Maria Stuart: Una regina dalla vita tragica e turbolenta
Maria Stuart una regina dalla vita tragica e turbolenta. Il 24 marzo 1603 morì una delle più importanti regine che la storia dell’Inghilterra abbia mai conosciuto: il suo nome è Elisabetta I Tudor, nata settant’anni prima dal re Enrico VIII e la moglie Anna Bolena, di religione protestante. Fu una grande sovrana per il suo paese e segnò un’epoca, quella a cavallo tra il XVI e XVII secolo che da lei prese il nome di “età elisabettiana”, sconfisse il paese più forte d’Europa, la Spagna di Filippo II, e lanciò l’Inghilterra sui mari di tutto il mondo dandole il predominio economico. Nonostante ciò dovette però tenere testa, per quasi vent’anni dei suoi quarantacinque di regno, ad una rivale molto agguerrita: la regina cattolica di Scozia, nonché sua cugina, che tramò sempre contro di lei per aggiudicarsi la sua corona. Il suo nome è Mary Stuart o Stewart, più nota con la versione italianizzata “Maria Stuarda”.
Maria nacque l’8 dicembre del 1542 a Linlithgow e divenne regina solamente a sei giorni dalla nascita, il 14 dicembre 1542, con l’incoronazione avvenuta successivamente a soli nove mesi di vita. Fu presto destinata, secondo quanto stabilito nel secondo dei due trattati di Greenwich, ad un matrimonio forzato con Edoardo, figlio di Enrico VIII Tudor, ma dopo essere rimasta nascosta nel castello di Sterling per volere della madre, contraria alle nozze, a soli cinque anni venne portata in Francia e cresciuta alla corte di re Enrico II poiché promessa al figlio di questi. Crebbe alta e snella, straordinariamente bella. Maria aveva i capelli rosso-oro, gli occhi dello stesso colore dell’ambra e possedeva inoltre dei gusti davvero raffinati; era anche molto colta e parlava fluentemente molte lingue, conosceva il latino e scriveva persino poesie. Presto la giovane regina assunse quasi l’immagine ideale della principessa del Rinascimento. Nel 1558 un nuovo trattato la unì al re francese Francesco II e, per via del matrimonio con lui, prese anche il titolo di Regina consorte di Francia. Visse per lungo tempo in quel territorio, fino alla morte del coniuge il 5 dicembre 1560, quando tornò in Scozia.
Lì trovò grandi ostacoli, tra i quali la religione ufficiale, ormai riformata al protestantesimo, e l’arrivo imminente dei calvinisti. Riuscì per breve tempo a controllare la situazione, anche grazie all’aiuto del fratellastro Giacomo Stuart, ma in quel periodo si lasciò trasportare dall’amore, sposando a distanza di poco tempo due uomini, entrambi non adatti a lei. Nel 1565 affidò infatti il suo cuore nelle mani del giovane Enrico Darnley, della casata degli Stuart, un uomo ambizioso e feroce, ma al contempo non molto forte. Furono in molti a contrastare questa scelta, anche il fratellastro di Maria, che addirittura si ribellò a lei con l’aiuto di alcuni nobili. Lo stesso Enrico cercò perfino di causare, invano, l’aborto del figlio che Maria aspettava da lui e che poi diede alla luce il 19 giugno 1566: Giacomo VI. Due anni dopo, lasciato Darnley, Maria si innamorò di James Hepburn, conte di Bothwell, uomo geloso e violento che uccise il primo marito di Maria, forse anche assieme a lei. Anche questa relazione durò solo pochi anni, poiché Bothwell fu condannato all’esilio e alla prigionia e lei venne portata nell’isola di Loch Leven, dove fu deposta in favore del figlio. Riuscita a scappare, si rifugiò in Inghilterra e lì chiese aiuto alla cugina Elisabetta Tudor. Questa, invece, la destinò allo stesso castigo che da giovane aveva subito lei, rinchiudendola per diciannove anni nella Torre di Londra e lasciando il fratello di Maria, Moray, come reggente di Scozia. Nel periodo di prigionia la malattia della donna peggiorò maggiormente e la sua bellezza cominciò a sfiorire. Nonostante ciò ella rappresentò sempre, per i cattolici e per coloro che consideravano Elisabetta illegittima e quindi non meritevole del trono, un punto di riferimento. Anche se rinchiusa, Maria riuscì quindi a far circolare delle lettere in cui assecondava le rivolte contro la regina, anche se nessuna di queste andò mai a buon fine. Una delle più note è quella avviata nel 1586 dal nobile inglese Babington, da cui prende il nome la congiura a cui Maria acconsentì attraverso un messaggio in codice. Il corriere, astuto, non indugiò a consegnare le lettere a Lord Walsingham, ministro di Elisabetta. Una volta venuta a conoscenza dell’accaduto e dopo aver fatto decifrare ciò che vi era scritto, Elisabetta andò su tutte le furie. Non esitò quindi ad ordinare di far arrestare Babington e i suoi complici e di sottoporre Maria Stuarda ad un processo, nel castello di Fotheringhay, sotto accusa di alto tradimento. La regina, ormai stanca e consapevole della forte minaccia che rappresentava la cugina, forse un po’ dubitante, con l’aiuto o inganno dei suoi consiglieri, decise di compiere perciò un atto brutale, che provocò di certo molto scalpore: condannò alla decapitazione Maria Stuarda. Per la prima volta nella storia una regina protestante faceva uccidere una regina cattolica, regnante e per di più sua cugina. L’8 febbraio 1587, pertanto, a soli 44 anni, la ormai non più regina scozzese si recò a Fotheringhay, vestita di seta rossa sotto il soprabito nero, pronta a morire. Per quanto si sa quanto avvenne fu molto crudele, poiché occorsero al boia ben due colpi di scure per poter tagliare definitivamente la testa alla condannata. Inoltre la leggenda narra che Maria Stuart amasse molto i cani e da avere con il suo un legame talmente forte da portarlo addirittura con sé anche nel periodo della segregazione. Non solo. Girò anche voce che fosse riuscita a farsi accompagnare da lui al patibolo, nascondendolo tra le sue lunghe vesti, forse per sentirsi meno sola nell’ultimo istante della sua complicata vita, o forse si pensa che possa essere stato il cane stesso a nascondersi lì pur di starle accanto. Una volta morta, il boia, avvicinandosi al corpo esanime, notò qualcosa muoversi nel vestito e presto ne vide uscire un cagnolino di razza Skye Terrier. Non voleva essere toccato da nessuno, né essere accarezzato o pulito del sangue versato dalla sua amata padrona; non volle neanche mangiare e morì d’inedia pochi giorni dopo Maria. Sicuramente le stette accanto più di quanto non fece lo stesso figlio Giacomo, che bramava anch’egli il titolo di re d’Inghilterra oltre quello di Scozia. Alla morte di Elisabetta, che per scelta non si era sposata e non aveva avuto figli, Giacomo VI salirà infatti al trono agognato, ma dovranno passare ancora molti anni dalla morte della madre. Subito la richiesta di sepoltura in Francia venne rifiutata, così il corpo di Maria Stuarda venne imbalsamato e solo sotto volere del nuovo re Giacomo sarà posto nell’Abbazia di Westminster, in un monumento collocato proprio di fronte a quello di Elisabetta, quasi a fronteggiarsi per sempre.
Al di là delle varie versioni di diabolica maliarda o martire che sono state tramandate su di lei da parte protestante o cattolica, Maria Stuart fu di certo una figura emblematica, misteriosa e romantica della sua epoca, capace di tener testa per molto tempo e con vari intrighi alla rivale Elisabetta. Forse il suo carattere spesso impulsivo, ereditato dal padre, in contrasto con quello calmo e ragionevole della cugina, non le fu d’aiuto, anzi la portò alla rovina. Su di lei sono stati realizzati film e romanzi, opere teatrali e liriche, che spesso girano tuttavia intorno ad un avvenimento mai accaduto realmente: l’incontro fisico tra le due donne. Anche se non si incontrarono mai, ciò non toglie però che Elisabetta e Maria Stuart realizzarono “una battaglia tutta al femminile”, fatta di astuzie e complotti, in anni dominati dalla forza brutale degli uomini. E sono passate per questo alla storia.
Rita Chiara Scarpaci Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.