Difendiamo e amiamo la nostra “libertà”
“La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione”. Con questi pochi versi che compongono il ritornello della canzone “La libertà”, Giorgio Gaber ci trasmette un messaggio molto importante. Infatti, le parole qui citate fanno ben capire che libertà non consiste nel fare tutto ciò che piace, tutto quello che si desidera, ciò di cui si ha voglia senza limitazioni, legami, restrizioni, indipendentemente dagli altri.
“La libertà è partecipazione”, dice invece Gaber, proprio a voler sottolineare che non può esserci libertà se, prima, non concepiamo noi stessi che come “gruppo”, come un insieme di persone che interagiscono le une con le altre, come parte di un tutto di cui noi siamo solo una piccola parte . Tutto questo ci fa riflettere profondamente e ci porta a capire che solo avendo rispetto per “l’altro” ci si guadagna la vera Libertà. La libertà è, infatti, condivisione, è rispetto reciproco, è – come canta il nostro cantautore – “partecipazione”.
Se ciascuno di noi agisse secondo natura ci troveremmo nella piena anarchia, nel caos più totale ed ecco perché ci siamo dati dei limiti, delle leggi, delle norme, che siano di natura morale o giuridica, rispettando le quali possiamo rendere vivere in modo più equilibrato, senza soprusi, né sopraffazioni. La libertà di una persona, dunque, diventa tale fino a quando non va a “intaccare” la libertà di un altro, e da qui la celebre frase: “La mia libertà finisce dove inizia quella di un altro”, frase che secondo me è molto significativa e profonda. La libertà umana è quel dono di natura che, interagendo con i sentimenti, con il pensiero e soprattutto con la ragione, distingue l’uomo dalle bestie.
La parola libertà, tuttavia, non si limita a concetto d’azione, come atto morale nelle relazioni interpersonali ma va, invece, considerata secondo varie accezioni con cui si presenta. La libertà di religione, di pensiero, di stampa e di movimento sono tutte tipologie e forme di libertà che devono essere considerate e rispettate da tutti e per tutti gli individui che popolano il globo. Secondo me questo è un concetto molto importante, che deve essere affermato con forza e di cui si deve parlare sempre, fin da quando siamo bambini, per rimane ben saldo nelle nostre menti per tutto il cammino della nostra vita.
Ogni epoca, ogni realtà storia ha interpretato il concetto di libertà in modo differente, dando risalto a qualche aspetto particolare che la rendeva tale. Nell’antichità gli uomini “liberi” erano coloro che non erano sottomessi a nessuno e si differenziavano dagli schiavi, che non avevano alcun diritto ed erano proprietà del padrone, che poteva fare di loro quello che voleva. Lo schiavo non era considerato neanche un essere umano, ma soltanto un oggetto. La schiavitù iniziò a essere abolita solo nel corso del 1800 e venne vietata in ognuna delle sue forme nella “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948, restituendo dignità e libertà a tutti gli individui. Purtroppo ancora esistono tuttora trafficanti di uomini, donne e bambini che si servono delle persone più sfortunate per sfruttarli e trattarli come se non fossero più delle persone ma semplice merce di scambio, negandogli ogni forma di libertà.
Storicamente, anche le donne non sono state libere: in passato, e purtroppo in alcuni Paesi più arretrati ancora oggi, esse non godevano di alcuna forma di autonomia, considerate proprietà del padre prima e del marito poi, rilegate all’unico compito che si credeva essere fossero in grado di svolgere, ossia occuparsi dei figli, e non potevano essere libere né di istruirsi, né di lavorare. Ricordiamo a questo proposito che in Europa, continente evoluto, le donne hanno ottenuto il diritto di voto solo nella prima metà del 1900. Oggi si sono fatti notevoli passi avanti e nella stragrande maggioranza degli stati civilizzati si è liberi di esprimere la propria volontà e il proprio pensiero, professare la propria religione, esporre la propria idea e poter scegliere ciò che ritiene meglio per sè ovunque e in ogni modo, tenendo però conto dei limiti imposti dalla legge.
L’uomo moderno, tuttavia, sotto molti punti di vista è però ricaduto nella rete della “schiavitù”; anche se sostanzialmente è una dolce schiavitù: la schiavitù delle comodità. Proviamo un attimo a pensare di dover rinunciare al nostro amato telefonino o alla televisione. Una cosa per la nostra generazione, cosiddetta “Tecnologica” o “Moderna”, impossibile! Proprio così: ormai siamo diventati schiavi delle comodità e della tecnologia e sembriamo incapaci di rinunciarci, pensando a quando, qualche decennio fa, nelle case non arrivava la corrente elettrica o quando i telefonini ancora non esistevano e si pensava che eventuali strumenti tecnologici o altro potessero solo realizzarsi in un lontanissimo futuro.
La tecnologia invece ci sta facendo diventare, sotto alcuni punti di vista, “schiavi”. Diventiamo sempre più solitari, chiusi in noi stessi, non abbiamo l’opportunità di parlare con le persone vere perché stiamo navigando sul web o siamo troppo impegnati in un dialogo virtuale. Questo dilemma va avanti da molto tempo e non so dire se la tecnologia sia dannosa alla nostra libertà rendendoci schiavi, oppure è proprio questa a renderci un po’ più liberi. Però è certo che quella libertà, intesa come diritto fondamentale e alienabile dell’uomo e che oggi appare come un concetto banale, scontato e “normale”, è stata frutto di un processo secolare e difficile. La libertà è infatti il bene più prezioso dell’essere umano: la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee, è ciò che rende un uomo o una donna tale, ricordiamo… sempre e comunque nel rispetto dell’altro “Me”. Difendiamo dunque e amiamo la nostra “libertà”, perché se dovesse venir meno ne capiremmo inesorabilmente il valore.
Santi Scarpaci
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.