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Emozionarsi al Museo

Uno dei giorni più interessanti che io abbia mai trascorso è stato l’ultimo mercoledì di gennaio del 2019. La giornata è iniziata molto presto perché la meta distava qualche centinaio di chilometri.

Non ho molti ricordi del mio risveglio di quel giorno, ma ricordo benissimo quando al ritorno sono ritornata a letto, perché non facevo altro che pensare a ciò che avevo fatto fino a qualche ora prima. Ero insieme ai miei compagni di classe e agli altri ragazzi delle terze per visitare Catania ma in particolare per visitare un museo delle città, il “Museo Storico dello Sbarco in Sicilia”. Vedere con i miei occhi anche solo le ricostruzioni delle case siciliane prima della seconda guerra mondiale, e poi vedere come sono state distrutte mi ha fatto rabbrividire.

Avevo già visto documentari, studiato a scuola, avevo ascoltato i racconti a casa, ma vederli lì mi ha fatto immedesimare ancora di più nella nostra storia. Ha fatto un certo effetto avere davanti la statua di cera di Hitler e Mussolini che sembravano seguirci con lo sguardo.

Ho pensato a come si siano sentiti coloro che hanno incontrato i loro sguardi veri. C’erano anche delle statue di cera di militari in combattimento. Questi non avevano dei volti ben definiti come lo avevano i due dittatori, ma io ho immaginato i loro visi e ho pensato a tutti quei soldati i cui nomi sono scritti sulla lapide del monumento dei caduti della mia città, a chi è partito e non è più ritornato. Poi mi sono venuti di nuovo i brividi dentro una sala di simulazione dei bombardamenti. Qualcuno durante la simulazione ha urlato, mentre io ho pensato ai veri bombardamenti e alle urla vere e tutto questo mi ha fatto venire da piangere. Mi sono sentita fortunata, perché molti ragazzi della mia età hanno dovuto vivere, o vivono, tutto questo realmente.

Abbiamo visitato molte altri luoghi quel giorno, ma questo museo mi ha rimarrà sempre nella memoria e spero che rimarrà impresso a tutti quelli che lo hanno visitato e che lo visiteranno, perché questi avvenimenti non si devono mai dimenticare, così che non accadono di nuovo.

Chiara Salvo

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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