La vita medioevale attraverso un racconto
Il gallo canta. Mi alzo. Qualcuno mi chiama dall’altra stanza: “Adele, Adele… Oggi è il giorno della corvée, preparati”! Alle cinque e mezza dobbiamo recarci nella pars dominica per coltivare i campi di Ruggero, il nostro padrone.”
Mi vesto con la solita lunga camicia, con sopra la mia casacca logora di toppe. Mi reco verso la pars dominica. È davanti a me il nobile Ruggero che con aria solenne ci ordina di lavorare gratuitamente, neanche se fossimo servi della gleba, i quali sono proprietà del padrone, infatti vengono usati proprio come oggetti! A me sembra molto ingiusto questo giorno, infatti noi contadini liberi dobbiamo coltivare tutto il dì, in modo gratuito, venendo oppressi dal lavoro. Ma la mia famiglia è troppo povera per opporsi alla società odierna. A capo della nostra società ci sono i grandi feudatari, i vassalli, in parte ormai indipendenti a causa del potere ereditario sui loro poderi.
E infine ci siamo noi contadini liberi, fabbri, mercanti e servi della gleba, viviamo sotto “protezione” di un padrone, che ci ospita nella curtis. Infatti, essa è divisa in due parti: la pars dominica, dove vi abita il signore e la pars massaricia, dove stiamo noi plebei, con i nostri beni (i campi), che ogni giorno coltiviamo. Il nostro metodo di coltivazione segue la rotazione biennale, quindi ciò che raccogliamo, spesso, non è abbondante, procurando così periodi di carestia, perché ogni anno coltiviamo solo un campo, mentre l’altro lo lasciamo a maggese, per fargli riacquistare i necessari sali minerali, diventando così nuovamente fertili e viceversa. Così ci guadagniamo da vivere.
Ma dobbiamo dare la decima parte del raccolto alla chiesa. Se vogliamo andare al mulino o al frantoio, non possiamo se non paghiamo il signore. È finalmente ora di pranzo! Oggi, per variare, mangiamo zuppa! Sono molto contenta perché di solito mangiamo soltanto del pane. Mentre, Ruggero mangia carne di tutti i tipi e pesce freschissimo; così è l’alimentazione dei nobili, opulenta di portate abbondanti, mentre la nostra è molto scarsa rispetto alla loro. Chiedo al padrone se posso andare a commerciare in paese. Esco dalla curtis; intorno a me tutto è “grigio”: torri, mura e ponti levatoi, si innalzano dinanzi a me. È il fenomeno dell’incastellamento, causato dalle forti invasioni che stiamo affrontando in questo periodo. Infatti, vi sono mura con dentagliature, dette merli, le quali servono a proteggere il paese e il castello.
Per entrare all’interno del castello bisogna attraversare un ponte levatoio, per oltrepassare l’enorme fossato pieno d’acqua, il quale serve per ostacolare i nemici che volessero saccheggiare il castello. La torre più imponente di esso è il mastio, nel quale si svolgono le attività più importanti. Fuori dal castello vi sono delle torri di avvistamento, posizionate in luoghi strategici proprio per avvistare gli invasori. Salgo su una di queste torri: vi è una vista mozza fiato! Oltre la curtis, si possono osservare le marche e le contee. Le marche si trovano ai confini e servono appositamente per proteggere l’impero dai nemici, guidate dai marchesi, mentre le contee, guidate dai conti, aiutano l’imperatore e i vassalli a gestire il popolo, come riscuotere le tasse o vedere se i cittadini rispettino le leggi. Scendo dalla torre.
Inizio a commerciare la mia segale e il mio grano con i commercianti dei dintorni per cinque monete. Almeno potrò andare alla fiera. Vi sono molte bancarelle piene di oggetti pregiati, che di sicuro con quindici monete, non ne potrò comprare neanche uno. Per le strade della fiera vi sono molte dame, con acconciature elaborate e vestiti vistosi, che mi guardano con molta “superficialità” per la mia casacca piena di ragnature. Ad un tratto vedo il famoso cavalier Edoardo, il quale è molto noto per la sua devozione, il giorno dell’investitura. Prima di questo giorno, ovviamente per diventare cavaliere, bisogna iniziare già all’età di sette anni. Infatti, a sette anni il cadetto, di una famiglia nobile, inizia ad aiutare nei lavori domestici un’altra famiglia nobile.
Iniziano anche a frequentare una scuola di galateo, per imparare le buone maniere. A dodici anni praticano equitazione e cacciano. La notte prima della grande cerimonia, vi è la “veglia delle armi”: si medita in una cappella. Il “grande giorno”, quello della cerimonia dell’investitura, si svolge in una chiesa, in un castello, in un teatro o all’aperto. L’imperatore porge in mano al cavaliere una zolla di terra, in segno del feudo che dà egli al cavaliere, spoglio da tutte le armi, in segno di fedeltà. Lo scrivano appunta tutto. Alla fine della cerimonia, mettono ai piedi del cavaliere degli speroni. Torno alla curtis. Ho comprato del vino per la mia famiglia. È stata una giornata diversa, rispetto alle altre, le quali coltivo soltanto.
Claudia Celesti IC Vittorini