L’imperatore senza sorriso
Carlo d’Asburgo nacque il 24 febbraio del 1500 a Gand, antica capitale del Belgio, situata nella Contea delle Fiandre. Trascorse la sua infanzia in assenza di due figure molto importanti: quella padre Filippo detto “il Bello”, perché morì quando lui aveva solo sei anni, e quella madre Giovanna, detta “la Pazza”, poiché dopo la perdita del marito rimase in stato di depressione quindi, sia per lui che per il popolo, diventò un problema che si risolse quando fu rinchiusa in un monastero fino alla fine dei suoi giorni.
A Malines, in Belgio, Carlo venne allora accudito dalla zia Margherita d’Austria e qui il giovane principe iniziò ad amare gli esercizi sportivi e ad alternare lo studio con lezioni di scherma e cavalcate. A soli 16 anni divenne re e a 19 imperatore di uno degli imperi più vasti. Fu infatti imperatore del Sacro Romano Impero, prendendo il nome di Carlo V, re di Napoli con il nome di Carlo IV, Duca di Borgogna con il nome di Carlo II, re di Spagna, Sardegna e Sicilia, con il nome di Carlo I. Il suo impero, esteso su un territorio immenso di quasi quattro milioni di chilometri quadrati, comprese i Paesi Bassi con la Franca Contea, la Spagna, l’Italia centro-meridionale, alcuni Paesi a est della Germania e il Ducato di Milano, che fu una sua conquista.
Tutti questi possedimenti furono ereditati dai suoi nonni paterni, appartenenti alla famiglia degli Asburgo, e dai nonni materni, gli Aragona. Gli viene a questo proposito tradizionalmente attribuita l’affermazione secondo cui sul suo regno “non tramontasse mai il sole”: “el sol no se ponìa”. Dal 1519 al 1556, però, proprio per garantire ordine nei suoi domini, Carlo dovette trattare numerose e complesse questioni: lotte e trattative con la Francesco I re di Francia; la rivolta dei protestanti in Germania e nei Paesi Bassi; agire con abilità in Italia per mantenere la sua dominazione; combattere i Turchi che al comando di Solimano II giunsero sino alle porte di Vienna. Benché abile nel governo, Carlo V non riuscì tuttavia a mantenere unito il suo impero, che era costituito da sudditi di varie nazionalità. Per la sua cronica necessità di denaro venne chiamato “l’imperatore senza soldi”, poiché tutte le guerre affrontate durante il suo governo ebbero costi elevatissimi e, se anche i suoi possedimenti lo rendessero l’uomo più ricco del mondo, non poteva facilmente trasformare quella ricchezza in soldi contanti. Questo lo portò quindi a chiedere numerosi prestiti ai più grandi banchieri di quel tempo, i Fugger. Alla fine, stanco e sofferente, consapevole del fallimento dei suoi obiettivi unitari, Carlo abdicò e si ritirò poi in Spagna presso il monastero di San Giusto a Valladolid, dove morì nell’anno 1558. Oltre alle continue lotte e contrasti militari e politici, contribuì alla decisione di abbandonare tutto nelle mani del figlio Filippo II e del fratello Ferdinando anche il peggioramento delle sue condizioni di salute. Fisicamente non era mai stato robusto. Di statura media, gli occhi celesti, i capelli castani e il naso sottile e aquilino, aveva la mandibola sporgente degli Asburgo, resa ancor più prominente dalla barba, che rendeva difficoltosa la masticazione e la parlata. Non fu amante dei vestiti sfarzosi, portò semplicemente abiti comuni e il suo carattere fu riservato; amò molto la musica, di cui fu grande conoscitore, e fu un profondo studioso di scienze, matematica e geografia. Era molto controllato in tutto ma eccedette senza controllo nel bere e nel mangiare. L’Imperatore conservò infatti la ghiottoneria dei Fiamminghi, ingordi di cibi ricchi di droghe e di vini pregiati.
Questi eccessivi abusi di cibo gli causarono la gotta, che lo torturò negli ultimi venti anni della sua vita rendendogli difficoltoso lo stare in piedi e anche solo il cavalcare. Se le sue condizioni fisiche non furono ottimali, una certa fragilità era in lui anche a livello caratteriale e psicologico. Carlo V fu chiamato infatti anche “l’imperatore senza sorriso”, proprio perché non sorrideva mai, era molto malinconico. Si pensa che avesse ereditato la malattia della depressione, presente in quasi tutta la generazione degli Aragona, dalla madre Giovanna “la Pazza”, è probabilmente è così. Ma se si riflette sulla vita tormentata che fu costretto a vivere sin da ragazzo, come meravigliarsi se l’immagine che è arrivata a noi è quella di un uomo che non ebbe grandi occasioni per sorridere spensierato? Con tutte le luci e le ombre del suo carattere, le sue devozioni e le azioni spietate, è comunque indubbio che Carlo V fu un uomo sempre coerente e leale, un sovrano che ha segnato un’epoca controversa e difficile e ha cercato di fare del suo meglio per mettervi ordine.
Ilenia Scarpaci
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.