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Rita Atria: il coraggio di una “ragazza contro la mafia”

Rita Atria era nata nel 1974 nella città di Partanna, nella Valle del Belice.

La sua infanzia è stata segnata dalla morte del padre e del fratello maggiore Nicola, entrambi uccisi dalla mafia. Rita, ragazza testarda e decisa, rinnega però l’omertà e inizia a collaborare con la giustizia. In un primo momento i magistrati e i carabinieri sono diffidenti ma, dopo le prime vittorie, decidono di crederle e fanno il possibile per arrestare i padrini e i tanti spacciatori presenti a Partanna. Per queste lotte la ragazza riceve il nome di “ragazza contro la mafia”, cosa impensabile per l’epoca. Nonostante le minacce della mamma di non parlare, Rita continua a perseverare nel suo intento. Collabora soprattutto con il magistrato Paolo Borsellino, con il quale instaurò un rapporto paterno.

Rita Atria: il coraggio di una donna

Vedendola in pericolo in terra siciliana viene portata a Roma, dove c’è ad aspettarla la cognata Piera Aiello, che rappresentava il suo modello di militante per la legalità. Perciò, dalla sua casa in Via Pergole 24, va a vivere nella capitale, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 26 luglio 1992 alle ore 17:55, lanciandosi dal 7° piano pochi giorni dopo la morte di Paolo Borsellino nella strage di Via D’Amelio, dopo aver scritto sul muro “Il mio cuore senza di te non batte”. Ha lasciato, però, anche un diario, in cui racconta tutte le sue vittorie e le sue delusioni e descrive giorno per giorno il suo unico grande e sperato sogno: quello di costruire un mondo in cui la gente sia libera, libera dalla mafia.

Joao Pedro Flaccomio

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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