, accettando perciò qualsiasi religione. Diversi sono anche i metodi di votazione, in quanto lo statuto Albertino aveva un suffragio censitario, ammetteva perciò solo i più ricchi, a differenza della nostra Costituzione, che prevede il suffragio universale ai maggiori di 18 anni. Sempre a suffragio censitario era eletta la Camera dei deputati, assieme ad un senato del re, mentre adesso è il popolo a scegliere la Camera dei deputati ed il Senato. Sempre rimanendo in tema politico, i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario appartenevano al re, a differenza della nostra Costituzione, che li affida rispettivamente al Parlamento, al Governo e ai giudici. Sia Senato che Camera dei deputati vengono attualmente eletti ogni 5 anni, mentre lo Statuto Albertino prevedeva la nomina a vita nel primo caso e l’elezione ogni 6 anni nel secondo. Infine, se negli articoli riguardanti la libertà individuale e di stampa delle due costituzioni sembrerebbero presenti delle somiglianze, lo Statuto Albertino considerava la possibilità dell’annullamento di esse in base a ipotetiche leggi già presenti o che si sarebbero potute aggiungere, mentre l’attuale Costituzione lo vieta.
Terminate le differenze, passiamo dunque alle somiglianze. Sono varie le caratteristiche comuni che possiamo scorgere, come il fatto che entrambe sono state scritte e pubblicate su un testo legislativo o che entrambe devono avere un sistema parlamentale bicamerale, formato da un Senato e da una Camera dei Deputati. Le sedute del Parlamento devono essere pubbliche ma vi è la possibilità di eccezioni ed inoltre le deliberazioni delle Camere non sono valide se è assente la maggioranza dei componenti. Il capo di Stato, nonostante con la prima costituzione assumesse la carica per via ereditaria e nella seconda attraverso un’elezione, in entrambi i casi esercita il comando delle Forza Armate e il potere di dichiarare lo “stato di guerra”. Per entrambe le carte costituzionali “tutti i cittadini sono eguali dinnanzi alla legge e possono assumere cariche civili o militari senza alcuna distinzione”. In entrambe sono presenti delle disposizioni transitorie, cui compito è agevolare l’entrata in vigore del documento ed entrambe riconoscono l’inviolabilità del domicilio.
Di sicuro lo Statuto Albertino ha influito molto nella storia della nostra Italia e anche sulla nostra Costituzione. Tuttavia, al di là delle analogie e delle differenze, una cosa rimane essenziale: la Costituzione è la “carta” che, oggi come 70 anni fa, ci garantisce libertà e dignità come uomini e come cittadini, e noi che godiamo del diritto di averla, abbiamo anche il dovere di rispettarla.
Rita Chiara Scarpaci
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.