Margot Wölk
Margot Wölk è morta recentemente all’età di 96 anni e a partire dal secondo dopoguerra ha vissuto a Berlino per circa due anni e mezzo. Nel corso della Seconda guerra mondiale è stata tra le 15 donne costrette a diventare le assaggiatrici del cibo di Adolf Hitler. Alcuni anni fa EinesTages, la sezione di argomento storico del settimanale tedesco Spiegel, ha raccontato la sua storia e i ricordi di quel periodo. E’ stato scritto, inoltre, un famoso libro di Rossella Pastorino che tratta della storia di Margot Wolk. Stando ai ricordi di Wölk, nel paesino dove si era appena trasferita, poco dopo il suo arrivo, le SS si presentarono alla sua porta e la costrinsero a seguirla.
Cominciò il suo periodo da “assaggiatrice” di Hitler. Durante l’autunno del 1943 la squadra delle assaggiatrici era composta da: Lenì, una ragazzina in cerca d’amore, Rosa, che veniva da Berlino e che per sfuggire agli orrori della guerra, si era trasferita a Gross-Partsch dai suoceri e tante altre donne che rischiavano la vita per duecento marchi al mese. Si parla del periodo più buio della storia durante il quale furono sterminati circa 17 milioni di Ebrei in nome della superiorità della razza ariana. In questo periodo le donne tedesche subivano molte violenze. Margot Wolk dichiara che ogni volta che assaggiava un pasto scoppiava in un pianto liberatorio perché voleva dire che era viva. Lei come le altre era costretta a fare l’assaggiatrice per Hitler nella “Tana del Lupo” il quartiere general nazista costruito nella foresta. Hitler non assaggiava carne e quindi dovevano sempre mangiare cibo vegetariano. Molte ragazze iniziavano a piangere non appena mettevano il boccone in bocca perché avevano paura, dovevano finirlo tutto e aspettare un’ora e ogni volta erano terrorizzate perché girava voce che gli inglesi volessero avvelenare Hitler.
Queste ragazze non lo hanno mai incontrato di persona perché venivano portate in una scuola e costrette ad assaggiare il cibo che poi avrebbe mangiato Hitler. Le cose cambiarono bruscamente a partire dal 20 luglio 1944, il giorno del famoso mancato attentato a Fuhrer da parte del colonnello von Stauffenberg. Quel giorno, poco prima dell’una, nella sala in cui Hitler stava tenendo una riunione con una ventina di ufficiali, esplose una bomba contenuta in una valigia. Anche se quattro persone – tre ufficiali e lo stenografo della riunione – rimasero uccise, Hitler ne uscì senza gravi danni a parte un timpano perforato, probabilmente perché all’ultimo momento la valigia venne spostata con un piede dall’uomo che sedeva accanto a Hitler (il colonnello dell’esercito Heinz Brandt, che morì il giorno dopo per le ferite riportate). Dopo l’attentato seguì una fase di repressione durissima in tutta la Germania (migliaia di persone dei movimenti di resistenza clandestini e semplici oppositori vennero arrestati, incarcerati e uccisi) e anche le misure di sicurezza intorno alla “Tana del lupo” vennero aumentate. Alle assaggiatrici venne proibito di dormire in casa propria e furono costrette a vivere in una caserma vicino alla Tana del lupo. Negli ultimi mesi della guerra, Margot rimase per diverso tempo nascosta a casa di un medico, ma tornò dopo qualche tempo a Schmargendorf, la zona a sudovest di Berlino dove vivevano i suoi genitori. Qui venne catturata dall’Armata Rossa, che la tenne prigioniera per due settimane: una prigionia molto dura, con ripetute violenze, dalle gravi conseguenze.
“Le assaggiatrici”, scritto da Rossella Postorino e pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli, è un romanzo che lascia stupefatti. La Seconda guerra mondiale, che fa da sfondo al libro e della quale molti di noi ne sono venuti a conoscenza durante i nostri trascorsi scolastici o tramite i racconti dei nostri nonni, adesso assume un volto nuovo e si arricchisce di particolari inediti. In questo libro emerge la guerra vista dagli occhi di chi l’ha vissuta veramente. L’amore e la solidarietà femminile sono i temi principali di questo libro nel quale viene messo in evidenza anche ciò che subivano le donne tedesche vissute durante il regime dittatoriale di Hitler. Ogni donna che ci viene descritta mostra il suo coraggio e la determinazione a non mollare. Ci si affeziona a queste protagoniste e si prova dolore nel vederle soffrire. Oggi come ieri, la storia si ripete. Le donne del romanzo diventano simbolo di forza costrette a reagire in nome dell’istinto di sopravvivenza che le tiene in vita. “Le assaggiatrici” è un libro dal forte potere vocativo che non può essere soffocato ma urlato affinché le condizioni delle donne risultino paritarie a quelle dell’uomo.
Chiara Boemi, Emanuele De Luca, Davide Gangemi I.C. “ E. Vittorini”