Otto marzo: festa della donna ma parità ancora lontana
La “Giornata mondiale della donna” ricorre l’otto marzo per ricordare le discriminazioni e le violenze subite e che ancora subiscono, in alcuni paesi, le donne. L’atto di celebrare la donna nacque negli Stati Uniti nel 1909 e nel 1922 anche l’Italia partecipò alla ricorrenza. I diritti della donna vennero discussi per la prima volta anche nell’8° congresso internazionale socialista e, sempre negli Stati Uniti, si tenne il “Woman’s day”.
Dopo gli interventi di Corinne Brown si tennero anche molte conferenze nei principali paesi europei. All’inizio il perché della ricorrenza rimase ignoto e allora circolarono fantasiose versioni: la più famosa è sicuramente quella in cui si narra che avvenne uno spaventoso rogo di fiamme nella fabbrica “Triangle” in cui morirono quasi 130 donne. Il simbolo della mimosa, invece, nacque qui in Italia, l’otto marzo 1946. Al giorno d’oggi qui in occidente la figura della donna è trattata con maggior rispetto ma anche i piccoli gesti non sono da meno: l’Italia è infatti il paese europeo con “Gender Gap” maggiore, cioè la differenza salariale tra uomo e donna, a parità di ore svolte, è di quasi 3000€, come se per quasi due mesi la donna non riceva busta paga. Eppure per l’Unione europea la parità è un valore fondamentale, ma la realtà è diversa e, continuando così, solo all’inizio del prossimo millennio questa differenza verrà colmata. In un mondo maschile, qualsiasi professione svolta da una donna non viene inoltre presa bene e le testimonianze di Sara Gama e di Michelle Robinson ci insegnano che i sogni vanno sempre inseguiti, perché con l’impegno si ottiene tutto.
La prima è una calciatrice della Juventus: da bambina veniva presa in giro perché, essendo “femmina”, veniva considerata “non portata” per il calcio e invece oggi milita nella squadra femminile della “vecchia signora” ed è capitano della squadra femminile della Nazionale italiana.
La seconda era una ragazzina che andava abbastanza bene a scuola, il suo sogno era diventare un avvocato ma i suoi insegnanti la sconsigliarono dicendole che per il suo genere e il suo colore della pelle non sarebbe mai potuta diventare una persona così importante. Ma lei non smise di impegnarsi e infine ottenne la laurea. Durante il percorso lavorativo, poi, conobbe un certo Barack Obama, si innamorarono e si sposarono. Quando lui le disse che voleva diventare presidente degli Stati Uniti, lei lo aiutò mettendo da parte il lavoro e sicuramente sappiamo tutti come andò a finire! Obama divenne il primo presidente di colore degli U.S.A. Se qui in occidente la questione femminile e il divario si sta pian piano colmando, in Oriente è però tutto il contrario. La Cina è il paese con il più grave squilibrio del mondo: ci sono 33 milioni di uomini in più delle donne poichè, secondo la legge del figlio unico si possono avere due figli solo se il primo è femmina. Quindi l’uomo, secondo questa mentalità, è considerato superiore alla donna e, secondo l’Oms in Cina mancano all’appello 40 milioni di bambine, molte delle quali soppresse prima ancora di nascere con l’aborto selettivo. E anche l’Occidente non è privo di problematiche. Forse la donna viene festeggiata infatti solo in questa data e poi viene dimenticata e i frequenti femminicidi ne danno la prova! Credo invece che tutti debbano avere le stesse possibilità, visto che le capacità non mancano a nessuno: se un uomo vuole ballare, che ben venga; se una donna vuole praticare il rugby, perché non può farlo? Purtroppo la società fa troppi pregiudizi! Siamo noi il futuro e, crescendo con le idee sbagliate, non ci sarà una fine a questi fenomeni!
Salvatore Caravello
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.