LA FAME NON HA PRESENTE NE’ FUTURO: SOLO PASSATO!
Questo lo “slogan” simbolo dell’appello di Papa Francesco nel discorso pronunciato, in spagnolo, al Consiglio dei Governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), nel quale egli ha esordito citando
“i bisogni e le necessità della moltitudine di nostri fratelli che soffrono nel mondo”, i quali “vivono situazioni precarie”, in bilico tra la vita e la morta, al centro di guerre che sembrano non avere mai una fine.
Cercare di offrire “soluzioni concrete e reali” per vincere “la battaglia contro la fame e la povertà”, per eliminare la miseria e sanare le lacune che affliggono molti popoli del mondo; partendo dal “protagonismo” dei popoli indigeni e da un “meticciato culturale” in cui non esistono popoli di prima e di seconda classe, dunque, dovrebbe essere l’obiettivo di ogni individuo capace, anche nel proprio piccolo e in relazione alle proprie possibilità, di prendere parte all’aiuto verso chi ne ha più bisogno.
Una battaglia che si combatte dall’alba dei tempi, quella contro la fame, la quale rappresenta un problema mondiale a cui non si è riusciti nel corso dei secoli a trovare una soluzione duratura ed efficacie e che colpisce i popoli più poveri e regrediti, dall’India all’Africa e a buona parte dell’America Latina, dove uomini, donne e, soprattutto bambini, sono costretti a uno stato di miseria e privazioni. Ai piccoli bimbi che riempiono questi luoghi, dunque, anche se senza colpa, tranne quella di essere nati nel paese sbagliato al momento sbagliato, è stata forse inflitta la pena peggiore e che, nonostante ciò, chiedono aiuto in silenzio, con gli occhi comunque colmi di speranza, quelli di chi cercherà per sempre una vita migliore, o almeno fino a quando il loro grido di disperazione non sarà udito e ascoltato.
Paesi nei quali, ad aggravare già la deplorevole condizione, non mancano i contesti di lavoro minorile, operai sfruttati nei campi e sottopagati, guerre civili continue, e multinazionali che basano il loro guadagno proprio su queste terribili circostanze.
“Queste realtà si prolungano nel tempo quando, dall’altra parte, la nostra società ha compiuto grandi progressi in tutti i campi del sapere”, la denuncia del Papa, secondo il quale “siamo di fronte ad una società che è capace di progredire nei suoi propositi di bene, e vincerà anche la battaglia contro la fame e la povertà, se solo lo vorrà seriamente”.
Ci si rivolge dunque a una comunità al giorno d’oggi disumana che è capace di risolvere problemi politici ristretti e guerre territoriali ma che non è ancora riuscita a mettere fine alla vera e propria pandemia di cui l’agente patogeno è proprio la fame che si insinua in quegli organismi deboli e già stroncati da altre difficoltà e ne fa il proprio serbatoio per la diffusione. Ribadisce inoltre il Papa che è “paradossale” che buona parte degli oltre 820 milioni di persone che soffrono la fame e la malnutrizione nel mondo vivano in zone rurali. Denunciando questo dato, Francesco ha esortato a promuovere tale tipo di sviluppo, che coincide con i primi due obiettivi dell’Agenda 2030 della comunità internazionale e che si spera di portare a termine in maniera esemplare ed efficacie. “Si tratta di fare in modo che ciascuna persona e ciascuna comunità possa dispiegare le sue proprie capacità in modo pieno, vivendo una vita umana degna di tale nome”.
Enora Mazzeo 4C/BS