venerdì, Novembre 22, 2024
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Un’eroina italiana: Fabiola Gianotti.

Intraprendere la carriera di ricercatore scientifico è un passo davvero importante. La scelta comporterà anni intensi di studio, di sacrifici e di lavoro malpagato, ma la passione e le meraviglie di questa professione, le gratificazioni, così come il successo arriveranno.

Negli ultimi tempi sono moltissimi i casi di ricercatori e studiosi italiani costretti ad andare all’estero per poter continuare e incrementare le loro ricerche e i loro studi.

In Italia le condizioni economiche rendono quasi impossibile svolgere un lavoro in tale ambito in modo dignitoso.

I paesi che offrono maggiori opportunità in tal senso sono: gli Stati Uniti, i paesi del nord Europa e il Medio Oriente.

Negli Stati Uniti l’amministrazione Obama ha investito parecchi soldi nella ricerca. Si inserisce, perfettamente, in questo contesto la storia di Fabiola Gianotti che nel 1984 si laurea in fisica con indirizzo sub-nucleare e, nello stesso anno, decide di iniziare un dottorato di ricerca relativo alle particelle elementari. Nel 1987 entra a far parte del CERN contribuendo a diversi esperimenti.

A tutti coloro che le rivolgono domande circa la sua professione, Fabiola risponde che solo credendo nei propri obiettivi e con la forza e la caparbietà di osare, nessun traguardo sarà irraggiungibile. Occorre anche saper essere umili, solo se siamo consapevoli di quanto poco sappiamo grande sarà la nostra meraviglia su quanto ancora dobbiamo conoscere. Il suo riconoscimento va inoltre alla scuola italiana riferendosi a quel particolare percorso che accompagna gli individui dalla scuola elementare all’università. Sottolinea anche che la sua non è la storia di “un cervello in fuga”, anche se è consapevole come molti dei ricercatori italiani, per poter coltivare la loro passione, devono emigrare all’estero.

La ricerca di base, diversamente da quella applicata, ha un campo d’azione limitato e suo unico scopo è quello di aumentare la conoscenza scientifica teorica. A chi le chiede l’origine della sua passione risponde: “Colpa di Einstein e di Marie Curie. A diciassette anni lessi una biografia della scienziata polacca ed ero ancora al liceo quando rimasi folgorata della spiegazione che Einstein aveva dato dell’effetto fotoelettrico. La trovai bellissima…Poi quelli erano gli anni in cui Carlo Rubbia vinceva il Nobel per aver scoperto i bosoni W e Z.”

All’inizio degli anni Novanta Fabiola ha partecipato con altri migliaia di studiosi all’esperimento Atlas e nel 2009 viene nominata commendatore dell’ordine del merito della Repubblica italiana in virtù delle sue conoscenze scientifiche.

 

Giuseppe Soffli

I.C. “E. Vittorini” n15

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