Al liceo Sciascia-Fermi il giornalista e saggista Luciano Mirone
Video realizzato dagli alunni della 5B scientifico
Il set delle meraviglie
Pochi luoghi come la Sicilia possiedono l’intima capacità di divenire terre della narrazione e del ricordo. L’isola con la varietà dei paesaggi che la percorrono, con i suoi incredibili colori, le sue molteplici luci rappresenta un set cinematografico naturale per meravigliosi e indimenticabili film.
Nell’opera “Il set delle meraviglie, il giornalista Luciano Mirone si pone l’obiettivo di descrivere la Sicilia attraverso quei film che proprio in questa terra sono stati girati e che appartengono alla storia del cinema. Di tali film l’autore fornisce, aneddoti, curiosità ricavati da coloro che in vario modo ne presero parte e attraverso i quali si scopre tutto quello che si nasconde dietro la realizzazione di un’opera cinematografica. (prof. Dora Damiano)
IL GATTOPARDO
Come si evince dal titolo il libro “Il set delle meraviglie” raccoglie una serie di episodi e curiosità su film di grande successo girati in Sicilia. Tra i vari capitoli esaminati ho scelto di soffermarmi sul film “Il Gattopardo” tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che si lega con aneddoti e personaggi del mio paese, Ficarra, luogo amato da Lampedusa che ha ispirato alcuni passaggi del romanzo.
Raccontare come la storia abbia ispirato il regista Luchino Visconti che ha realizzato uno dei più famosi capolavori della cinematografia italiana è quasi superfluo. Il romanzo racconta la rovina di una delle più importanti famiglie isolane, quella dei Principi di Salina, in epoca risorgimentale. Il tutto ruota attorno alle vicende di Don Fabrizio, dei suoi familiari e dei cambiamenti politici, sociali ed economici verificatisi dopo l’Unità d’Italia.
La caduta dei Salina diventa, da subito, il simbolo del tramonto di un’intera epoca e della classe sociale preminente: l’aristocrazia feudale. All’improvviso Don Fabrizio, come tutti gli aristocratici, scopre che deve “farsi da parte” perché non ha saputo amministrare le sue ricchezze e ha sprecato inutilmente il suo patrimonio.
Allo stesso tempo si accorge che altri sono pronti a prendere il suo posto; sono i rappresentanti della borghesia terriera, un gruppo numeroso e desideroso di ottenere, prima possibile, i patrimoni , i privilegi e i benefici di chi li ha preceduti nei posti di potere.
Al contrario dell’aristocrazia, che da tempo non si curava dei propri possedimenti, i borghesi stabiliscono un nuovo patto con la terra, tornando a coltivarla e sfruttarla.
Il principe di Salina da uomo saggio riconosce i limiti della classe a cui appartiene e ne individua gli errori, tuttavia non tradirà mai la nobiltà. L’aristocrazia è il suo mondo, l’unico nel quale si riconosce e cercherà di difenderlo fino alla fine.
Nel contempo Don Fabrizio apprezza l’operosità dei borghesi e ammette che hanno saputo sfruttare intelligentemente le debolezze e i vizi dei nobili, ma non può fare a meno di temere che uomini ignoranti come Calogero Sedara possano prendere il potere. Ecco che rivendica la superiorità culturale della classe aristocratica, per cui si ritrova a pensare che i borghesi …” sono uomini ossessionati dai soldi e incapaci di apprezzare la bellezza di un cielo stellato..” nessuno di loro è in grado di costruire un mondo migliore, questo lo induce ad affermare la celebre frase “ Se vogliamo che tutto che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi..”
Tra gli aneddoti raccontati dal giornalista Mirone nel capitolo dedicato al Gattopardo mi ha colpito la scena in cui un gruppo di comparse doveva manifestare un’esclamazione di stupore; le numerose prove non soddisfacevano il regista, quando , improvvisamente, gli fu consigliato di far uscire la bellissima attrice Claudia Cardinale e “magicamente” tutti esclamarono un “miiiihhh…” diverso da quell’ ooohhh… voluto dal regista, ma della giusta intensità. Mi piace ricordare come anche il mio paese, Ficarra, ha avuto un ruolo nella stesura del romanzo, poiché è stato storicamente provato che nel 1943 , quando Tomasi, da sfollato, soggiornò per tre mesi nel paesino ospite dei cugini Piccolo, mentre cercava di sfuggire agli orrori della guerra, assistette al ritrovamento del cadavere di un giovane soldato tedesco, morto nello scontro con gli americani. Anche nelle prime pagine del romanzo si fa riferimento al ritrovamento del cadavere di un soldato nel giardino di Villa Salina. A Ficarra Tomasi conobbe Ciccio Tumeo, le cui fattezze vengono riprese nell’organista di Donnafugata, Francesco Molvica ispirò i caratteri fisici del cognato del Principe di Salina, mentre Pietro Gullà suggerì il personaggio di Don Onofrio Rotolo, guardiano di Donnafugata. (Flavia Catena IV D Liceo scientifico)
Gattopardo
C’è un film che è diventato un po’ il simbolo della Sicilia, per un incontro straordinario tra narrazione storica, vicende personali, attori e registi di primissimo piano. Nel capitolo, che Luciano Mirone dedica al Gattopardo, viene descritta la modalità con cui Luchino Visconti scelse il paesino siciliano di Ciminna per girare gli esterni dell’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel film, questo piccolo paese si trasforma nel borgo di Donnafugata, dove il principe Salina e la sua famiglia risiedettero durante lo scontro fra i garibaldini e i Borboni. Visconti rimase incantato dall’altare barocco della chiesa Matrice, dalla sua bellissima piazza, bastò fare qualche modifica per la realizzazione delle scene. Per la sistemazione della facciata della dimora estiva del Gattopardo si mobilitarono tutte le maestranze del paese e da Sanremo, ogni giorno, arrivavano fiori freschi per abbellire gli ambienti. Nel capitolo vengono citate le testimonianze di alcune comparse che lavorarono nel film. Cusmano, presidente della sezione di Sicilia antica di Ciminna, una delle poche persone ad aver capito l’importanza nazionale dei luoghi del Gattopardo, racconta come abbia riportato alla luce il materiale relativo al film, come abbia contattato la Titanus e raccolto tutte le straordinarie testimonianze. Nel capitolo vengono anche descritti in modo minuzioso i luoghi di due famose scene, quella della caccia di don Fabrizio e del fedele Ciccio Tumeo e quella del ballo tra Angelica e il Principe. ( Francesca Fabio VB Liceo Scientifico )
“In nome della legge”
Un tema che ricorre più volte nei film scelti da Mirone è quello della mafia,organizzazione nata dal ceto sociale dei massari che gestivano i terreni della nobiltà, avvalendosi del lavoro manuale degli operai e che con l’avanzare degli anni ha assunto sempre di più le caratteristiche brutali di un’associazione violenta.
“In nome della legge” tratto dal romanzo“Piccola pretura”, di Giuseppe Guido Lo Schiavo, rappresenta uno dei primi film di Pietro Germi, che si cimenta per la prima volta con le problematiche sociali e civili della Sicilia. E’ la storia di un giovane magistrato settentrionale,Guido Schiavi, inviato nell’immaginario borgo siciliano di Capodarso per indagare su una serie di omicidi compiuti nel paese.
Ma si scontra con l’omertà e la diffidenza della gente del luogo che ostacola il suo lavoro, e non gli permette di scoprire i colpevoli. Si ritrova solo contro tutti, appoggiato unicamente dal maresciallo dei carabinieri e dall’amico Paolino, un giovane e onesto lavoratore. E’ sull’orlo della rinuncia quando l’omicidio di Paolino lo induce a restare per combattere la mafia con tutti i mezzi.
Il film nonostante il grande successo nelle sale cinematografiche italiane, fu accolto in modo strano nei paesi in cui furono girate le scene. Lo scrittore Mirone sottolinea come un film del genere, in zone tradizionalmente mafiose, abbia rappresentato “un pugno nello stomaco per tutti”.
Nell’intervista, l’ attore non professionista, Bernardo Indelicato, rivela numerosi retroscena e situazioni particolari accaduti durante le riprese. Spiega che nessuno si aspettava un film del genere e ricorda che, mentre venivano portate avanti le registrazioni, “la gente pensava che si stesse babbiando”.
(Francesca Fiore III B Liceo Scientifico)
Salvatore Giuliano
Un altro film su cui Mirone si sofferma è “Salvatore Giuliano” diretto da Francesco Rosi. Il film vuole essere una ricostruzione fedele dei fatti relativi alla morte del bandito e dei suoi collegamenti con gli alti vertici delle istituzioni nazionali e internazionali. A Montelepre Mirone incontra Totò Chiaramonte, l’amico fotografo del bandito, che gli rivela di conoscere Giuliano fin da bambino e che durante la latitanza del bandito, era solito raggiungerlo nel suo rifugio segreto, dove con discrezione “scattava la vita di Turiddu”. Il giornalista riporta anche le testimonianze relative alla strage di Portella della Ginestra, alcune comparse ricordano come la ripresa di quelle scene abbia coinvolto tutto il paese. Infine, presso Castelvetrano la testimonianza eccezionale di Gregorio Di Maria, personaggio chiave della storia vera e del film. Egli infatti diede ospitalità a Giuliano nella casa di via Mannone, dove il bandito venne ucciso il 5 luglio del 1950 e, circa dieci anni dopo, mise a disposizione di Rosi la stessa casa per le riprese del film.
Mirone mette in luce quanto sia risultato difficile convincere il paese ad accettare un progetto cosi importante, perché i fatti su cui si poneva l’attenzione, risalenti soltanto ad un decennio, prima rappresentavano ancora sicuramente per la gente del luogo una ferita aperta. Egli spiega che il paese aveva “il timore che di Montelepre si potesse continuare a dare un’immagine negativa, ma sottolinea anche come alla fine Rosi sia riuscito a convincere la gente a sostenere la realizzazione del film anche in virtù dei buoni compensi. (Alessia Lunghitano IVB Liceo Scientifico)
Cento Passi
Tra i film più celebri presi in esame da Mirone quello più noto e più visto da noi ragazzi è senza dubbio “I centopassi” . Questo film mette in scena la storia di Peppino Impastato che si ribella alla mafia e viene ucciso. Peppino,pur appartenendo ad una famiglia mafiosa, ha avuto il coraggio di schierarsi contro ed è sicuramente una figura importante la cui memoria è viva ancora oggi come riferisce il fratello Giovanni Impastato, che racconta come la memoria di Peppino sia onorata ovunque, l’unico suo rammarico è che proprio a Cinisi, il paese di Peppino, il suo sacrificio non sia stato capito profondamente, addirittura la gente del paese non è andata nemmeno al funerale e alle commemorazioni della sua morte.
L’opera cinematografica è stata affidata al regista Marco Tullio Giordana per ricordarne la memoria. Un contributo importante a far conoscere la storia di Peppino si deve a Claudio Fava, figlio del giornalista Pippo Fava ucciso dalla mafia, che scrisse un libro “Cinque delitti perfetti” nel quale è riservato un capitolo proprio a Peppino. Mirone attraverso la voce di Giovanni, il fratello di Peppino, rievoca alcuni ricordi del periodo in cui fu girato il film nel 1999 e si sofferma sul fatto che nonostante fossero passati più di 20 anni (9maggio 1978) il coinvolgimento emotivo fu grande. (Beatrice Calderaro IVB Liceo Scientifico)
Un altro tema trattato dal giornalista Luciano Mirone, autore del libro Il set delle meraviglie, è quello dell’onore , della rispettabilità e della virilità dei siciliani.
Divorzio all’italiana, Sedotta e abbandonata, Il bell’Antonio rappresentano una trilogia che ha come filo conduttore il cosiddetto “onore”, in una Sicilia del secondo dopoguerra in cui sono le apparenze quelle che contano. La donna è relegata a poco più che un soprammobile e l’uomo deve esercitare la propria mascolinità.
Nel film Divorzio all’italiana Germi affronta con occhio critico le contraddizioni , le ipocrisie e gli stereotipi di una società arcaica come quella siciliana, legata a un’idea piuttosto superata dell’onore e della rispettabilità. Tanti sono gli episodi divertenti e a volte drammatici raccolte da Mirone per documentare la sua esperienza. Ancora una volta il suo sguardo si sofferma sulle strade, i palazzi le chiese che costituiscono lo sfondo naturale del film. Intraprende diversi rapporti con i cronisti, con le comparse con gli osservatori per conoscere, sapere, curiosare.
In seguito, Germi realizzò una sorta di secondo capitolo siciliano, Sedotta e abbandonata, dove di nuovo torna il tema del’onore. Mirone, all’inizio del capitolo, non può fare a meno di raccontare il tormentato amore tra la protagonista del film Stefania Sandrelli e Gino Paoli, il cantautore che per lei compose la famosa canzone Sapore di sale.
Ancora una volta il giornalista, accompagnato da Pippo Navarra, utilizza i suoi occhi come una macchina fotografica facendoci vedere le tante location scelte da Germi per le riprese. Le piazze, il palazzo cinquecentesco, il bar, il circolo, rimasti esattamente come nel film. E’ strano, come ancora oggi, gli abitanti di Sciacca siano rimasti profondamente legati al ricordo del film e al grande Germi.
Il film il Bell’Antonio, tratto dal libro dello scrittore siciliano Vitaliano Brancati, si collega al tema della virilità e alle contraddizioni di una Sicilia ancora arretrata. Il protagonista Antonio Magnano, dopo avere sposato Barbara, di cui è profondamente innamorato, si rivela incapace di consumare il matrimonio. La sua impotenza lo porterà a perdere la moglie con l’annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota, a diventare lo zimbello della città in un periodo in cui vigeva la figura dell’uomo guerriero.
Tale film è una critica acuta e senza possibilità di riscatto alle convenzioni, alle apparenze che spesso sono dure a morire. (Martina Presti Danisi, Giorgia Granza, Benedetta Iraci IVB Liceo Scientifico)
Nuovo Cinema Paradiso, film particolarmente caro all’autore, è il ritratto dell’Italia e degli italiani del secondo dopoguerra , ma è soprattutto una dichiarazione d’amore al cinema. E’ il cinema che celebra se stesso, il cinema dei grandi film che facevano sognare un popolo quando, in un periodo di miseria, di ricostruzione, le uniche distrazioni erano le proiezioni e la piccola sala cinematografica parrocchiale.
NUOVO CINEMA PARADISO
Nel capitolo dedicato a “Nuovo Cinema Paradiso” del libro di Luciano Mirone, “Il set delle meraviglie” è raccolto il backstage dell’omonimo film di Giuseppe Tornatore, tramite le voci degli stessi attori e delle comparse varie. Il film, estremamente delicato e sensibile, è un incontro di arti nel quale la scenografia, il montaggio, la fotografia e la colonna sonora, composta da Ennio Morricone creano un nucleo unico.
Qui Mirone descrive la Sicilia da un punto di vista sociale, culturale e anche geografico. Scruta con occhio attento le viuzze, i vicoli, i cortili, la magia della piazza di Giancaldo, ”un gioiello di pietra incastonato fra i monti Sicani”.
Il libro, rievocazione emozionante di una Sicilia meravigliosa, contiene numerose testimonianze di fatti accaduti durante le riprese, ad esempio l’esperienza del piccolo attore Totò Cascio, il quale testimonia con grande emozione e nostalgia il periodo passato a recitare. Anche Luciano Mirone da bambino ha vissuto l’esperienza del cinematografo e racconta il suo primo incontro con il cinema Eden di Belpasso “messo in piedi” dai nonni, per questo in lui è magico rivedere il piccolo protagonista di Nuovo Cinema Paradiso. Lo scrittore, attraverso episodi ricchi di umanità e con grande sensibilità, mette in luce le opinioni di quei provetti attori che presero confidenza, per la prima volta, con “la settima arte”, il cinema, e con le emozioni che esso suscita. Ci permette cosi di sognare in questo nostro tempo in cui la gente sembra spinta fuori dalla dimensione umana, impossibilitata a gustare le belle emozioni dell’esistenza. (Sara Martino Cinnera IVB Liceo Scientifico)
NUOVO CINEMA PARADISO
Lo scrittore ci racconta vari aneddoti e curiosità legati al set. Il film è stato girato principalmente a Palazzo Adriano, paese che nel film è chiamato Giancaldo. Gli abitanti furono entusiasti e onorati di ospitare la troupe tranne un certo “Saverino” un abitante del paese piuttosto anziano che non la prese benepoichè vedeva “profanata” la piazza del paese, ma Tornatore riuscì a coinvolgerlocome comparsa. Mirone si sofferma sui provini che si fecero a scuola per individuare il bambino protagonista del film. La scelta cadde su un piccolo e impaurito Totò Cascio scelto per la spontaneità e simpatia. Il film uscì nel 1988 e all’inizio fu un fiasco, solo dopo aver tagliato alcune scene un po’ lunghe e melodrammatiche il film fu apprezzato e addirittura vinse l’Oscar. Anche il paesino di Palazzo Adriano, grazie al film, diventò meta di turismo e Totò Cascio in Giappone nel 1999 fu eletto personaggio dell’anno. (Alessia Abate IVC Liceo Scientifico)