venerdì, Novembre 22, 2024
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Il mondo globale: radici, luci e ombre

Per “globalizzazione” si intende la diffusione su scala mondiale di tendenze, idee e problematiche, la quale si attua attraverso le nuove tecnologie che permettono un’interconnessione istantanea fra le diverse aree del pianeta. Ogni città è un centro globalizzato.

La società odierna non è il primo esempio di “società globale”. I vasti imperi di Alessandro Magno o Carlo Magno, risultato di intense azioni di colonizzazione, ne erano stati precursori, a loro modo; tuttavia, furono di breve durata. Un esempio di “mondo globalizzato” che per estensione temporale e territoriale si avvicina sensibilmente a quello attuale fu, invece, l’Impero Romano. Esso collegò per secoli diverse aree geografiche e culture, anche divergenti tra loro. Riconoscendone la superiorità, assorbì interamente la cultura greca, al punto da potersi definire “Impero Greco-Romano”.

L’attuale società globalizzata è dunque il risultato di esperienze passate che hanno prodotto vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi possiamo rilevare la condivisione di culture, di idee, di tradizioni; la maggiore velocità dei trasporti, dell’informazione e della comunicazione; importanti passi avanti e scoperte nell’ambito sanitario; l’automatizzazione dei mestieri, che risparmia le operazioni più pesanti, meccaniche e ripetitive agli operai. Tra gli aspetti negativi ritroviamo, invece, il fenomeno dell’inquinamento, dovuto alle emissioni sempre crescenti di gas serra; la manipolazione attraverso i messaggi subliminali delle autorità; la violazione della privacy; le censure alla comunicazione; la perdita di sane abitudini, come per esempio quella di comunicare a tavola con i presenti, evitando l’uso dei cellulari; il consumismo sfrenato; le varie forme di dipendenza; il cyber-bullismo; i robot che sostituiscono gli uomini in molte attività, generando disoccupazione; la concentrazione del potere nelle mani di pochi, ricchi e potenti.

L’Europa rappresenta mediamente il 7% della popolazione mondiale, produce il 25% del Pil mondiale e spende il 50% del proprio bilancio in welfare.

A tal proposito, è indubbio che il fine della globalizzazione consista nel produrre progresso e ricchezza, e dato che l’uno dipende dall’altro, i paesi ricchi hanno da sempre maggiore potere. Il denaro, d’altra parte, si accumula quando si riesce a battere la concorrenza e per fare ciò bisogna abbassare i prezzi degli articoli venduti o dei servizi erogati; quindi è necessario disporre di manodopera a basso costo; ne consegue lo sfruttamento dei più deboli, che genera concorrenza sleale. La globalizzazione produce, dunque, anche disparità.

La soluzione a questo problema sarebbe un governo che riesca a garantire un mercato equo, in grado di limitare lo sfruttamento dei paesi più deboli. Purtroppo però, il giro di interessi finanziari è così alto che nessuno stato ricco avanza iniziative volte al recupero di quelli poveri, il che lascia trasparire un velo di avidità ed egocentrismo dietro un muro di denaro e sfrenata competizione, senza esclusione di colpi.

 

Emanuele Lo Mundo  II A

Liceo scientifico – opzione scienze applicate- “Empedocle” (Messina)

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