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Il “Caso Galileo Galilei”

Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio del 1564 dal musicista Vincenzo e dalla madre Giulia. Studiò all’Università di medicina di Pisa intorno al 1581 e qui, successivamente, diventò insegnante di matematica. Grande scienziato Galileo è conosciuto per essersi avvicinato prestissimo alla “Teoria copernicana” dell’Universo avvalendosi del telescopio che, fino a quel momento, non era mai stato utilizzato con lo scopo di osservare il firmamento. Le sue teorie astronomiche, però, vengono ben presto ritenute incompatibili con quelle della Bibbia e quindi lo studioso viene considerato eretico in un’epoca di grande rigore religioso quale quella della Controriforma in cui visse.

Famoso in ambiente scientifico anche per le sue molte invenzioni, come il pendolo e il compasso di proporzione, e scoperte, come la rotazione terrestre e molto altro, lo scienziato con il passare del tempo diventava però sempre più pericoloso per la Chiesa, che decise di processarlo e minacciarlo di tortura se non avesse ritrattato le sue affermazioni. Galileo, dopo un tormentato processo da parte del Tribunale dell’Inquisizione, per salvarsi dal rogo venne alla fine costretto ad “abiurare”, cioè a riconoscere che la sua teoria sul movimento della Terra intorno al Sole non fosse corretta. “Eppur si muove”, sembra abbia detto dopo la sentenza quando, costretto ad abbandonare l’insegnamento e l’Università, si ritirò a Firenze, dove morì l’8 gennaio del 1642, angosciato per il suo distacco dal mondo religioso e senza sapere che successivamente il suo processo sarà riaperto, le sue scoperte riconosciute anche da parte della Chiesa cattolica e la sua immagine riabilitata totalmente.

Ma quando avvenne tutto ciò? Non troppo tempo fa, a dire il vero. Solo nel 1981, infatti, il grande papa Giovanni Paolo II istituì una Commissione Pontificia con lo scopo di rivedere il “Caso Galileo Galilei” e correggere i possibili errori compiuti da entrambe le parti nel processo. Nei suoi discorsi Giovanni Paolo II evidenziò in particolare gli aspetti che accomunavano le posizioni galileiane e quelle cattoliche, precisando che, secondo la Chiesa e Galileo, i fatti relativi alla ragione non possono mai contraddire la verità della fede. Galileo, del resto, dichiarava che la Grazia divina lo aiutava nelle sue scoperte scientifiche e, anche riconoscendo la necessità di un’interpretazione dei libri sacri, lo stesso scienziato riconosceva la verità delle Scritture. La commissione pontificia affermò, però, che Galileo non aveva mai provato in maniera inconfutabile la verità delle sue tesi, anche se Newton successivamente, tramite la sua conoscenza delle maree oceaniche, le aveva confermate. La commissione ammise anche che gli avversari di Galileo non avevano mai avuto delle prove che costituivano una confutazione convincente. Alla luce di queste premesse, Giovanni Paolo II ha potuto quindi affermare che i recenti studi hanno fatto superare quello che veniva considerato un “malinteso storico”. Oggi, perciò, solo alla fine del XX secolo, la Chiesa ha dichiarato il “Caso Galilei” come ufficialmente chiuso e ha riconosciuto lo scienziato, visto che è stato vittima di una condanna sbagliata, come simbolo della ricerca di un dialogo tra scienza e fede. Non sono mancate tuttavia le posizioni di dissenso, come quella di un cardinale, Melchor Sanchez de Toca, il quale afferma che per lui il “Caso Galilei” resterà per sempre aperto. Ma è un caso isolato e finalmente il grande scienziato, al quale il sapere moderno sarà eternamente debitore, potrà riposare in pace.

Marco Calabrò

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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