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Giorgio Perlasca, “Giusto tra le nazioni”

Il 27 gennaio è una ricorrenza importante: ogni anno, nel mondo, in questo giorno vengono ricordati 15 milioni di vittime dell’Olocausto rinchiuse e uccise nei campi di sterminio nazisti durante la Seconda Guerra mondiale. Sei milioni di morti appartenevano al popolo ebreo: il loro genocidio viene chiamato Shoah. Tra i tanti eroi che hanno salvato la vita di molti ebrei, va ricordato un commerciante italiano: Giorgio Perlasca. Il suo nome è legato in particolare al salvataggio di migliaia di ungheresi di origine ebraica a Budapest. Da giovane egli aveva aderito al fascismo e si era arruolato nelle “camicie nere”: combatté poi nella guerra civile spagnola con i nazionalisti. Durante gli anni della guerra apprese la lingua e cultura spagnola ma poi si allontanò dalle idee del fascismo e nel 1942 iniziò a lavorare in Ungheria, a Budapest.

Qui, con i suoi occhi, vide l’orrore ed il trattamento riservato agli ebrei ungheresi. Il giorno dell’armistizio tra Italia e Alleati decise di non aderire alla repubblica di Salò e così divenne ricercato dai nazisti. Chiese dunque protezione all’Ambasciata spagnola, dove aiutò l’ambasciatore Angel Briz a salvare gli ebrei di Budapest tenendoli nascosti nelle “case protette”. Nel novembre de 1944, Briz dovette però partire per non riconoscere il governo filonazista ungherese, quindi Perlasca si finse il console”Jorge Perlasca” e, con falsi documenti, gestì il “traffico”di migliaia di ebrei. Non solo salvò oltre 5000 ebrei dalla deportazione, ma sventò l’incendio del ghetto di Budapest. Non raccontò mai questa vicenda una volta tornato in Italia, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno. Solo cinque anni prima di morire, nel 1987, venne rintracciato da donne ebree ungheresi che resero pubbliche le sue imprese. Egli ricevette da quel momento tantissime onorificenze, tra cui il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni”.

In questi giorni, proprio per non dimenticare l’orrore che dovette subire il popolo ebreo, abbiamo guardato a scuola il film che narra il coraggio di Giorgio Perlasca, un uomo che ha messo a repentaglio la sua vita per salvarne altre. Mi ha colpito il suo modo coraggioso di opporsi ai nazisti e l’orrore che dovettero subire gli ebrei, cosa che al solo pensiero fa rabbrividire. I soldati tedeschi entravano nelle case e ordinavano di preparare le valigie per partire verso una meta ignota. Facevano salire quella povera gente su treni merci dove spesso in un vagone venivano stipate tantissime persone. Si stava stretti e bisognava resistere alla fame e al freddo. La maggior parte moriva sui vagoni per le condizioni disumane mentre, arrivati nei campi di concentramento, le donne e i bambini venivano separati dagli uomini. Sulle loro braccia venivano tatuate delle cifre: i loro nuovi nomi. I più deboli venivano subito portati nelle camere a gas, dove credevano che avrebbero dovuto fare una doccia e invece con gas letali morivano soffocati. Perirono più di quindici milioni di persone, il 90% degli ebrei europei. Una sopravvissuta e testimone di questi orrori è Liliana Segre, nominata senatrice a vita il 19 gennaio 2018 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la cui voce tiene costantemente viva la memoria degli italiani. Oggi abbiamo infatti ancora bisogno di queste testimonianze per capire l’errore commesso, ovvero obbedire al fascismo e alle leggi razziali! Fa paura pensare che chi disobbediva a queste leggi veniva fucilato. Mi chiedo come si è potuto togliere la vita a persone innocenti perché considerate di razza inferiore… Al solo dire “razza” ci dobbiamo vergognare, perché non c’è una razza che conta di più ed un’altra che ha meno valore, ma siamo tutti esseri umani. Dio ci ha creati con un cuore, con dei sentimenti… soffriamo e sorridiamo tutti allo stesso modo, bianchi, neri , gialli… La scorsa estate, al Grest, ho conosciuto ragazzi provenienti dal Sudan e dalla Nigeria: cambiava solo il colore della pelle rispetto al mio; non avevano nulla di diverso erano persone come me! Abbiamo fatto amicizia e mi sono reso conto che loro sono stati meno fortunati rispetto a me! Nei loro paesi si vive male, c’è la guerra, si rischia di morire ogni giorno. Credo che il mondo sia di tutti e che tutti possiamo vivere tranquillamente insieme, rispettandoci e non odiandoci l’un con l’altro come purtroppo sta accadendo! Non dobbiamo ottenebrare la nostra mente dall’odio, dalla paura del diverso, altrimenti si ripetono gli errori del secolo scorso e la giornata della Shoah serve proprio a questo: non commettere gli stessi errori del passato!

Salvatore Caravello

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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