Maometto cambia la storia
Intorno al VII secolo dopo Cristo la penisola arabica era abitata da popolazioni molto diverse tra loro, che avevano però alcuni caratteri in comune: la lingua, l’ordinamento sociale (erano divisi in tribù), la religione politeista e il culto della Pietra Nera che si trovava a La Mecca. Questo stato di cose fu completamente cambiato da Maometto, che riuscì ad eliminare i culti pagani e a riunire tutte le tribù sotto una nuova religione monoteista: l’Islam.
Egli, fino all’età di 20 anni, era stato un mercante e aveva viaggiato molto in Siria e in Palestina. Secondo la tradizione, una notte l’Arcangelo Gabriele gli rivelò che era stato scelto dal Cielo e che da quel momento in avanti avrebbe dovuto diffondere la nuova fede caratterizzata dalla sottomissione assoluta dell’uomo a Dio: l’Islamismo, religione in cui non ci sono sacerdoti né sacramenti.
Essa è basata su cinque principi fondamentali: la professione di fede; la preghiera quotidiana; l’elemosina per i poveri; il digiuno nel mese del Ramadan; l’obbligo di andare almeno una volta nella vita a La Mecca. E’ inoltre proibito consumare carne di maiale e bevande alcoliche. Maometto seppe trasformare completamente la comunità araba poichè l’Arabia pre-islamica, debole e frammentata, divenne con lui un’unica e grande nazione regolata dal Corano, le cui norme toccavano qualunque aspetto della vita umana, sociale e politica.
Egli aveva dovuto inizialmente lasciare La Mecca il 16 luglio 622 – da quel momento data di partenza per il calcolo del tempo nei calendari musulmani – a causa dell’opposizione dei mercanti che vedevano minacciati i loro commerci e la fede tradizionale, ma vi fa ritorno nel 630, ormai acclamato da tutta la comunità come “Il Profeta”. Muore tuttavia già nel 632, senza lasciare eredi e senza designare chi avrebbe dovuto essere il suo successore, e ciò fu causa di una divisione della comunità in due fazioni: da una parte i “sunniti”, che volevano scegliere il capo della comunità per elezione in base al merito, e dall’altra gli “sciiti”, che volevano come capo della comunità un discendente del profeta. Questi contrasti durarono alcuni anni, quando ci fu un periodo di califfato, finché prevalse la posizione sunnita e la guida della società islamica passò sotto agli Omayyadi, che trasferirono la capitale a Damasco.
Contemporaneamente a questi eventi gli Arabi avevano iniziato una politica di espansione che li portò, in meno di un secolo, a formare un impero che andava dall’Oceano Atlantico a Ovest fino al bacino del Gange ad Est. Come riuscirono in questa impresa? Sicuramente furono favoriti dalla debolezza dell’impero persiano e di quello bizantino, impegnati a farsi la guerra fra loro, e anche dal fatto che le popolazioni che vivevano sotto il controllo persiano e bizantino si arresero facilmente agli arabi che si dimostrarono tolleranti sotto molti aspetti: i sudditi non musulmani erano infatti liberi di professare la propria fede, naturalmente se in regola con il pagamento delle tasse! La fede islamica, inoltre, non venne quasi mai imposta con la forza, ma fu progressivamente adottata dalle persone sia per il significato religioso, sia per il fatto che i convertiti non dovevano più pagare le tasse. Con la nascita dell’Islam si affacciava alla storia una nuova religione capace di aggregare i popoli e mettersi in contrasto con il mondo cristiano che dominava l’Occidente e il Mediterraneo. Ma ancora oggi questo contrasto, nelle sue forme più integraliste, non smette di creare tensioni e allontanare la pace nel mondo.
Francesca Giunta
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.