La realtà ha molteplici sfaccettature
Alla vista di qualsiasi cosa che non rientri nei classici standard della normalità, c’è chi distoglie lo sguardo e chi invece si ostina a guardare per cercare di scovare un qualcosa di nascosto. C’è chi reagisce con espressioni sconcertate o addirittura disgustate e chi invece palesa un’attenzione che si trasforma in una indifferenza troppo ostentata.
Non si può rimanere impassibili di fronte a tutto ciò che non appare secondo i tipici canoni e questo lo sa bene Auggie, che convive con la particolarità del suo volto e che in alcune situazioni usa come scudo per difendersi da un mondo a volte attento e a volte distante. “Wonder” non vuole essere, e di fatto non è, un film di denuncia, ma al contrario una vicenda che guarda moralmente in positivo. Storia di bullismo, di accoglienza, di emozioni e di punti di vista, interpretata da volti noti del mondo del cinema come Julia Roberts e Owen Wilson. Si tratta di una vicenda che coglie nel segno, molto più di quanto si possa pensare inizialmente e che fa riflettere senza decadere nel buonismo convenzionale. Con un filo d’ironia vengono messe in risalto tematiche molto importanti quali l’amicizia, la compassione e soprattutto la gentilezza, in netto contrasto con gli atti odiosi e prepotenti di cui solamente un bullo può gravarsi. “Wonder” riesce perfettamente a farsi spazio tra i sentimenti, a farsi strada tra ciò che vuol esprimere con sincerità e spontanea volontà.
Un inno alla tolleranza, un messaggio contro il bullismo, un consiglio all’essere gentili. Celebre la frase tratta dal film: “Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile.” In questo la pellicola supera la manipolazione dei sentimenti aderendo benissimo al suo compito. Buono, anzi buonissimo, ma non assolutamente buonista, è chiaramente indirizzato ai più piccoli ma ha riflessi fondamentali in ogni fascia d’età. Il nucleo della storia narrata è certamente Auggie, come afferma la sorella Via: “la mia famiglia è un sistema solare in cui mio fratello è il sole e noi i pianeti che gli giriamo intorno”. Ma ora vi presento il protagonista, August Pullman, per tutti Auggie. “So di non essere un normale ragazzino di dieci anni. Sì, insomma, faccio cose normali, naturalmente. Mangio il gelato. Vado in bicicletta. Gioco a palla. Ho l’Xbox.
E cose come queste fanno di me una persona normale. Suppongo. E io mi sento normale. Voglio dire dentro. Ma so anche che i ragazzini normali non fanno scappare via gli altri ragazzini normali tra urla e strepiti ai giardini. E so che la gente non li fissa a bocca aperta ovunque vadano.” Il piccolo è affetto dalla Sindrome Treacher-Collins, una patologia rara che colpisce soprattutto i tratti del viso e del collo, mutandoli in modi mostruosi. Nonostante gli innumerevoli interventi chirurgici, ben 27, il suo volto continua ad essere “diverso” e questo lo ha portato a crescere senza amici e vita sociale. Inevitabilmente, però, per lui arriverà un momento tanto temuto, forse anche più della sua stessa malattia: l’inizio della scuola media. Auggie infatti non è mai stato in un’aula e l’unica insegnante che ha mai conosciuto è la madre. La sua famiglia lo ha sempre protetto, ma tutto ha un prezzo e quello più alto lo ha pagato la sorella, spesso trascurata. Lei ama il fratellino, ma crescere è difficile e avrebbe tanto voluto più attenzioni dalla madre. Il primo giorno di scuola Auggie si presenta con un casco da astronauta in testa che nasconde completamente il suo viso.
Uno scudo che lo protegge dagli sguardi curiosi e spesso intimoriti del mondo esterno. Il bambino sarà presto costretto a mostrarsi ai suoi coetanei senza barriere, indifeso ed esposto al giudizio altrui. Superata la curiosità iniziale, cominceremo a vedere come il variegato mondo adolescenziale si rapporterà con la disuguaglianza. Capiremo chiaramente dai diversi atteggiamenti, come la sensibilità dei ragazzi, innata in alcuni, può comunque crescere in un contesto scolastico sano, fino a maturare nell’accettazione del diverso. Inaspettatamente, nel momento in cui avremo la sensazione che i bulli stanno vincendo, che il loro mondo fatto di sopraffazione è il solo possibile, le parti si invertiranno. Gli studenti che avevano vessato il protagonista, alla fine di una crescita personale, si schiereranno dalla sua parte, accettando la diversità e diverranno consapevoli dell’unicità che quasi sempre essa nasconde. “Se non ti piace quello che vedi, cambia il tuo modo di guardare”: ce lo insegna “Wonder”, ultima pellicola di Stephen Chbosky tratta dal romanzo di R.J Palacio.
Martina Crisicelli
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.