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Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969 – 20 luglio 2019

“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna? 

Giacomo Leopardi

Un piccolo passo per l’uomo e un grande balzo per l’umanità

Neil Armostrong

Che si voglia dare più peso al fascino poetico che la Luna ha sempre avuto sull’immaginario collettivo o si preferisca dare maggiore validità al risvolto scientifico dello sbarco dell’uomo sulla Luna, certo è che l’evento avvenuto 50 anni fa, il 20 luglio del 1969, ha cambiato per sempre la percezione che l’uomo aveva di sé stesso. 

L’avventura nello spazio che tenne il mondo a bocca aperta e con il fiato sospeso, anche in Italia, con la famosa telecronaca-racconto” di Tito Stagno, è arrivata al suo cinquantesimo anniversario fra cerimonie e celebrazioni.

Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969 – 20 luglio 2019

La durata complessiva della missione dell’Apollo 11, lanciata il 16 luglio 1969 dalla NASA, fu di 8 giorni, 3 ore, 18 minuti e 35 secondi. Il calcolo è effettuato partendo dal decollo del vettore Saturn V dal centro spaziale intitolato a John F. Kennedy, sulla costa orientale della Florida (16 luglio alle 12:32), e terminando con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico, avvenuto il 24 luglio alle 16:50:35.

Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969 – 20 luglio 2019
L’equipaggio dell’Apollo 11. Da sinistra: Neil A. Armstrong, Michael Collins, Edwin E. “Buzz” Aldrin, Jr

La distanza Terra-Luna percorsa fu di 348.400 chilometri, in andata e poi in ritorno: come fare per un totale di diciannove volte il giro della Terra in corrispondenza dell’equatore. L’equipaggio era composto da tre persone: Michael Collins, Neil Armstrong ed Edwin Eugene Aldrin; l’attività svolta al di fuori del modulo Eagle durò 2 ore, 31 minuti e 40 secondi e, terminata l’esplorazione, gli astronauta portarono con loro 21,55 chilogrammi di campioni lunari.

Ancora oggi, per molti, si tratta di dati impressionanti e incomprensibili ma sicuramente riconducibili al fascino che il satellite più amato del sistema solare esercita sugli uomini.

Il 20 luglio 1969 ha rappresentato in primis una grande impresa scientifica resa possibile da una impresa tecnologica ancora più grande. Ma il significato di quella data va oltre, ed è politico. Dal 21 luglio 1969 fu, infatti, stabilito il primato spaziale degli Stati Uniti sull’Unione Sovietica, che fino a quel giorno era stata in serrata competizione e che inizialmente era partita in netto vantaggio, come dimostrò con il lancio del primo satellite artificiale della Terra (Sputnik, 4 ottobre 1957). Dopo il primo sbarco americano, l’Unione Sovietica rinunciò alla corsa alla Luna. Tra gli effetti collaterali ci fu una svolta nella “guerra fredda” tra le due superpotenze.

Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969 – 20 luglio 2019

Negli Anni ‘70 dal punto di vista propagandistico per entrambe le superpotenze diventò preferibile mostrare al mondo non tanto una rivalità spaziale ma piuttosto una cooperazione e specializzazione nella ricerca. La cooperazione si tradusse nella missione congiunta Apollo-Sojuz del 17 luglio 1975. Lo spazio divenne così il primo teatro del dialogo USA-URSS e la premessa dei successivi trattati per il parziale disarmo nucleare.

Ancora, la comunicazione scientifica di oggi è in qualche modo figlia della diretta televisiva dell’allunaggio, infatti la nascita e lo sviluppo dell’astronautica portarono alla ribalta una nuova generazione di giornalisti scientifici, tra questi anche Piero Angela, e un modello di “big science” che prima non esisteva. Ne derivò una comunicazione scientifica ampia e spettacolarizzata, ma capace di suggerire al pubblico popolare una immagine della scienza eroica e affascinante.

Con lo sbarco sulla Luna l’uomo usciva per la prima volta dal proprio pianeta. Un evento epocale dal forte impatto mediatico ed emotivo non eguagliabile da altri possibili e annunciati sbarchi su Marte o altri pianeti, perché nel frattempo sono mutate tutte le condizioni al contorno.

Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969 – 20 luglio 2019

Ciò che ha reso unico lo sbarco dell’uomo sulla Luna 50 anni fa è, sicuramente e ovviamente, l’aspetto umano. Si è trattato di una conquista, una impresa “acrobatica” eccezionale, eroica e meravigliosa, dai risvolti scientifici, politici e sociali di grande rilievo e dal notevole impatto emotivo.

A quasi cinquant’anni di distanza, l’eredità pratica è in migliaia di brevetti e applicazioni tecnologiche che fanno parte della vita quotidiana. Non c’è quasi nulla, dalle fotocamere ai cellulari, dai nuovi materiali alle telecomunicazioni, dalla sensoristica alle tecnologie mediche avanzate, dall’informatica a Internet fino alle energie alternative, che non affondi le radici in ricerche sviluppate originariamente per finalità spaziali.

L’eredità ideale consiste nella consapevolezza che l’uomo è in grado di affrontare sfide straordinarie.

E poi c’è l’eredità ecologica: fu con la visione della Terra dallo spazio, una sfera azzurra sospesa nel buio, che l’umanità acquistò la consapevolezza della fragilità ambientale del pianeta sul quale siamo nati.

Rivolgendo lo sguardo all’insù nelle notti stellate a osservare il quarto di Luna o la Luna piena o tutte le sue fasi, non si può però non avvertirne il fascino poetico e guardare la Luna cogli occhi romantici del sognatore, pronto, chissà, a nuove sfide o a lasciarsi trasportare o trasportarsi verso semplici carezze dell’anime!

Franca Genovese

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