Il festival “Le vie dei tesori” rivela gioielli nascosti
Quest’anno la città di Palermo è stata nominata “Capitale della cultura 2018” per le sue numerose vie storiche, ricche di arte, mistero, scienza e natura. Palermo presenta infatti circa 130 luoghi di interesse artistico, storico e monumentale, dove di solito in gran parte è vietato l’accesso. Con “Le vie dei tesori”, uno dei più grandi festival italiani sulla valorizzazione del patrimonio culturale, questi sono stati aperti e mostrati ai turisti. Il festival si è sviluppato per la XII edizione proprio a Palermo, dando la possibilità di far valorizzare ancor di più la “Capitale della cultura” e di far conoscere la sua storia con visite guidate nei 5 weekend autunnali, dal 5 ottobre al 4 novembre 2018.
Uno dei tanti luoghi, seppur poco conosciuto, di Palermo è il “Teatro Bellini”, situato nell’omonima piazza del centro storico. La costruzione e progettazione dell’edificio avvenne intorno alla fine del Seicento e nel tempo prese vari nomi. Inizialmente fungeva da luogo di ritrovo del popolo e in questo periodo prese il nome di “Teatro Travaglino”, maschera tipica palermitana. Poco dopo, con l’arrivo dei reali di Napoli trasferitisi a Palermo, si comprese la necessità di avere una struttura più raffinata ed elegante, per la nobiltà e l’alta borghesia.
Fu quindi costruito nel 1726 un altro teatro, interamente in legno e velluto, che prenderà il nome di “Santa Lucia”. Fu però distrutto a causa di un terribile terremoto che colpì la città radendola al suolo e di esso abbiamo solo la scalinata. Nel 1799 la regina Carolina divenne un’assidua frequentatrice del “Teatro Travaglino” e prima del 1809, quando venne inaugurato il Bellini, era conosciuto come “Teatro Carolino”, intestato con il suo nome.
Per tutto l’Ottocento questo fu l’unico teatro lirico, al quale poterono partecipare tutti, perché il Teatro Massimo e il Politeama furono costruiti successivamente, intorno alla fine del secolo. Questo che noi oggi conosciamo come “Bellini” ebbe un’importanza nazionale, proprio perché si esibirono persone provenienti da tutto il mondo, come Gabriele D’Annunzio oppure Eleonora Duse. Intorno ai primi del Novecento, esso fu acquistato dalla famiglia Lo Bianco e durante la seconda guerra mondiale venne occupato dai soldati alleati.
Il 14 marzo del 1964, durante i festeggiamenti del Carnevale, a causa di un faretto posizionato accanto a materiali infiammabili, si provocò un incendio che lo rese così diverso dalle foto antiche scattate negli anni precedenti. Di conseguenza crollò addirittura un lampadario di cristallo di estremo valore e il soffitto, sul quale erano stati realizzati degli affreschi da un artista dell’epoca, distruggendo così la magnifica platea. L’unico elemento del tetto originario è una trave che fortunatamente è stata recuperata. Il teatro inizialmente aveva solo scopi festivi, venivano allestiti banchetti e spesso si aprivano le danze; successivamente vennero presentate opere di grandi artisti e perciò ebbe uno scopo soprattutto culturale.
Inglobava vari palazzi e infatti nelle pareti laterali del palco si può notare una porta sospesa in aria e la ringhiera delle scalinate di uno di essi. Nella parete opposta, invece, si nota una finestra con grate di ferro, la quale porta negli interni di una casa attualmente abitata. All’epoca il teatro presentava due entrate principali: una riservata ai nobili, che accedevano direttamente ai palchi laterali, l’altra per il popolo che, una volta solcata, si trovava in platea. Dall’anno dell’incendio fino al 2000 il teatro non è stato aperto, poi dal 2000 al 2014 è stato dato in gestione al “Teatro Biondo”, che cercò di ridargli vita. Purtroppo, per questioni di giustizia e per le nuove normative di sicurezza, è stato richiuso e perciò sarà molto difficile riattivarlo. Quindi dal 2014 è totalmente inattivo e viene aperto solo in casi eccezionali come quello legato, appunto, agli eventi de “Le vie dei tesori”. Anche se non in utilizzo, tuttavia, il Bellini è ancora ritenuto uno dei più importanti e antichi teatri di Palermo e di tutta la Sicilia, e scoprirlo è sicuramente un’esperienza affascinante e da non perdere.
Ilenia Scarpaci
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.