I Gilet gialli
Quello dei gilet gialli è un movimento spontaneo di protesta, nato in particolare contro la decisione del presidente francese Emmanuel Macron di aumentare le accise sulla benzina, ma estesosi poi anche contro altri provvedimenti di economia, adottati dal governo francese, considerati ingiusti. Questa protesta nelle ultime settimane sta attirando l’attenzione del mondo, sconvolgendo tutta la Francia e mettendo a ferro e fuoco Parigi.
Analizzando attentamente questa vicenda penso che un ruolo fondamentale nella protesta sia stato svolto da internet e dai social network.
Infatti dopo una petizione in rete sul sito Change.org della Signora Priscilla Ludovsky, che richiedeva firme contro i provvedimenti adottati da Macron e che in pochi mesi ha registrato 300.000 adesioni, il movimento virtuale è cresciuto ancora di più in seguito al video di un’altra signora Jacline Moraoud, che attraverso il suo smartphone, dichiara il suo disappunto su quanto stabilito dal presidente francese.
Fino a quando due camionisti trentenni Eric Drouet e Bruno Lefevre hanno creato un evento su facebook per “bloccare tutte le strade francesi”, il 17 novembre 2018. Questa è la data in cui la protesta da virtuale è diventa reale e migliaia di persone si sono materializzate per le piazze francesi, manifestando duramente con scontri contro le forze dell’ordine che hanno portato fino ad oggi alla morte di 3 persone, 1000 feriti e 1300 arresti. I manifestanti, durante la protesta, hanno indossato i gilet gialli, che vanno messi quando si resta in panne con l’auto, divenuti simbolo del lavoro degli autotrasportatori, la categoria più colpita dalla stangata sul prezzo del carburante, da qui il nome con cui vengono chiamati “gilet gialli”.
Alla protesta si sono uniti anche gli studenti, dando risalto al movimento quando il 6 dicembre, un video diventato virale, ha mostrato alcuni agenti di polizia armati mentre arrestavano 151 studenti del liceo di Mantes-la-Jolie, nella periferia di Parigi, tenendoli ammanettati in ginocchio in un giardino dietro la loro scuola.
Si è venuta a creare una situazione di fortissima tensione che fonti interne all’Eliseo, il palazzo presidenziale francese, come riportato dal giornale Le Figarò, hanno fatto presagire ad un golpe, cioè ad un tentativo di far cadere lo stato e destituire Macron con la violenza. Ad alimentare questa paura è stato anche l’atteggiamento dei manifestanti che, minacciosamente, si sono avvicinati al palazzo presidenziale, fino quasi a invaderlo e per fermare il corteo la polizia francese ha dovuto usare proiettili di gomma, idranti e lacrimogeni.
L’obiettivo del governo francese è quello di favorire l’uso di veicoli eco-compatibili con un graduale abbandono delle energie fossili a favore delle rinnovabili. Questo non solo aumentando la tassa su benzina e gasolio, ma provvedendo anche alla chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2022; lo sviluppo e il sostegno alle fonti “ecologiche” con un mix di energia elettrica e solare, e il dimezzamento della quota di energia nucleare entro il 2035. Proprio per questo di fronte alla protesta dei gilet gialli Macron ha affermato: “Dobbiamo ascoltare le proteste e l’allarme sociale, ma senza rinunciare alle nostre responsabilità perché c’è anche un allarme ambientale e finora abbiamo fatto troppo poco sul clima”.
Vista la gravità della situazione, il governo Macron ha deciso una sospensione per tutto il 2019 degli aumenti previsti aprendo un dialogo con i manifestanti: per i gilet gialli quindi sembrerebbe essere arrivata una prima vittoria, ma questo non è servito a placare le proteste, perché, oltre a quella dell’8 dicembre, sono state annunciate nuove manifestazioni per protestare contro la politica del governo, “sino a quando non ci sarà un vero cambiamento”. Ormai non si discute più solo dell’aumento dei carburanti, ma si attacca anche il sistema fiscale francese che, secondo i gilet gialli, è fonte di disuguaglianze, con una ostilità di fondo verso Macron, di cui si chiedono le dimissioni.
I gilet gialli accusano Macron di essere il “Presidente dei ricchi” e non pensare ai più poveri, ma lui si è difeso ricordando gli sgravi fiscali per artigiani e piccole e medie imprese e l’abolizione della tassa sugli immobili a vantaggio dei due terzi dei contribuenti.
Io penso che sia giusto che il popolo si batta per migliorare la propria condizione di vita, ma questo deve avvenire in maniera più civile, senza usare armi per ferire o uccidere i poliziotti. Certo non si deve trascurare l’importanza di avere un mondo meno inquinato usando risorse rinnovabili, ma queste hanno lo svantaggio di essere più costose. Per questo, penso che Macron debba capire le ragioni dei manifestanti perché non tutti possono permettersi di aumentare le spese per le fonti energetiche meno inquinanti, perché questo rischia di far crescere ancora di più le disuguaglianze tra ricchi e poveri. D’altra parte, documentandomi sull’argomento ho capito pure che un po’ tutti si lamentano del fatto che le tasse pesino sulle famiglie e anche se non sia giusto favorire i ricchi e danneggiare chi non lo sia, mi rendo conto che non si possa dare una colpa a chi è benestante perché così si crea solo odio.
La diseguaglianza sociale è un problema da affrontare e cercare di risolvere pensando al bene di tutti. Ripensando a quello che ho studiato in storia e leggendo articoli su questo argomento, ho riflettuto sul fatto che le persone più ricche oggi non investono i loro soldi nelle fabbriche, che danno lavoro ad altri e creano benessere per tutti, ma spesso li investono in borsa per diventare ancora più ricchi soltanto loro e spesso senza pagare tasse perché mettono i soldi nei paradisi fiscali. Io penso che tutto ciò non sia giusto e bisogna emanare delle leggi che facciano pagare le tasse a chi utilizza i soldi a scopi personali e di rimando far pagare meno tasse a chi investe la propria ricchezza in nuove fabbriche ecologiche; forse così, anche se resteranno le differenze sociali, almeno ci sarà più lavoro, meno inquinamento e anche chi sta meno bene potrà migliorare la propria vita per creare un’industria rispettosa dell’ambiente e ricominciare a produrre ricchezza a vantaggio di tutti.
Per queste ragioni penso che non sia esagerato paragonare quello che sta succedendo oggi alla Rivoluzione Francese (come ho letto in un articolo), ma spero che si svolga tutto in maniera meno violenta e più democratica, tenendo presente la lezione che la storia, da allora, ci ha fornito.
Marco Costantino I.C. “E. Vittorini”n 15