Amicizia e fratellanza nel film “Il cacciatore di aquiloni”
In un mondo così bello, pieno di sfaccettature, dove la vita può rivelarsi talvolta complessa e piena di ostacoli, l’amicizia acquista un ruolo fondamentale nell’esistenza dell’uomo. Questo, ovviamente, solo se essa è vera e sentita in grado di resistere persino al tempo e alla distanza.
Spesso però anche il più bel rapporto d’amicizia, che difficilmente potrebbe rompersi, può affrontare, per un motivo o per un altro, delle difficoltà. Questo è quello che sicuramente sa bene il protagonista della nostra storia, Amir, costretto a portarsi, anche da adulto, il peso di un errore commesso da piccolo nei confronti del fidato amico Hassan, da sempre al suo fianco, al suo servizio in casa sua con il padre.
Solo una volta cresciuto, quando già sposato e divenuto uno scrittore in California, capirà che “esiste un modo per tornare a essere buoni” e che questo, per quanto implichi molti rischi, tra cui quello di tornare nella terra natale, Kabul in Afghanistan, luogo ormai devastato dalla guerra e in mano ai Talebani, lo aiuterà a sentirsi meno in colpa. Con una trama interessante e straordinaria, ricca di spunti di riflessione, con qualche colpo di scena, la storia viene arricchita nel film, uscito nel 2008, con una strepitosa colonna sonora, vincitrice del premio “Satellite Award per la miglior colonna sonora originale” e da bellissime riprese dei paesaggi, sia di giorno che di notte, alternate a quelle più tristi di un Afghanistan desolato.
La storia gira intorno agli aquiloni, simbolo di libertà, che nel film si incontrano sin da subito, in quanto a Kabul è usanza tenere una gara di aquiloni. Ed è proprio in questo contesto che la storia prende una piega che segna una svolta importante poichè, come i due amici con il filo del proprio aquilone tagliano quello avversario, così un profondo rapporto d’amicizia è spezzato simbolicamente dal tagliente e sottile filo del silenzio di uno e della sofferenza dell’altro. Di sicuro una storia avvincente che, oltre a mostrare il valore dell’amicizia e della fratellanza, ci mostra anche un rapporto padre-figlio intenso e complesso e ci trascina in un viaggio attraverso la complessa cultura afghana. Per molti interessante e strappalacrime, per altri più idealista e buonista, il film suscita emozioni differenti. Forse contraddittorie, in quanto più che mostrare un protagonista pentito e di buon animo fa intravedere un uomo un po’ egoista e opportunista, uno che solo alla fine si riscatta.
Ma questa è, probabilmente, una questione di interpretazione del tutto soggettiva. Per quanto riguarda i miei pensieri, ho sicuramente apprezzato la trama e la realizzazione del film, l’interpretazione degli attori, le scenografie ed i paesaggi, ma in particolare mi ha colpito una frase: “per te un milione di volte”, sia per il suo significato, in quanto dimostra che per le persone a cui si tiene si farebbe di tutto, sia perché viene pronunciata due volte all’interno del film, all’inizio e alla fine del film, una volta dal piccolo Hassan e l’altra dall’ormai adulto Amir. Un altro concetto interessante e carico di potenziale emotivo è quello del pensiero del padre di Amir: “Il peccato più grande è rubare. Se uccidi un uomo, gli rubi la vita. Rubi alla moglie il diritto di avere un marito, e ai figli di avere un padre. Quando menti, rubi alla persona che ti ascolta il diritto della verità”. E sarà proprio lo scoprire di una menzogna, un furto del diritto alla verità da parte di Baba, padre di Amir, a far cambiare visuale al figlio. Sarà per questa novità che cambierà il suo modo di pensare e agire, e poi tutto finirà nel migliore dei modi e anche chi sembrava non poter avere un futuro felice ritroverà un sorriso sul suo volto. Non voglio aggiungere altro, altrimenti …, il resto lo scoprirete soltanto guardando “Il Cacciatore di aquiloni”, film del regista Marc Forster, tratto dall’omonimo libro di Khaled Hosseini.
Rita Chiara Scarpaci
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.