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Carlo V, l’imperatore che segnò un’epoca

Carlo d’Asburgo nasce nel 1500 a Gand in Belgio. Il padre, Filippo il Bello, era il figlio di Massimiliano I, imperatore del Sacro Romano Impero. La madre, invece, era Giovanna detta “la pazza”, figlia dei re cattolici Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia. Nel 1516 Ferdinando d’Aragona morì e Carlo divenne re di Spagna; tre anni dopo, alla morte del nonno paterno Massimiliano I, divenne il principale candidato all’Impero, anche se alla corsa partecipava pure il cognato Francesco I già re di Francia. Carlo allora, pur di conquistare il trono, corruppe i sette “grandi elettori” e il 28 giugno 1519, a soli 19 anni, Carlo d’Asburgo divenne il primo e unico imperatore euro-americano e prese il nome di Carlo V, identificato anche come “imperatore di un Impero su cui non tramonta il sole”. Il suo territorio era infatti immenso e comprendeva:  i Paesi Bassi e la Francia Contea; il Regno di Spagna con l’aggiunta de Regno di Napoli e di tutte le colonie nelle Americhe; il feudo austro-ungherese di solito controllato dagli Asburgo.

Questa unione, del regno spagnolo e dell’impero, però, modificò la situazione a livello internazionale. La Francia, fino ad allora lo stato più potente, era infatti accerchiata dai domini dell’Impero e cercò in tutti i modi di impedirlo. Carlo V fu un sovrano molto cattolico e cercò di ridare vita all’idea medievale dell’impero, pensando che spettasse a lui proteggere la cristianità. Per questo cercò di riaffermare il potere universale del suo regno che, dopo un periodo di debolezza, tornò a essere lo Stato più potente d’Europa, riuscendo in questo nel suo intento. Tuttavia il sogno di Carlo V di creare un impero cristiano universale fallì per tre importanti motivi. Innanzi tutto mancava l’unità all’interno dell’impero stesso, e Carlo non era particolarmente amato dai suoi sudditi: gli spagnoli lo chiamavano “lo straniero” per la sua pronuncia, anche se in realtà egli si era perfettamente ispanizzato pur venendo dal Belgio, perché si sentivano ignorati da parte sua, mentre i principi tedeschi erano gelosi della sua eccesiva potenza. L’impero, inoltre, era formato da nazionalità, culture e lingue molto diverse, che lo indebolirono, situazione ulteriormente aggravata dalla propagazione del protestantesimo di Lutero che divise la cristianità e i principi tedeschi. Infine Carlo V aveva svariati nemici, determinati a contrastarlo in ogni modo e con ogni mezzo, senza scrupoli. Quest’ultima motivazione portò l’imperatore a combattere, per molto tempo, su tre fronti contemporaneamente: nell’Europa Occidentale, contro le alleanze anti imperiali guidate da Francesco I; in Germania contro i principi protestanti; nell’Europa e nel Mediterraneo orientali contro i Turchi.

Le continue guerre che l’imperatore dovette affrontare avevano poi dei costi altissimi e, anche se i suoi grandi possedimenti lo rendevano molto ricco, era difficile che questa ricchezza fosse costante. Egli era per questo detto ”senza soldi”. Di conseguenza pretendeva tasse molte alte, ma il sistema era poco efficiente e il denaro arrivava a Carlo molto lentamente. L’imperatore dovette quindi vendere svariate terre e ricorse a molti prestiti, ma neanche le grandi quantità di metalli preziosi, importati dalle Americhe, riuscirono a colmare i grandi debiti. Così le difficoltà finanziarie divennero sempre più gravi, fino alla bancarotta della Spagna. Durante il regno di Solimano il Magnifico, figlio di Selim I detto Yavuz, anche l’impero ottomano raggiunse il massimo del suo splendore poichè questo sultano favorì lo sviluppo economico e si fece mecenate di artisti e scienziati. Nel 1521 i Turchi invasero l’Ungheria e nel 1529 assalirono Vienna. Carlo V riuscì a salvare l’Austria, ma tutti i territori ungheresi fino al Danubio divennero una provincia turca, nello stesso momento in cui gli invasori prendevano il controllo del Mediterraneo e praticavano razzie sulle coste occidentali.

battaglia di Lepanto

Carlo V combatté quindi per molto tempo contro i Turchi che minacciavano i possedimenti degli Asburgo e di tutta l’Europa; cercò anche in ogni modo di ottenere l’alleanza degli altri Stati cristiani, fallendo. Secondo lui la guerra contro i turchi Solimano era una crociata per difendere la cristianità, ma i suoi nemici approfittarono della situazione e la Francia, nel 1535, non esitò ad allearsi con i Turchi per contrastare l’imperatore. Fu una delusione terribile per Carlo V, per il quale la lealtà era un valore assolto. Anche l’Italia del nord era al centro degli interessi dei due sovrani: per Carlo perché questa era la sede del rinascimento e del cristianesimo, e per Francesco I perché voleva  evitare che la Francia fosse completamente accerchiata dall’impero.

Quando il re francese venne sconfitto a Pavia nel 1525 e fu costretto a firmare un accordo con il quale rinunciava al Ducato di Milano, questa situazione impaurì il resto degli Stati italiani, che temevano di perdere la loro indipendenza e crearono la Lega di Cognac, per controllare la quale e Francesco I, Carlo V mandò in Italia un esercito di mercenari tedeschi, i lanzichenecchi, che raggiunsero Roma il 6 maggio 1527. Erano dei luterani che disprezzavano la Chiesa cattolica e, di loro iniziativa ma senza il divieto dell’imperatore, cominciarono a saccheggiare la città con grande violenza.

Il saccheggio di Roma impressionò moltissimo gli uomini dell’epoca e lo considerarono il simbolo della crisi italiana. Carlo V non aveva perso, ma nemmeno vinto, vittoria che avrebbe realizzato il suo ideale di impero universale. Fallì in particolar modo in Germania, dove dovette concedere la libertà religiosa ai principi tedeschi quando, suo fratello in sua rappresentanza, firmò la Pace di Augusta, che sancì ufficialmente la divisione di fatto della Germania tra cattolici e protestanti. Non era riuscito a sottomettere la Germania e neanche a impedire che gran parte di essa lasciasse la Chiesa di Roma. Stanco e consapevole di aver fallito nel proprio disegno di monarchia universale cattolica, Carlo nel 1556 decise di abdicare dando al fratello Ferdinando I la corona d’Austria e al figlio Filippo II: la Spagna, i Paesi Bassi, i possedimenti italiani e le colonie americane; a questi quindi toccò la parte più sostanziosa dell’impero e Filippo assunse il titolo di re di Spagna. L’impero invece tornò ad essere meno potente delle monarchie nazionali.

Dopo l’abdicazione Carlo, stanco e minato nel fisico, si ritirò in un convento spagnolo dove morì dopo due anni, nel 1558. Nello stesso anno il fratello Ferdinando I assunse il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero e nel 1559 veniva firmata la Pace di Cateau-Cambresis, che sanciva la fine delle “Guerre d’Italia”. Spariva così dalla scena un uomo tormentato che, tra luci e ombre, aveva segnato la storia. Era finita un’epoca, un periodo turbolento e violento che aveva frantumato l’unità dell’Europa e posto le premesse per un altro secolo di intolleranza e guerre sanguinose. Carlo V aveva provato ad arginare le spinte alle divisioni, aveva lottato con tutti i mezzi per l’unità politica e religiosa, ma i tempi ormai portavano verso altre direzioni e il suo sogno era destinato a infrangersi contro la realtà.

Giada De Pasquale

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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