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Alla scoperta di Ciacco

La prima volta che ho sentito questo nome ho immaginato si trattasse di una persona dall’aspetto buffo, alla quale era stato attribuito questo soprannome con spirito burlesco.

Indagando sul personaggio ho appreso che si trattava di un goloso e che per il suo vizio di gola era stato condannato all’inferno.

Non è stato facile trovare altre notizie. Sembrava che Ciacco non avesse famiglia, che fosse senza storia.

La prima informazione trovata, all’inizio della mia ricerca, è stata questa: Ciacco è un sostantivo al quale si attribuisce il significato di “porco”.  Da ciò ho immaginato che si trattasse di un personaggio che eccedeva nel soddisfare i suoi piaceri di gola e che il nomignolo gli fosse stato attribuito da amici o da un suo Signore più o meno letterato che per burla o simpatia lo aveva paragonato ad un maiale.

Non comprendevo, però, come mai gli fosse stata inflitta una pena così pesante solo per la passione, sia pure sfrenata, per il cibo.

Le torture abominevoli usate contro di lui erano certamente sproporzionate rispetto ai suoi peccati. Forse Ciacco stava pagando per altre colpe che andavano ben oltre la semplice ingordigia.

In realtà quello che si intendeva condannare era quel mondo che Ciacco rappresentava: una intera classe sociale che non voleva farsi mancare alcun piacere. Egli apparteneva dunque ad una categoria agiata di persone che facevano dell’egoismo la propria condotta di vita, ma lo facevano in un periodo storico in cui si pensava che “quelli che mangiavano troppo non fanno buoni cittadini; il popolo grasso s’ingrassa a spese del popolo magro”.

Sulla sua attività professionale restano molti dubbi.

Secondo alcuni era un banchiere, secondo altri un uomo di corte. Certamente era molto conosciuto a Firenze, soprattutto là dove c’era da mangiare e bere e dove lui si presentava anche se non era stato invitato.

Nei pochi minuti di conversazione con Dante, dalle domande del Poeta e dalle tristi profezie di Ciacco (in risposta alle domande di Dante), si comprende chiaramente che i due hanno molti interessi e conoscenze nel campo politico fiorentino.  Peccato che il tempo che era stato concesso al condannato finisce.

Ciacco si immerge nella poltiglia dalla quale si era prima sollevato.

L’immagine del personaggio è ora più chiara. Resta il dubbio sull’equità della pena inflittagli. Il viaggio di Dante e Virgilio continua …

 (Sergio Jaci II C)

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