LA BELLA EPOQUE
Ancora oggi si definisce bella epoque, l’epoca bella per eccellenza caratterizzata da vie illuminate, da lampadine elettriche e da una serie di servizi innovativi volti a migliorare la qualità della vita.
La città promotrice di questa epoca fu Parigi definita la capitale europea del turismo, dello spettacolo, con la nascita dei primi cinema, dell’arte, della cultura e della moda. Ma che cosa c’è di vero nell’immagine romantica e anche un po’ nostalgica del periodo che va dal 1870 al 1914, inizio della Prima guerra mondiale? Innanzitutto, fu un lungo periodo di pace che permise un miglioramento culturale dominato dal pensiero del positivismo: fiducia nell’uomo e nella capacità del progresso di migliorare la vita di tutti e che avrebbe distinto la nascita della civiltà industriale e urbanizzata del 900’.
Questi elementi, apparentemente positivi, nascondevano futuri conflitti e tragedie. Se da una parte, l’avvento delle industrie consentiva di raggiungere alti livelli di sviluppo, dall’altro provocava acute tensioni sociali.
Migliaia di contadini abbandonavano le campagne e si riversavano nella città in cerca di lavoro nelle fabbriche per avere la sicurezza di un salario fisso mentre, nelle periferie crescevano quartieri degradati e privi di servizi essenziali, causando il diffondersi della criminalità e dell’immigrazione.
La vita quotidiana di questa nuova classe, il proletariato, era segnata dalla fatica e dalla miseria sulle quali i signori del capitalismo costruivano le proprie fortune.
Viaggi di lusso e prime automobili erano simboli della bella epoque accessibili solo a pochi, mentre i molti erano chiusi 14 ore nelle fabbriche costretti a lavorare e produrre.
La bella epoque e anche l’epoca dei nazionalismi, delle tensioni fra popoli diversi e anche tensioni internazionali che spesso si manifestavano in atti di terrorismo. Quindi si può definire periodo di pace apparente che nascondeva questioni insolute pronte a riesplodere anche con violenza; un’epoca sterminata dai suoi stessi frutti in particolare quelli ritrovati nella scienza che in seguito furono adottati dagli stati per la distruzione attraverso la costruzione di arsenali bellici.
Emanuela Venuti
I.C. “E. Vittorini”n15