Black hole
Oggi è lunedì, un giorno come tutti gli altri, certo, se non fosse per il fatto che sono entrata in classe e la mia professoressa è sparita, anche i miei compagni di classe non sono più qui. La mia coscienza sta iniziando a pensare che un buco nero abbia risucchiato tutta la scuola. Mi guardo un po’ attorno e noto che su ogni banco c’è un computer. La lavagna è sparita, probabilmente anche lei è stata risucchiata dal buco nero.
C’è un grande schermo dietro la cattedra, è tutto blu circondato da una cornice nera. D’un tratto si sente un rumore assordante che, se non fosse stato per il banco verde accanto a me, sarei caduta sul pavimento come un sacco di patate. Mi avvicino piano al computer situato sul mio banco e noto che è apparsa una scritta: “Buongiorno! Oggi studieremo algebra.
Leggere la lezione presente nella cartella e completare questo modulo poi reinserire nella fessura.” Accanto al computer c’è una specie di fessura da dove spunta un foglio. Provo a prenderlo, ma non ci riesco. Solo in quel momento capisco che è una proiezione di un esercizio. OK, che cosa sta succedendo? Spaventata dalla situazione, inizio a correre verso l’uscita della scuola. È da venti minuti che cerco un’uscita, ma non c’è, è sparita! Ci sono solo muri e schermi, banchi e robot, computer e… aspetta, cosa? Robot? Davanti a me c’è un robot!? La situazione sta degenerando.
Il robot si avvicina lentamente ed io indietreggio, ma sbatto la schiena contro un palo. Aspetta… ma a scuola non c’è nessun palo! Mi giro lentamente e vedo cinque robot e mi accorgo che hanno azionato la modalità autodistruzione.
Per la milionesima volta, che sta succedendo? Corro verso un altro corridoio alla mia destra. Ops, non è un corridoio, ma un vicolo cieco. Che ci fa un vicolo cieco nella mia scuola? Ma soprattutto, che ci fa quel buco nero di fronte a me? I robot si avvicinano sempre di più e cado nel buco nero.
Non sento niente, mi sento solo sprofondare nel vuoto e poi buio. Apro gli occhi e sono nella mia stanza, seduta sulla mia poltrona. Accanto a me c’è ancora quel buco nero. Ero in un altro mondo.
Marilù Inferrera
Classe III D
I.C. Primo Scuola Secondaria di I° Grado GARIBALDI
Milazzo