EMIGRAZIONE NEGLI ANNI 60
L’emigrazione si ha quando gruppi di persone si spostano dalla loro città verso altri posti più lontani per motivi specifici quali: le crisi economiche, la persecuzione religiosa, l’ambiente poco favorevole, le guerre, ecc…
Dall’ Italia, tra il 1861 e il 1985 partirono, milioni di persone in cerca della cosiddetta “fortuna” che non sempre veniva trovata. I viaggi non erano semplici, infatti le persone, durante il trasporto erano sdraiate su cuccette molto scomode, di treni o navi, in base al luogo di destinazione. Purtroppo, non tutti sopravvivevano perché i servizi di quel tempo non erano molto efficienti.
Si partiva con delle valigie di cartone, si saliva su un treno e giunti a destinazione le persone si separavano e andavano in cerca di un lavoro e di un alloggio dove poter passare la notte dopo le lunghe giornate di lavoro. Le persone erano ingaggiate in lavori molto impegnativi e pesanti. Gli emigranti trovavano impiego come operai nelle fabbriche, nelle miniere e come venditori ambulanti.
La zia di mia madre nel 1960 insieme a suo marito emigrò in Svizzera, a Egnach. Partì dalla Sicilia precisamente da Condrò un paesino in provincia di Messina. Come molti italiani, per guadagnare qualche soldo, in più a causa della terribile povertà che in quei periodi colpiva molte persone, lei lasciò tutto per una nuova vita. Mia zia si trovò in grande difficoltà non conoscendo la lingua e il luogo dove era arrivata, il suo unico riferimento erano gli altri italiani che come lei stavano cercando una vita migliore. Dai racconti di mia nonna sono riuscita a capire che le maggiori difficoltà per la zia oltre che la lingua furono anche, la mancanza della famiglia e della sua terra, da lei molto amata. Se dovessi provare a indovinare cosa di questa sua esperienza le possa essere piaciuta, sono sicura che sia stata la conoscenza di una signora molto premurosa, che ospitò la zia e l’aiutò a trovare un lavoro. Infatti, dopo un po’ dal suo arrivo in Svizzera, iniziò a lavorare con suo marito in una fabbrica di zucchero. Grazie a questo lavoro ottenne i soldi necessari per comprare una casa nel suo paese e dei piccoli poderi da poter coltivare. Così, tornò molto presto a casa esattamente nel 1964 e non ritornò più in Svizzera, perché la sua situazione economica era migliorata e non ebbe il bisogno di dover affrontare di nuovo quel viaggio, che alcune persone definiscono un’avventura mentre altre un inferno.
In un altro esempio di emigrazione cito i miei nonni paterni i quali nel 1958 partirono da Messina verso l’America con le loro valigie di cartone. Loro emigrarono sempre per offrire un futuro migliore ai loro figli, che durante il loro viaggio rimasero con la loro nonna. Mio nonno trovò un lavoro molto duro e difficile in una miniera mentre mia nonna lavorava in una fabbrica di pentole. Furono accolti da una famiglia molto numerosa che diede loro accoglienza, per i primi tempi.
Però i nonni dovettero passare dall’ Ellis Island, cioè un’isola dove si dovevano fare dei controlli che servivano per entrare negli Stati Uniti. Questi controlli consistevano nel valutare lo stato di salute dei nuovi arrivati alfine di concedere o negare loro il permesso di soggiorno nel nuovo continente. I miei nonni superarono questi esami senza nessun tipo di problema. Anche loro ritornarono sani e salvi e con i soldi necessari per una vita migliore.
Oggi mi piace ascoltare le meravigliose avventure che i miei nonni, mi raccontano con tanto piacere.
Penso che per tutte quelle persone costrette ad emigrare, non sia stato facile lasciare la famiglia d’origine senza essere sicuri di tornare. Ma secondo me, devono essere ben ricordati per i loro sacrifici, perché per il bene della famiglia hanno svolto lavori molto duri e affrontato tante difficoltà.
Aurora Bonanno, I.C. “ E. Vittorini”