lunedì, Dicembre 23, 2024
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La cultura classica al tempo dei social

L’importanza della cultura classica viene oggi sottovalutata ed è spesso descritta come un fattore inutile. Ciò che si dovrebbe fare, invece, è trasmettere alle nuove generazioni le origini della nostra lingua, delle nostre usanze e del nostro sapere in generale.

Purtroppo oggigiorno questo non avviene poiché i ragazzi spesso disconoscono, appunto, ciò che è la cultura classica e nelle varie categorie in cui si dirama, mentre bisognerebbe proprio far capire che essa è la base della nostra civiltà moderna e che effettivamente essa si collega a tutto con cui abbiamo a che fare nella nostra giornata. Spesso la gente si disinteressa ai musei o ai monumenti o perfino ai documentari che riguardano l’argomento, perchè la tecnologia ha preso il sopravvento e il resto viene considerato “inutile” e vecchio.

Invece la cultura classica può essere conosciuta anche in altri modi e deve essere rivalutata, magari con nuovi strumenti di approccio. Oggi, ad esempio, giovani e adulti passano in media la maggior parte delle ore della giornata davanti ad uno schermo: tablet, smartphone, computer… soprattutto sui social network, tanto che la moda del decennio è scattare foto per poi pubblicarle su un social con lo scopo di ricevere un pollice in su o uno in giù.

Si può però trasmettere la cultura classica anche sui social. Per esempio molti musei italiani pubblicano una foto di un’opera (quadro, documento, scultura…) che ha per didascalia la spiegazione a riguardo e si può anche contribuire a questo processo pubblicando immagini e didascalie attinenti che diffondano la conoscenza del nostro patrimonio culturale. I giovani, poi, non imparano più il greco ed il latino perché, essendo considerate lingue “morte” (definizione corrente), in pochi si impegneranno nello studio di una lingua con cui difficilmente si può cercare di comunicare con qualcuno, anche se la loro conoscenza ci permette di capire meglio ciò che gli antichi hanno lasciato, senza contare l’arricchimento lessicale e linguistico che ne deriva.

Incentrando quindi la rivalutazione di una parte consistente del nostro sapere questo rapporto tra passato e presente, ne consegue che, se non vogliamo perdere il valore delle nostre origini storiche, ciò che si dovrebbe insegnare oggi ai bambini è creare delle nuove e piccole radici, magari proiettate verso la modernità e il mondo globale, ma non abbandonando tuttavia quelle che costituiscono il fondamento la nostra conoscenza.

Francesco Munafò

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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