NON BEVIAMOCI IL CERVELLO!
Uno dei problemi più frequenti durante la fase adolescenziale è sicuramente la dipendenza dall’alcol, che produce delle modificazioni irreversibili al sistema cerebrale mesolimbico, in particolare a carico dell’attività metabolica.
I ragazzi spesso conoscono i rischi che corrono, ma entra in gioco una componente psicologica di rifiuto di regole e sprezzo del pericolo che li rende letteralmente “irrazionali”. L’aspetto quindi che viene oggi considerato l’essenza dell’”addiction” è il “craving”, che è definibile come il desiderio compulsivo della sostanza che comporta perdita di controllo e che ha prodotto dipendenza, anche in presenza della consapevolezza delle conseguenze sociali e sulla salute.
L’alcol, nonostante rappresenti una sostanza legalmente commercializzata, fa infatti comunque parte delle droghe ed esso, assorbito in parte dallo stomaco e in parte dall’intestino, una volta assimilato viene metabolizzato dal fegato fino al termine della sua metabolizzazione, quando si diffonde a tutti gli organi del corpo. Nelle donne il fegato ha una capacità inferiore di smaltire l’alcol, per cui questo rimane in circolo più a lungo provocando danni fisici più gravi. Il tasso alcolemico in generale scaturisce, invece, sia dalla quantità consumata che dalla rapidità di assorbimento nello stomaco e nell’intestino, dal peso corporeo, dal sesso e dalla capacità del fegato di metabolizzarlo.
L’alcol è di per sè un estenuante del sistema nervoso centrale, per cui tutte le reazioni vengono rallentate sotto il suo effetto. Ma qual è il suo effetto immediato? Dopo averlo assunto arriva dapprima una rapida reazione piacevole, il cuore batte più rapidamente e anche il respiro è accelerato; in molti casi ci si sente più socievoli e coraggiosi nel contatto con gli altri, mentre in altri casi si possono sperimentare sensazioni di nervosismo, cattivo umore, disattenzione, che però possono essere annullati se la sostanza viene consumata nuovamente. Ciò può condurre ad una perdita di controllo della situazione, come ad esempio reagire impulsivamente o fare cose di cui in seguito ci si pentirà. Inoltre si perde la coordinazione dei movimenti, si barcolla, spesso si vede doppio e si parla in maniera confusa.
Gli effetti dell’assunzione di alcol non durano però solo il tempo della serata, momento in cui solitamente i giovani bevono, ma si prolungano il giorno dopo sotto forma di malessere, nervosismo, agitazione psicomotoria, sintomi per calmare i quali il soggetto è portato a bere nuovamente, facilitando lo sviluppo della dipendenza. L’uso regolare di alcol riduce inoltre la capacità di concentrazione e le capacità cognitive, mentre i forti bevitori hanno un rischio aumentato di aritmie, infarti cardiaci, ipertensione e diabete. L’uso di alcol prima di un’attività complessa come guidare o lavorare, quindi, accresce fortemente il rischio di avere incidenti, cosa che aumenta anche all’aumentare della concentrazione di alcol nel sangue, pur a dosaggi inferiori ai limiti fissati dalla legge.
A seguito di assunzione di bevande alcoliche possono infatti insorgere anche disturbi alla vista, come riduzione della visione laterale e ridotta capacità di adattamento alla visione notturna, e l’azione di guida diventa molto rischiosa per sè e per gli altri. L’eccessiva assunzione di alcol, infine, nelle cosiddette “abbuffate alcoliche”, può portare a cadere in coma etilico e talvolta provoca la morte, soprattutto in soggetti molto giovani. Una volta iniziato a far parte di questo circolo, quindi, è molto difficile saperne uscirne fuori, soprattutto se non si è guidati da un adulto o se non si è veramente convinti di voler smettere. Proprio per questo motivo l’uscita dalla dipendenza patologica è un evento poco frequente e possibile solo grazie al supporto medico e psicologico, mentre le ricadute sono ancora più frustranti e rendono il percorso di disintossicazione arduo e spesso fallimentare. Comprendere quindi appieno tutti i rischi legati al consumo di una sostanza ritenuta generalmente meno pericolosa delle altre droghe, più facilmente reperibile e socialmente “in”, dovrebbe evitare che molti adolescenti, attratti dal momentaneo benessere e scioltezza nei rapporti che essa dà nell’immediato, cadano nella trappola di una dipendenza che diventerà in futuro la loro prigione e la loro rovina.
Elena Biondo
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.