domenica, Dicembre 22, 2024
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Italiana è la nuova scoperta del “punto debole” del cancro

I tumori rappresentano uno dei peggiori nemici della medicina, anche se la ricerca sta ottenendo ottimi risultati. Il principale problema dei tumori è che derivano da mutazioni delle nostre stesse cellule. Normalmente quando un agente patogeno entra nel nostro corpo viene attaccato e rimosso dal sistema immunitario. Naturalmente le cellule immunitarie non attaccano le cellule del nostro corpo, questo perché sulla loro superficie sono presenti particolari proteine caratteristiche che “azionano” la risposta immunitaria. Anche i tumori sono in grado di riprodurre le proteine di membrana responsabili dell’immunosoppressione. In pratica, si rendono invisibili al sistema immunitario.

Il nostro sistema immunitario è una macchina formidabile che elimina tutti nemici che riesce a riconoscere; la medicina moderna ancora oggi non riesce a sostituirlo, può solo aiutarlo quando è in difficoltà ad esempio utilizzando gli antibiotici.

Tasuku Honjo e James P. Allison, vincitori del Nobel, hanno avuto il merito di riuscire a riconoscere due coppie di recettore-antigene che permettevano alle cellule dei tumori di bloccare la risposta del sistema immunitario. Una volta individuate queste proteine non restava altro che trovare delle molecole che potessero interferire con il processo.


Nuovo approccio contro il cancro: le cellule tumorali tornano visibili bloccando la proteina PD-L1

La maggior parte delle cellule tumorali ha, quindi, una sorta di “mantello” che le rende invisibili al sistema immunitario per diverso tempo. E che permette al tumore di crescere senza alcun problema. Per la prima volta è stato neutralizzato il “mantello dell’invisibilità” dei tumori, ossia il travestimento che le cellule malate indossano per nascondersi e sfuggire al ‘checkpoint’ del sistema immunitario.

La scoperta è italiana e promette una nuova strada per curare la malattia. Il composto che blocca il travestimento è già in sperimentazione sull’uomo.

Lo studio si deve ai ricercatori dell’università della California a San Francisco, guidati dal calabrese Davide Ruggero, il quale afferma di aver trovato un nuovo punto debole del cancro, per distruggere le sue cellule; inoltre è stato capito come le cellule dei tumori producano specifiche proteine importanti per la loro crescita. Una di queste è la proteina PD-L1 che rende le cellule cancerogene invisibili dall’attacco del sistema immunitario. Una classe di farmaci, chiamati «inibitori del checkpoint», prende di mira queste proteine e ne blocca l’attività, per rendere i tumori visibili agli attacchi del sistema immunitario. Uno di questi farmaci blocca proprio PD-L1, tuttavia non è efficace nella cura di tumori molto aggressivi come quello del fegato e di altri organi, come colon, polmone e linfoma.

La ricerca del laboratorio di Ruggero punta a uccidere le cellule di questi tumori molto aggressivi bloccando per la prima volta, non l’attività delle proteine, ma la loro produzione. A questo punto i tumori diventano visibili alle cellule del sistema immunitario e non possono più sfuggire.

I ricercatori hanno prima scoperto sui topi un nuovo modo con cui le cellule cancerogene producono queste proteine e poi hanno usato un composto che ne evita la fabbricazione e che attualmente è in sperimentazione sull’uomo. In pratica, il composto distrugge le copie delle istruzioni che il Dna spedisce alla cellula per fabbricare le proteine, stroncandole sul nascere. La ricerca è stata condotta sul tumore del fegato, che è la seconda causa di decessi per cancro nel mondo, ma lo stesso approccio può essere efficace anche contro gli altri tumori aggressivi specialmente quelli ricchi di cellule immunitarie.

Attualmente il composto è in fase di test su soggetti umani. Se le terapie saranno efficaci e non ci saranno effetti collaterali in futuro potrebbe diventare una tecnica diffusa in tutti gli ospedali.

Marica Genovese 3 CBS

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