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Una panchina rossa nell’I.C. di Venetico per ricordare tutte le vittime di femminicidio

Gli alunni dei Plessi di Venetico e Valdina dell’I.C. di Venetico raccontano l’evento

Giorno 19 dicembre 2018, nell’Aula Magna della scuola media di Venetico, gli alunni di tutte le classi hanno partecipato all’Incontro “Contro la violenza” dedicato a tutte le vittime di femminicidio. Sono intervenute le mamme coraggio, signora Zizzo Giovanna e signora Vera Squatrito. La signora Zizzo Giovanna ha testimoniato l’uccisione della figlia Laura di anni 12 per mano del padre, condannato dal tribunale di Catania all’ergastolo, mentre la signora Vera ha ricordato la figlia Giordana vittima della follia omicida del compagno. Sono intervenuti al dibattito la dottoressa Valeria Capra psicologa che ha spiegato all’attento pubblico dei nostri alunni come riconoscere un amore “malato”. Il tenente del Nucleo Operativo di Milazzo Michele Puzzo ha parlato degli omicidi di “Genere” mentre l’avv. Tiziana Alesci ha relazionato sui procedimenti legali legati al femminicidio. Ospiti graditi anche il Sindaco di Venetico, Sig. Rizzo Francesco, e il consigliere comunale Katia Giordano. Grande commozione e attenzione di tutti i presenti: gli alunni hanno preparato video, canzoni e due toccanti lettere dedicate a Laura e Giordana. La manifestazione si è conclusa con l’inaugurazione nel cortile della scuola della “Panchina Rossa” simbolo della violenza contro le donne e dedicata a Laura e Giordana con una frase significativa: “L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e lascia lividi sulla faccia.” (L. Littizzetto).

Classe III A- Scuola secondaria di I grado- Plesso di Venetico

Il 19 dicembre scorso, nella palestra della scuola media di Fondachello, noi alunni di tutte le classi abbiamo assistito ad un incontro con l’avvocato Tiziana Alessi, la psicoterapeuta Valeria Capra, con i rappresentanti dei carabinieri e con Giovanna Zizzo e Vera Squatrito, mamme di due giovanissime vittime del femminicidio: Laura e Giordana.

Il femminicidio, diffuso in tutto il mondo, è una violenza esercitata solo sulle donne, un atto barbaro, compiuto per farle soffrire, con prepotenze e aggressioni fisiche e psicologiche. La psicologa ci ha spiegato i meccanismi che portano appunto a casi di grave maltrattamento e addirittura di morte. Di solito, l’uomo violento applica una strategia per conquistare l’attenzione della vittima e avvicinarsi a lei. Inizia a corteggiarla e cerca di farla sentire speciale attraverso complimenti e regali, fino a quando la donna, affascinata e sorpresa da questo atteggiamento così affettuoso, si convince di essere davvero importante per lui. A questo punto sorgono le problematiche con il SILENZIO PUNITIVO: la donna prova dolore perché il partner scompare e non sa dove trovarlo.

Il maschio svaluta la donna, non è più geloso di lei, non chatta e inizia una serie di comportamenti aggressivi con la partner. Più lei lo ama e lo cerca, più lui diventa violento. Iniziano così i maltrattamenti.

L’uomo, con ingiurie e minacce, costringe la donna a fare quello che lui desidera e se così non è lui risponde con la violenza. In questo caso la donna dovrà chiedere aiuto ad esperti.

Un altro attualissimo problema è lo STALKING, atti persecutori che si concretizzano in telefonate e messaggi, minacce, provocazioni, pedinamenti e persecuzioni. Anche in questo caso bisogna chiedere aiuto e/o denunciare.

Lo Stato italiano applica le pene in base al reato e il primo atto è l’allontanamento dell’aggressore dai luoghi frequentati dalla vittima e dalla casa familiare.

Attraverso tre parole chiave possiamo capire se una relazione è a rischio.

  • RECIPROCITA’: il rapporto di parità che collega nella stessa misura il legame fra due soggetti. Se non c’è reciprocità è una relazione patologica. Il partner sta in silenzio, non comunica o svaluta la compagna, bisogna parlare o denunciare.
  • RISPETTO: sentimento e atteggiamento di stima verso una persona. Confrontarsi e dialogare col partner senza alzare le mani.
  • SENSIBILIZZAZIONE: bisogna denunciare per fare in modo che altre donne non abbiano paura di raccontare cosa sta succedendo.

Donne uccise per vigliaccheria di uomini, anzi “topi di fogna”, è così che una mamma definisce questi uomini barbari, come testimoniato da entrambe le madri, le cui figlie sono state uccise una dal padre e l’altra dal suo fidanzato.

Anche tra i bambini, a volte, si verifica una sorta di violenza. Il leader ha la forza di fare branco, comandando e deridendo il bimbo di mira. Ma noi, cambiando il nostro comportamento, possiamo essere persone migliori e insegnare ai nostri amici, ai nostri familiari e un giorno ai nostri figli ciò che abbiamo imparato, cioè che la violenza porta solo al dolore.

Mi hanno colpito molto alcune righe del testo di Laura: “Ero un angelo, stavo con gli amici, i bambini mi facevano il solletico”. Queste parole fanno capire che Laura aveva una voglia di vivere immensa, spezzata da un orrendo atto compiuto dal padre per ferire la moglie e madre della piccola Laura.

Per concludere vorrei ricordare i nomi di alcune vittime: GIORDANA, LAURA, MELANIA, JENNIFER, ANNAROSA, STEFANIA, FRANCESCA, le piccole ELIGIA E GIULIA. Spero che questi atti di violenza non avvengano mai più in tutto il mondo.

Francesco Cannistrà. Classe I D – scuola secondaria di I grado Fondachello Valdina

Vorrei fare delle brevi riflessioni su questo gravissimo problema di cui abbiamo discusso nell’incontro e in classe con i docenti. “Femminicidio”, che significa “omicidio delle donne”, è una parola nuova che avrebbe potuto non essere inventata. Con questa e altre parole si descrive la violenza sulle donne, ma il punto è sempre quello: perché succede? È il modo di reagire violento e sbagliato dell’uomo incapace di affrontare i problemi con la propria compagna, un uomo malato nella mente che non sa stabilire rapporti normali con gli altri.

E purtroppo tante donne sono troppo prese dall’amore e non riescono a vedere e credere alla realtà crudele, e allora non denunciano alle autorità prima che sia troppo tardi. Io sono ancora una ragazzina, ma già mi sono fatta delle convinzioni importanti: le ragazze e le donne devono aprire gli occhi, devono accorgersi di cosa accade nel rapporto con il loro ragazzo/uomo, devono essere in grado di capire quando una storia diventa “sbagliata”; allora devono avere coraggio e parlare, confidarsi con altre persone, chiedere consiglio e aiuto, denunciare ai carabinieri e alla polizia, perché bisogna fermare questa follia per sempre.

Incontri come questo organizzato a scuola ci rendono tutti più consapevoli, ci fanno crescere e sicuramente noi saremo persone migliori di quei criminali che agiscono in modo bestiale.

Carmen Previti   1D – scuola secondaria di I grado Fondachello Valdina

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