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Albert Einstein e il suo rapporto con Dio

Albert Einstein è un nome noto a tutti.

Padre della scienza moderna, vincitore di un Premio Nobel per la fisica e mente sopraffina che è riuscita a formulare la teoria della relatività,  Albert nacque il 14 marzo del 1879 in un paesino tedesco; nelle sue vene scorreva sangue ebreo e, nonostante lui si sia sempre sentito molto vicino al suo popolo e amante della sua cultura e storia, riconosce tutti come eguali e non fa distinzioni.

Einstein era, oltre che un fisico molto rinomato, un filosofo e un pensatore che, per i suoi scritti, risulta ancora oggi molto misterioso e affascinante, sono infatti le sue “reliquie” letterarie umanistiche oggetto di recenti studi e, in particolare, una lettera scritta in età ormai anziana datata 3 gennaio 1954 e indirizzata al collega e filosofo Erik Gutkind. All’interno della lettera, Einstein parla della sua visione di dio, con la d minuscola, e ciò fa già intuire il rapporto travagliato tra Einstein e la sua concezione spirituale e della religione in generale.

La lettera è stata venduta per un valore complessivo che si aggira intorno ai 2.89 milioni di dollari offerti da un compratore anonimo all’asta da Christie’s a New York.

Il punto di vista dello scienziato tedesco è particolare: secondo Albert la scienza non elimina Dio e di questo ne sarà sempre certo. Ebbe un breve periodo mistico al quale seguì immediatamente la scoperta dell’ateismo sostenuto dal pensiero che la Bibbia non propaga la giusta concezione divina; egli scrive infatti “la parola dio per me è un’espressione e un prodotto della debolezza umana. La Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende per lo più infantili. Nessuna interpretazione, di nessun genere, può cambiare questo per me”.  Detto ciò possiamo comprendere una piccola sfumatura della religiosità scomoda vissuta da Einstein poiché non riesce ad abbandonare l’idea concettuale di Dio ma al tempo stesso si affida alla razionalità e al cosmo come si può dedurre da una sua famosa citazione «la scienza senza religione è zoppa e la religione senza scienza cieca»; tanto che Einstein stesso sente il bisogno di etichettarlo come il cosiddetto “Dio degli scienziati”, colui che ha creato, ordinato e poi si è messo da parte ed attualmente disinteressato agli uomini: «La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio».

In un’altra lettera, indirizzata a  Maurice Solovine, scrive: «La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli».

Un teologo, probabilmente il massimo esponente dello studio del pensiero religioso di Einstein, di nome Thomas Torrance credeva che il celebre fisico «coglieva la rivelazione di Dio nell’armonia e nella bellezza razionale dell’universo che suscitano un’intuitiva risposta non concettuale nella meraviglia, rispetto e umiltà associati alla scienza e all’arte».

La religione è da sempre argomento controverso e toccante per ogni popolazione, capire come una grande mente quale quella del nostro fisico ribelle preferito intenda la religione e abbia vissuto la spiritualità è una nuova prospettiva che potrebbe farci maturare nuovi approcci e punti di vista rispetto a questo difficile tema.

Miriam Cambria  IV C BS

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