Un anno di cyberbullismo in Sicilia
Giorno 20/11/2018 la classe 3E, della Scuola Media Mazzini, ha assistito alla conferenza del Kiwanis Internazional “Un anno di cyberbullismo in Sicilia”, organizzata nella splendida cornice della chiesa di Santa Maria Alemanna, con la partecipazione di avvocati e pedagogisti, spinti dal principio “fai agli altri quello che vorresti che venisse fatto a te”.
IL 20 novembre è la Giornata internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. La data è stata scelta dall’ONU per ricordare i principi contenuti nella Convenzione del 1989, ratificata dall’Italia nel 1991, con la quale ogni Stato si assume l’impegno di proteggere i minori. Ed in questa ricorrenza il Kiwanis, un’associazione presente in 87 Paesi del mondo è, per il secondo anno consecutivo, in prima linea contro il cyberbullismo per prevenire ed educare contro i “bulli da tastiera”.
In Italia circa 13.000, tra bambini e adolescenti, ne sono coinvolti, in un’età compresa soprattutto tra gli 11 e 14 anni. Secondo il luogo di coinvolgimento, il bullismo possiamo distinguerlo in scolastico, sociale, tecnologico, cyberbullismo, sessista, razzista. E il bullo online è sempre una persona che conosci.
Il Parlamento Italiano, in memoria di Carolina Picchio, vittima di cyberbullismo, ha varato una legge affinché la storia di questa ragazza, che si è buttata dal quinto piano del suo palazzo, a Novara, perché i suoi amici (“delinquenti”) hanno fatto un video e lo hanno postato sui social, non si ripeta.
Oggi sono almeno 200 mila gli adolescenti, fra i 13 e i 17 anni, stregati da chat, pc, videogame, tanto da passare circa 8 ore al giorno online o alla consolle della Playstation. Sono “piccoli eremiti informatici” inconsapevoli del loro isolamento e la metà di loro supera le 10 ore ed entra nella “sindrome di Hikokomori”, una devastante dipendenza che aliena il soggetto fino a renderlo del tutto dipendente dal mondo virtuale. Varie associazioni, che si occupano di tutela della salute dal 2012, monitorano il tempo di permanenza sui dispositivi e l’eventuale rischio da dipendenza, utilizzando questionari elaborati secondo le indicazioni di Tamaki Saitō, lo psichiatra che individuò questa patologia sociale, in Giappone.
I percorsi educativi per combattere il bullismo a scuola devono partire dai docenti, dagli psicologi, dai pedagogisti, da tutti coloro che si trovano ogni giorno coinvolti attivamente dal loro rapporto con i bambini e gli adolescenti. Per combattere il cyberbullismo è importante fare una rilevazione del fenomeno e il primo obiettivo da perseguire per la prevenzione è aumentare la consapevolezza del problema tra gli adulti (insegnanti e genitori), che sono frequentemente poco a conoscenza del coinvolgimento dei ragazzi in questo fenomeno e delle sue possibili conseguenze negative. Bisogna, quindi, cercare un dialogo costruttivo tra scuola e famiglia, che crei le condizioni per ritrovare la serenità e l’accoglienza quando questa viene minacciata da gesti di violenza.
Roberta Sciliberti
Mariagiovanna De Gregorio
I.C. Mazzini, classe 3E