La Città della Scienza: struttura per la divulgazione scientifica
La Città della Scienza è una struttura multifunzionale, nata per promuovere appunto la divulgazione della scienza, e si trova nel quartiere Bagnoli di Napoli. Essa è composta da un museo scientifico interattivo, da un centro che si dedica all’avvio di nuove imprese e da un centro di formazione.
Il vecchio “Science Centre” è andato purtroppo distrutto il 4 marzo 2013 da un incendio doloso, ma nel frattempo viene ricostruito e le attività non si sono fermate.
Ma come nasce questa struttura? Dopo una fase di sperimentazione avviata nel 1987 con attività temporanee, da un’idea dello scienziato Vittorio Silvestrini nacque la prima edizione di “Futuro Remoto”, che si svolse alla Mostra d’Oltremare. A seguito del successo riscosso dall’iniziativa dal 1989 al 1992, fu quindi costituita la “Fondazione Idis”. Nell’operazione Silvestrini coinvolse Vincenzo Lipardi, socio della cooperativa editoriale CUEN, attiva nelle pubblicazioni per l’università.
La crisi industriale degli stabilimenti dell’Italsider di Bagnoli portarono Silvestrini e Lipardi a concepire la realizzazione di un polo nell’area di Bagnoli, favorendo la riconversione della zona. “Città della Scienza” è stata realizzata dalla stessa Fondazione grazie a un accordo di programma sottoscritto nel 1996 fra Ministero del Bilancio, Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Napoli e la Fondazione IDIS. Negli anni 1992-93 è stato elaborato il progetto della struttura e nel 1994 la Regione Campania e il Ministero della pubblica istruzione approvano il progetto definitivo per la cui implementazione viene acquisita la fabbrica del gruppo Federconsorzi e finanziano il primo lotto del progetto, inaugurato nel 1996. Nel 2001 viene inaugurato il “Science Centre” nella sua configurazione finale e nel 2003 il progetto è completo con l’apertura del “Centro Congressi”, del “Centro di Alta Formazione” e del “Business Innovation Centre”. Un ultimo lotto, che prevedeva la realizzazione di un museo interattivo del corpo umano e di un planetario di ultima generazione, il più grande d’Italia al momento della concezione, viene cantierato nel 2006 ma nel 2010 è bloccato dal generale blocco dei cantieri dell’area di Bagnoli. Il cantiere, riaperto nella metà del 2013, si completa con l’apertura al pubblico di “Corporea” e del Planetario nel 2016.
Il 4 marzo 2013 però, nel giorno di chiusura al pubblico, un vasto incendio doloso distrugge quattro dei sei capannoni della “Città della Scienza”, corrispondenti all’intero “Science centre”. Si salvano solo le strutture lato monte (il Centro Congressi e l’Incubatore) e, sul lato mare, il “Teatro Galilei 104” gestito dalla cooperativa “Le Nuvole”, il capannone del ristorante e l’edificio che ospita alcuni uffici. A seguito dell’incendio, migliaia di persone si riuniscono a Napoli in un flash mob il giorno 10 marzo e Carlo Rubbia lancia un comitato di sostegno per la ricostruzione di “Città della Scienza” al quale aderiscono intellettuali tra cui Claudio Abbado, Renzo Piano, David Gross e alcuni fisici del CERN.
Il rapper italiano Clementino ha girato il video del suo singolo ‘O vient nella zona incendiata. Unico indagato per l’incendio del 4 marzo 2013 è uno dei due custodi di turno la sera dell’incendio, condannato nel 2016 in primo grado a sei anni di reclusione ma successivamente assolto in appello nel 2018. Il 7 novembre 2013 il museo riapre in capannoni temporanei con la mostra “Futuro Remoto 2013”, avente come tema il cervello, e con una mostra su cuccioli ed embrioni dei dinosauri proveniente dall’Australia. Il 14 agosto 2014 il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris firmano un accordo di programma per la ricostruzione dello “Science Center” sullo stesso sito dell’edificio distrutto, pur arretrato di alcuni metri per consentire il ripristino della linea di costa all’interno dei nuovi progetti di riqualificazione dell’area ex Bagnoli Futura.
Quali sono le principali attività nel centro? “Corporea” è il primo museo interattivo d’Europa interamente dedicato al corpo umano; gli oltre 5 000 mq d’esposizione sono organizzati in tre piani ed in isole tematiche.
Il “Planetario 3D” è il planetario tecnologicamente più avanzato d’Italia e oltre ai documentari incentrati sullo Spazio e sull’astronomia, c’è spazio anche per altri viaggi scientifici. Vi è poi “Exhibit ‘Il mare'”, la mostra è incentrata sulla vita nei nostri mari, sugli ecosistemi e sul dissesto idrogeologico, che ospita acquari, installazioni multimediali ed interattive; trova spazio anche il tema della gestione delle risorse marine. “Insetti e Co.” è un percorso espositivo di oltre 200 mq costituito da sei isole tematiche: una silenziosa invasione, tutti insieme, l’arte dell’inganno, come siamo fatti?, ma gli insetti…si innamorano?, predatori in agguato.
“La nuova officina dei piccoli” è nell’area accessibile a bambini fino ai dieci anni, e vi sono ospitare le sezioni “io e gli altri”, “la materia”, “la natura”. All’officina dei piccoli è possibile interagire con Bit, la mascotte virtuale di Città della Scienza. Attualmente parte dei contenuti sono stati spostati per utilizzare lo spazio per mostre temporanee.
Vi sono poi i “Laboratori” attualmente attivi: La casa degli insetti, GNAM village, Fab Lab dei piccoli e Reporteen School.
Tra le esposizioni andate distrutte invece il Museo, che era accessibile tramite una serie di ingressi, ciascuno dei quali rappresentava una disciplina scientifica tra le quali, ad esempio, la biologia, l’astronomia e la fisica. I padiglioni espositivi si dividevano a seconda delle esperienze scientifiche proposte.
Perduta anche la “Palestra della scienza”, che aveva come tema principale la fisica classica. Attraverso questa sezione era possibile conoscere la dinamica di diversi fenomeni naturali quali: la scarica del fulmine, la percezione dei colori attraverso la luce, la forza di gravità, ecc. Era possibile, inoltre, conoscere in pochi e semplici passi l’evoluzione della specie umana e l’adattamento tra etnie diverse.
Perduto nell’incendio anche il “Planetario”, un odeon cinematografico dotato di uno schermo a cupola, capace di riprodurre il sistema stellare. La particolare inclinazione della platea permetteva all’osservatore supino di avere una visione totale dello spazio. Il computer, inoltre, a richiesta del pubblico, permetteva di localizzare qualsiasi stella conosciuta e di proiettarla sullo schermo.
Perduta infine anche l'”Officina dei piccoli”, divisa in sezioni a seconda dell’età, che permetteva ai bambini di apprendere la scienza giocando tramite il sistema interattivo, per esempio per scoprire il meccanismo dei “doppi fondi”, seguire il “movimento” delle onde sonore, capire come funzionano i periscopi e i caleidoscopi.
Scomparso nel rogo anche il padiglione di 1700 mq che permetteva di allestire esposizioni in particolari periodi dell’anno quali per esempio “Gnam” durante la stagione invernale, dedicata all’informazione nutrizionale e dietetica, o “Pompei” durante l’estate, allestita in modo da coinvolgere il visitatore negli eventi che seppellirono la città nell’eruzione del Vesuvio del ’79.
Insomma, la “Città della Scienza” è una struttura dalle molte attrattive che fa onore a Napoli. Ha sofferto molto per il rogo che l’ha colpita, ma grazie alla volontà di chi non voleva perdere un tale patrimonio di cultura scientifica, ha saputo rinascere nuovamente per continuare a offrire la scienza a 360° per grandi e piccoli.
Giada Fazio
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.