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Mahmood

Si è concluso da qualche giorno il festival più importante della musica italiana che ha visto come vincitore Mahmood, giovane cantante che ha portato sul palco del teatro Ariston la canzone dal titolo “Soldi”.

Mahmood, pseudonimo di Alessandro Mahmoud, nasce a Milano nel 1992 da madre sarda e padre egiziano. Inizia a studiare canto sin da piccolo, durante l’infanzia i genitori si separano e cresce con la madre in quanto il padre decide di abbandonarli e chiudere i rapporti con loro. Nel 2012 partecipa ad X-Factor nella categoria Under Uomini capitanata da Simona Ventura. Inizialmente viene scartato, poi ripescato al televoto e, infine, viene eliminato nel corso della terza puntata. Nel 2016 partecipa a Sanremo giovani e si classifica quarto con la canzone “Dimentica”.

Partecipa alla composizione di brani quali “Nero bali” di Elodie con Michele Bravi e Gué Pequeno e “Hola (I Say)” di Marco Mengoni feat Tom Walker.

Nel dicembre dello scorso anno partecipa a Sanremo giovani e ne esce vincitore con il singolo “Gioventù bruciata”. Questa vittoria gli concede il diritto di partecipare al festival di Sanremo nella sezione big con il singolo sopra citato, scritto da Mahmood stesso insieme a Dardust e Charlie Charles.

La sua vittoria è stata una sorpresa per tutti ma soprattutto per lui, rimasto senza parole nel momento clou, perché in realtà le sue quotazioni sono andate crescendo serata dopo serata. Dopo aver conquistato la vittoria, la prima dedica è andata alla madre che l’ha sempre sostenuto ed appoggiato.

La canzone, dal titolo “Soldi” non parla di soldi a livello materiale ma di come possono cambiare i rapporti all’interno di una famiglia.

Infatti, è come se viaggiasse per immagini impresse, quelle che lasciano il ricordo di un padre che se ne è andato e non è più tornato. Si parla delle periferie, di interni in cui si fuma il narghilè e si beve champagne. C’è il Ramadan, ma anche Jackie Chan.

Mahmood inoltre afferma di non parlare l’arabo nonostante all’interno del brano sia presente una frase proprio in questa lingua. La frase, scritta in arabo, è “Waladi waladi habibi ta’aleena”, la quale tradotta vuol dire “figlio mio, figlio mio, amore vieni qua”. È una delle poche frasi che ricorda, che fa parte della sua vita e cantarla lo rimanda ad una scena, ad un preciso momento. Dietro quell’apparente semplicità c’è la rabbia di un bambino abbandonato dal papà, inserito in un arrangiamento che usava il “vuoto” di un’orchestra quasi muta per riprodurre il vuoto di quel ragazzo che ha visto l’amore più importante di tutti offuscato dal desiderio di soldi, con quel doppio “clap” trascinante nel ritornello che sembra dire a chi di dovere, “vergognati”.

Forse nessuno si aspettava la sua vittoria, ognuno di noi aveva altre persone da mettere sul podio ma questa volta ha fatto centro una canzone di contestazione personale, in cui molti si sono ritrovati.

Mahmood è arrivato al festival a testa bassa e senza coltivare grandi speranze e proprio per questo, forse, che ha conquistato tutti aggiudicandosi la vittoria finale.

Carlotta Giovenco IV C BS

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