venerdì, Novembre 22, 2024
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Birra con vino, matrimonio possibile? sembra di si!

Birra con vino: è mai possibile? Se chiedessimo qual è uno degli ingredienti più ricorrenti nella birra artigianale italiana degli ultimi anni la risposta stupirebbe molti. Non si tratta né di una spezia né di un’erba spontanea, ma dell’uva!

Dal 2015, infatti, il numero di artigiani che hanno prodotto birre utilizzando l’uva è esploso. A certificare la tendenza è arrivato il BJCP (Beer Judge Certification Programm), l’organizzazione internazionale che stabilisce quali sono le tipologie birrarie e i loro attributi, riconoscendo le Italian grape ale come il primo stile italiano, tutt’ora l’unico.

Birra con vino, matrimonio possibile? sembra di si!

A definirlo è la presenza di uva utilizzata sotto forma di frutta fresca o secca, di mosto fiore, cotto, concentrato, usato come se fosse una spezia o come lo starter per la fermentazione.

Se l’utilizzo dell’uva nella birra può sembrare qualcosa di molto strano o la mossa di chi non sa più cosa inventare per stupire, non è così e sappiate che l’unione di cereali e grappoli per produrre bevande alcoliche ha radici lontane. Nel 1957 il Penn Museum di Filadelfia era impegnato in alcuni scavi nella città di Gordio, antica capitale della Frigia, oggi Turchia, e al centro delle ricerche c’era la tomba di un re seppellito tra il 740 e il 700 a.C., le cui spoglie corrispondevano con buona probabilità al mitico Mida. Tra i reperti non vi erano arnesi trasformati in oro dal magico tocco del sovrano, ma 157 vasi di bronzo contenenti i resti di una bevanda, questa sì dorata, che gli studi dell’archeologo biomolecolare Patrick McGovern mostrarono essere il risultato della fermentazione di orzo, uva e miele.

Birra con vino, matrimonio possibile? sembra di si!

Ingredienti uniti in un unico intruglio che il corso della storia avrebbe poi separato e trasformato in prodotti, nel caso di birra e vino, simbolo di culture e modi di vivere alternativi e distanti.

Non preoccupandosi troppo di questa contrapposizione, nell’ottobre del 2006 Nicola Perra decise di commercializzare, per la prima volta in Italia, una birra che tornava a fondere uva e cereali. L’ispirazione non gli venne dal re Mida, ma dalla vigna di fronte a casa, nel comune sardo di Maracalagonis.

Birra con vino, matrimonio possibile? sembra di si!

Ecco pertanto l’inizio di un nuovo fenomeno: birrai che scelgono i vitigni da utilizzare con estrema attenzione optando innanzitutto per quelli più significativi per il luogo in cui sorge la loro struttura che hanno portato al meritato riconoscimento della categoria Iga, “Italian Grape Ale” col capitolo “Italian styles”.

Le Iga sono l’ultima frontiera della creatività del Paese e la variegata ricchezza dell’agroalimentare italiano, rappresentata da uno dei suoi prodotti più apprezzati, il vino.

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