Caravaggio, un genio ribelle
Michalangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio, nacque il 29 settembre 1571 a Milano, proveniente da una famiglia stimata e molto agiata, pittore italiano di fama internazionale. Ebbe una vita movimentata, vissuta intensamente e senza sosta.
A soli 13 anni fu mandato a lavorare come apprendista presso il laboratorio di Simone Peterzano, pittore del manierismo lombardo. Concluso l’apprendistato, nel 1601 si trasferì a Roma dove nel 1603 riceve una querela per aggressione; in seguito viene citato in tribunale per aver diffuso poesie scurrili e un cameriere di un’osteria lo accusò di avergli tirato in faccia un piatto di carciofi. Nel 1605 fu arrestato per porto abusivo d’armi e lo stesso anno aggredì una notaia.
Nel 1606, poi, uccide Pinuccio Tommasoni dopo un litigio a pallacorda: sarà costretto a fuggire da Roma, rifugiandosi in diverse città per evitare la condanna a morte. Fugge a Napoli, poi a Malta, dove verrà arrestato; evaso dal carcere girovaga per Siracusa, Messina, Palermo e poi a Napoli, lasciando “tesori” durante la sua permanenza. I suoi dipinti mostrano un’analisi dello stato umano, fisico ed emotivo quasi reale, con un uso della luce innovativo per l’epoca. Infatti introduce il concetto di luce naturale, ovvero un’illuminazione proveniente da una fonte esterna al quadro, posta di solito in alto a sinistra.
Caravaggio rispetta le caratteristiche naturali e reali della luce, ma la utilizza come “riflettore” puntato su ciò che gli interessa mostrare. Nella bottega del Cavalier d’Arpino a Roma si specializza anche nel dipingere la natura morta, che rende estremamente realistica dipingendo la luce sulla buccia dei frutti. Sempre a Roma dipinge per molti ordini religiosi le figure dei santi, che vengono molto umanizzate prendendo come modelli la gente e i luoghi comuni. Caravaggio dà anche una svolta al concetto di santità, poiché, rispetto agli artisti del passato, le sue aureole sono in penombra in quanto, secondo lui, la santità sta tra la gente umile.
L’artista fu anche sostenuto ed incoraggiato da una cerchia di raffinati conoscitori d’arte, tra cui vi era il Cardinale Francesco Maria del Monte. Fu proprio il cardinale a metterlo in contatto con i primi collezionisti d’arte per i quali l’artista realizzò una serie di ritratti di giovani, come “Il ragazzo con il canestro di frutta”, “Il ragazzo morso da un ramarro” ecc..
Nel 1596 realizzò “La canestra di frutta”, un quadro molto particolare dove i colori dei frutti e delle foglie sono vicinissime alla realtà; nello stesso anno realizzò “Il Bacco” su commissione del Cardinale Maria del Monte. In seguito cominciò a dipingere immagini sacre come: “Il riposo durante la fuga in Egitto”,”Il soggetto della Maddalena”, “ La decapitazione di Olofene”, “La vocazione di San Matteo” e “Il martirio di San Matteo”. Quest’ultime due opere li troviamo nelle pareti laterali nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Anche “San Matteo e l’angelo”, dapprima appartenente alla famiglia Contarelli, adesso si trova nella medesima chiesa.
Su commissione di Monsignor Cerasi, Caravaggio sulle due pareti laterali della cappella di Santa Maria del Popolo a Roma dipinse “La crocifissione di San Pietro” e “La conversione di San Paolo”. Nel 1603 dipinse “La deposizione” che si trova oggi nella Pinacoteca Vaticana, un quadro che mostra una scena di un seppellimento di un uomo con un contrasto di luce e ombre dal volto drammatico. Nel 1606 dipinse “La morte della Vergine” per la cappella Cherubini di Santa Maria della Scala in Trastevere a Roma, ma fu acquistata dal Duca di Mantova e adesso esposta al Museo del Louvre a Parigi. Trasferitosi a Napoli, alla fine del 1606 dipinse “Le sette opere di misericordia”, una grande tela per la chiesa del Pio Monte della Misericordia. Nel 1607 Caravaggio partì per Malta, dove dipinse “La decollazione del Battista”, un capolavoro assoluto che gli valse la nomina di Cavaliere di Malta. Quest’opera è conservata nella Concattedrale di San Giovanni a La Valletta.
Fuggito da Malta si trasferì prima a Siracusa e poi a Messina, dove dipinse la splendida ”Resurrezione del Lazzaro”. In questo dipinto Caravaggio si auto ritrae tra la folla e, insieme all’”Adorazione dei pastori”, lo stesso è custodito al Museo regionale di Messina. Dopo un breve soggiorno a Palermo, Caravaggio ripartì per Napoli, dove durante gli ultimi anni di vita dipinse alcune opere considerate come una sorta di testamento spirituale. “Il David con la testa di Golia” è certamente l’opera più intima personale e toccante che egli realizzò.
Nel 1610, all’età di 39 anni, il grande pittore verrà ritrovato cadavere sulla spiaggia di Porto Ercole, poco prima di ricevere la grazia dal papa. Scompare così un artista che durante la sua breve vita riuscì a lasciare segni indelebili come la luce e l’ombra e il reale. Qualcuno scrisse: “Non importa conoscere la sua storia: i suoi quadri rispecchiano il dolore vissuto”.
Monica Paratore
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.