Il voto, non sprechiamo questo diritto inviolabile conquistato a fatica
Il voto è un diritto e un dovere civico di ogni cittadino, uomo o donna che sia, con età superiore ai 18 anni. Rappresenta uno dei diritti fondamentali della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, tale conquista è passata attraverso varie fasi e per arrivare al suffragio universale ci sono voluti molti anni.
Nell’’800, infatti, non tutti potevano votare: bisognava avere 25 anni, un reddito annuo di almeno 40 £, saper leggere e scrivere ed infine bisognava essere di sesso maschile. Successivamente l’età scese a 21 anni, poiché ci si rese conto che i cittadini votanti che avevano cioè tali requisiti erano troppo pochi. Nel 1900, poi, ci fu una vera e propria rivoluzione, poichè da quel momento in poi non fu più necessario dimostrare di avere un reddito, ma la cosa importante rimaneva saper leggere e scrivere ed era obbligatorio partecipare a un corso di istruzione o aver preso parte all’Esercito, alla Marina o altri corpi armati. Il suffragio universale si raggiunse però solo dopo la seconda guerra mondiale, quando nel giugno del 1946 il diritto di voto fu esteso, finalmente, anche alle donne. Tutti i cittadini con età superiore ai 18 anni potevano ora votare liberamente e in segreto.
Ma perché votare è un dovere civico? Già, non dimentichiamolo, che oltre ad essere un diritto inviolabile votare è infatti un DOVERE, che non possiamo non esercitare. I nostri predecessori hanno lottato per conquistare l’ingresso alle urne e non si sarebbero mai sognati di non partecipare alle votazioni. Il voto è l’arma più potente che abbiamo per poter far sentire la nostra voce ed è infatti dentro la cabina elettorale che avviene il cambiamento, esprimendo le nostre scelte, mettendo al primo posto l’interesse generale del paese. Votare significa assumersi le proprie responsabilità, prerogativa e dovere di ogni cittadino che partecipa alla vita civile e sociale del proprio paese, senza dunque delegare ad altri le proprie scelte.
Nonostante questa sia una delle maggiori conquiste ottenute, però, il numero dei non partecipanti al voto continua a crescere in Italia, dove non è obbligatorio andare a votare e ogni persona può scegliere se esercitare o meno il proprio diritto/dovere. La causa principale per cui l’astensionismo è in crescita è sicuramente la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e dei partiti, che ormai presentano forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e dei vari partiti, quindi andare a votare non cambierebbe molto la situazione di partenza. I partiti si trovano inoltre in crisi e non riescono a portare alle urne gli elettori. La sfiducia nei confronti delle istituzioni iniziò comunque quando scoppiò uno scandalo, denominato Tangentopoli, che rivelava un sistema fraudolento che coinvolgeva la politica e l’imprenditoria. L’impatto mediatico fu talmente alto che decretò la fine della così detta “Prima Repubblica”, ma l’indignazione dell’opinione pubblica rimane ancora oggi.
Credo sia legittimo decidere di andare o non andare a votare, ma l’importante è che quando non si partecipa alla vita politica del proprio paese ci si astenga poi dal lamentarsi dell’eletto, evitando, quantomeno, di risultare incoerente. Mentre io, dal mio canto, mi ritrovo tra persone che pensano che con una matita si possa cambiare la sorte del paese. Spero di poter continuare a crederlo…
Giada De Pasquale
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.