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Ha ancora senso festeggiare l’8 marzo?

L’8 marzo è una giornata in cui si festeggiano le donne, le quali sono state spesso, nel corso della storia, considerate inferiori rispetto agli uomini e nel passato potevano stare solo in casa ad educare le figlie, le quali non potevano andare a scuola mentre ai maschi era permesso. Oggi, fortunatamente, in Occidente le donne hanno più libertà nel gestire la propria vita, grazie ad altre che con coraggio hanno spianato loro la strada e che nel corso dei secoli si sono ribellate, rischiando in prima persona per vedere riconosciuti i propri diritti.

L’origine di questa ricorrenza risale a molto tempo fa, quasi due secoli, e in Europa oggi le donne hanno quasi gli stessi diritti degli uomini, anche se la mentalità maschilista viene ancora fuori quando meno una se lo aspetta con battute che mostrano l’incapacità di interagire nei confronti del gentil sesso se non con battutacce poco felici. Allora tutte le battaglie femminili crollano in un baleno. Non ultima le frasi di cattivo gusto pronunciate pubblicamente da un noto allenatore di calcio e da un senatore leghista con riferimenti pesanti nei confronti di donne che avevano solo dimostrato di avere “un cervello”.

Se poi andiamo nei Paesi arabi, la situazione femminile si fa problematica e la durata della vita di una donna ha un margine molto basso, nel senso che solo per il fatto di esserlo si rischia tutti i giorni la vita. In Arabia Saudita, ad esempio, la donna non può fare tante cose: non può sottoporsi a interventi o a cure mediche senza il volere dell’uomo, non può vestirsi liberamente, non può viaggiare…

Negli ultimi anni, a poco a poco, le donne stanno acquisendo molti diritti, e adesso possono guidare, possono andare allo stadio ma accompagnate da un uomo, però le cose che ancora sono vietate sono tante.

Tra le figure che hanno avuto il coraggio di opporsi a queste privazioni e si sono fatte portavoce di tante donne abbiamo una ragazzina di nome Malala Yousafzai che, a tredici anni, è stata vittima di un attentato da parte dei Talebani, gli studenti coranici.

Malala, senza nessuna reticenza, scrisse nel suo blog che i Talebani hanno paura delle donne perché possono diventare potenti e per questo motivo è stata il loro bersaglio, miracolosamente riuscita a sopravvivere. La sua voglia di vivere e di combattere è stata infatti più forte delle pallottole talebane perché alla fine il bene trionfa sul male, sull’arretratezza culturale. Malala è stata la donna più giovane ad ottenere un premio Nobel per la pace e una sua frase famosa è: “Quando tutto il mondo tace anche solo una voce diventa potente”.

Sempre dal mondo arabo viene un’altra donna da cui prendere esempio: Manal Al-Sharif.

Lei voleva guidare, ma in Arabia Saudita ancora non era concesso. Così un giorno prese la macchina di suo fratello e guidò per le strade del paese realizzando un video e pubblicandolo su Youtube con la domanda: “Se gli uomini possono guidare perché le donne non possono farlo?”. Gli uomini gridarono allo scandalo, perché non era concepibile una donna alla guida, e così Manal Al-Sharif fu arrestata.

Ma nel frattempo il video su Youtube aveva fatto il giro del mondo e da qui molte donne arabe, a loro rischio e pericolo, presero il coraggio di mettersi al volante. Una frase famosa di Manal Al-Sharif, per incoraggiare le altre donne, è: “Non chiedete quando sarà abolito questo divieto. Uscite e guidate”.

Non è semplice percorrere la via dei diritti in paesi che hanno codici arcaici, dove la consuetudine diventa legge. E’ più facile che prevalga l’arretratezza delle leggi e dei divieti, visto che sono gli uomini a stabilire cosa è giusto fare e cosa non è giusto fare per una donna. Lì accettare la parità diventa impraticabile. Ritengo quindi che non abbia molto senso festeggiare l’otto marzo, perché c’è poco da far festa se prima le catene del pregiudizio non verranno spezzate, ovunque. Solo allora, con grande felicità, festeggerò l’otto marzo.

Chiara Palella

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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