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Ricordare, perchè ?

Il 27 gennaio 2019 ricorreva il 74° anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, designato “Giornata della Memoria”. Sui giornali, nei telegiornali e sui social network giravano, sfilando sotto gli occhi di tutti, molte foto, disegni, testi e poesie in ricordo di questa catastrofe. Allegati a questi segue sempre una frase, breve ma efficace: “Per non dimenticare”, lo slogan scelto fin dal primo momento proprio per ricordare la “Shoah”, parola ebraica per indicare “catastrofe”, e io credo che sia molto azzeccata.

A parer mio, però, penso che le persone non associno più il 27 gennaio al ricordo di una catastrofe, ma più a un’altra occasione: quella di indossare una “maschera”, come a Carnevale, maschere che rappresentano finte lacrime e visi tristi per nascondere invece il vizio della superbia perché, in un mondo ipocrita come il nostro, l’apparenza è il valore più riconosciuto. Per questo qualunque festività viene vista spesso come un’occasione per “apparire”, così come dimostra l’abitudine di postare su Facebook anche il proprio albero di Natale, solo per mostrarlo a tutti, nel tentativo di avere l’approvazione altrui… Allora è giusto e doveroso “ricordare” il vero senso di questa ricorrenza, così come ci rammenta il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso di apertura al Quirinale. E’ inoltre sbagliato “dimenticare”, perché significherebbe diventare vulnerabili al pericolo, diventare come agnellini che, innocenti e senza conoscenza, subiscono senza potersi ribellare il proprio macello.

Diventa importante “sapere”, perché la conoscenza batte l’ignoranza, perché dove non c’è conoscenza c’è ignoranza, dove impera l’ignoranza c’è la guerra, la morte e la distruzione… Prendendo ad esempio il discorso del Presidente, dobbiamo ricordarci che il “male” non si è estinto con la fine della guerra, ma alberga nei bassifondi della nostra società, pronto a risorgere, sfruttando qualsiasi situazione, quando le condizioni saranno favorevoli. Bisogna anche ricordare che questo male può presentarsi sotto molteplici forme, e anche se la forma più nota è l’antisemitismo o qualsiasi forma di razzismo, non possiamo ignorare che anche in un piccolo litigio in fondo si può nascondere la fiammella di un grande incendio. Così tra gli uomini, grazie alla capacità di manipolare le menti delle persone, il male può estendersi a macchia d’olio come è successo circa un secolo fa. Dobbiamo dunque, per arginare e fermare questo malessere, cercare di istruire la gente verso giusti comportamenti, ossia verso l’amore per il prossimo e la capacità di pensare senza lasciarsi influenzare da falsi miti e credenze. Basti pensare che un individuo che non riesce a distinguere il “bene” dal “male” è fortemente influenzabile. Per questo la scuola deve istruire i ragazzi al bene, attuando progetti e percorsi idonei che facciano comprendere ai giovani la differenza appunto tra bene e male. Io mi ritengo perciò fortunato e sono felice che nella mia scuola si attuino questi percorsi, che abituano noi giovani, che rappresentiamo il futuro, a impedire che catastrofi del genere si possono ripetere.

Santi Scarpaci

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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