martedì, Novembre 5, 2024
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Difendiamo la libertà di stampa per difendere la democrazia

Era il 1448 quando Johann Gutenberg, un uomo di grande ingegno e preparazione tecnica, mise a punto un meccanismo di stampa che rivoluzionò il mondo della comunicazione. Affidati ai pazienti ed instancabili amanuensi, prima i testi venivano copiati parola per parola su fogli di pergamena, diventando libri di grande pregio, accessibili solo a pochi. Da quel momento, invece, il processo di stampa risultò più semplice e quindi fu più facile riprodurre più copie dello stesso libro.

Fu così che la stampa si diffuse rapidamente, ma fu privilegio esclusivo dei grandi volumi; infatti per i giornali si dovette attendere ancora un po’ di tempo. Il primo quotidiano venne stampato solamente il primo luglio 1650 a Lipsia, per opera di Timotheus Ritzsch, mentre in Italia il primo giornale che venne pubblicato fu la Gazzetta di Mantova, che uscì nel 1664.

Quest’innovazione, perciò, favorì la diffusione delle informazioni e delle idee e sviluppò quelli che oggi sono i concetti di libertà di pensiero, di opinione e di stampa. Questi si basano sulla possibilità per ogni individuo, sempre nei limiti dell’onestà e cercando di non ledere nessuno, di poter pensare, dire e pubblicare ciò che ritiene giusto, senza dover sottostare ad ordini, pressioni o manipolazioni. È questo, invece, proprio quello che spesso accade al giorno d’oggi, anche se molte volte non ce ne rendiamo conto. I giornali e i telegiornali parlano di argomenti diversi l’uno dall’altro, mettendo in risalto ciò che per convenienza risulta più importante, e spesso nascondono notizie “fastidiose” che potrebbero mettere in cattiva luce qualcuno o qualcosa.

Anche i mass media, e tutti i nuovi social, a cui siamo per la maggior parte tutti iscritti, nascondono spesso la verità, anzi, sono alimentati dalla condivisione delle “fake news”, a cui molti credono, non verificandone l’attendibilità delle fonti. Nonostante ciò, non possiamo negare che spesso anche le fonti che riteniamo attendibili possono diffondere informazioni non del tutto veritiere, tendendo a cambiare la versione dei fatti o a raccontare la storia da un punto di vista che possa influenzare il pensiero del lettore.

Molti sono stati quelli che hanno combattuto per poter ottenere appieno questa libertà, e alcuni, troppi, giornalisti hanno persino perso la propria vita per svolgere il proprio lavoro e per non aver occultato la verità. Siamo davvero capaci di picchiare un giornalista perché sta solamente informando i cittadini di quanto accade? Siamo davvero capaci di scrivere ciò che ci passa per la mente e spacciarlo per verità? Siamo nel 2018 e non riusciamo ancora a capire che ognuno merita di conoscere fino in fondo la verità dei fatti, e non solo ciò che i tanti lasciano trasparire. La gente non vuole conoscere quella piccola parte di verità che emerge da una montagna di bugie, di cose che non si sapranno mai se nessuno interverrà. Non ha senso parlare tanto di un mondo di libertà quando poi non si può neanche avere la certezza di essere davvero liberi di poter dire e scrivere ciò che si vuole senza il timore di una ritorsione. Se non si ha la certezza della veridicità di ciò che si sta leggendo è inutile leggere.

Tempo fa, nel periodo della Controriforma, la libertà era qualcosa di impensabile, non di così scontato. Molti libri erano proibiti, e se si esprimeva un pensiero contrario ai dettami della Chiesa, si veniva accusati di eresia e spesso condannati alla morte sul rogo. Nonostante oggi la situazione sia migliorata rispetto a quella di qualche secolo fa, questo però ancora non basta. Se oggi abbiamo la libertà di leggere qualsiasi libro, rivista, informazione, di poter esprimere la nostra opinione, lo dobbiamo alla “Dichiarazione universale dei diritti umani”. Ma se possiamo esprimere liberamente la nostra opinione, perché si rivendica ancora un’autentica libertà di stampa? Quando avremo la certezza che, oltre ad una questione di diritto, è anche una questione di rispetto della dignità di ciascuno, forse non sarà più necessario discutere così tanto su questo argomento. Ogni 3 maggio si festeggia la “Giornata mondiale della libertà di stampa”, ma per molti gli altri 364 giorni servono per disattenderla. Crediamoci, cerchiamola, pretendiamola, perché la libertà di stampa è stata, è e sarà sempre fondamento di crescita umana e culturale di ogni civiltà.

Rita Chiara Scarpaci

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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