Intervista all’ideatore di “Geometriko”
La maggior parte dei ragazzi considera la scuola molto noiosa, un susseguirsi di compiti, interrogazioni e verifiche. Ma esistono anche attività che rendono il tutto meno “difficile.” Una di queste attività è “Geometriko”, un gioco di carte che si basa sulla geometria piana dei quadrilateri e del quale si disputano tutt’ora gare nazionali. Il primo torneo si è svolto nel 2016 e quest’anno si disputerà la quarta edizione. Alla competizione possono partecipare le scuole primarie e secondarie di 1° e 2° grado ed i ragazzi che vogliono concorrere, per arrivare alla fase finale che si svolge ogni anno in Puglia, devono superare varie gare di selezione, da quelle di classe a quelle di istituto e di regione. La mente che ha partorito la fantastica idea di un gioco che possa avvicinare i giovani a una disciplina reputata noiosa e di difficile comprensione, si chiama Leonardo Tortorelli, insegna in un liceo di Maglie (LE) e giorno 15 settembre 2018 l’Istituto Comprensivo “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto ha avuto l’onore di ospitarlo per un corso di formazione rivolto ai docenti che vogliono introdurre il gioco da lui stesso inventato nei propri istituti.
Al termine dell’incontro poi, conclusosi intorno alle 18:00, gli alunni della scuola secondaria di primo grado hanno avuto l’opportunità di conoscerlo personalmente e di porgergli alcune domande in generale. Alla fine, però, Tortorelli ha anche rilasciato ai ragazzi della redazione del giornale scolastico una speciale intervista attraverso la quale gli stessi hanno potuto scoprire tante curiosità riguardanti la vita del professore e soprattutto della sua “creatura”. Ecco cosa il geniale papà di “Geometriko” ha rivelato…
-Domanda un po’ banale, professor Tortorelli. Era bravo in geometria a scuola? Se sì, le piaceva competere con i suoi compagni in gare improvvisate?
Beh, io ero bravo in geometria, però non mi piaceva per lo stesso motivo per cui non piace a voi, ragazzi, anzi peggio, perché i libri su cui studiavo quand’ero piccolo, alle scuole medie e alle scuole superiori, erano libri molto tristi, mentre oggi sono tutti molto colorati. Trovavamo libri con tutte le scritte in piccolo e poi avevo un insegnante che era molto serio e molto antipatico, non rideva mai. Lui non spiegava: ti dava queste pagine di geometria incomprensibili e io molto spesso chiedevo a mio fratello più grande di spiegarmi le cose perché in classe non venivano spiegate. Non amavo la geometria, quindi, l’ho anzi odiata. Per quanto riguarda, invece, le competizioni, all’epoca c’erano soltanto le Olimpiadi ed io ero anche bravo, ho vinto spesso le gare di istituto, però poi non andavo alle nazionali perché non avevo chi mi accompagnasse.
– Durante gli anni in cui ha portato avanti il suo progetto ha visto un’evoluzione nelle dinamiche del gioco. Cosa è cambiato? Cosa pensa possa essere ancora migliorabile?
Il progetto è cresciuto tantissimo, abbiamo lavorato molto. Da quando è stato adottato dall’università “Bocconi” di Milano abbiamo speso tanta energia per poterlo migliorare. Parlando del gioco, la cosa che è a voi più vicina, le regole, sono state perciò modificate varie volte, perché ci si è accorti in classe che molto più facilmente vinceva un ragazzo più fortunato piuttosto che uno più bravo. Quindi le abbiamo cambiate in modo che i ragazzi bravi potessero essere incentivati. Per esempio abbiamo messo il “fair play”, che impedisce di attaccare due volte di seguito un giocatore, mentre prima i ragazzi più preparati erano quelli che venivano attaccati più volte ed eliminati più frequentemente. Abbiamo alla fine messo il premio di una carta quadrilatero, una carta d’attacco e una “flash card” per i ragazzi che svolgono meglio il “compito in classe” e abbiamo regalato una carta quadrilatero a chi risponde bene ai problemi del sorteggio della speranza. Queste regole, che prima non c’erano, premiano i ragazzi bravi, più studiosi e più intuitivi nella geometria.
– Nell’era dell’intrattenimento digitale pensa che un gioco, tra virgolette “vecchia maniera”, con un argomento non proprio “cool” come la geometria, possa riscuotere tra i giovani grande successo? Se sì, potrebbe spiegarci i motivi?
Siamo partiti da tre tornei nazionali: nel primo eravamo 3600, nel secondo 12.400 e quest’anno eravamo 20.000. Non sono io, ma sono i numeri a dire che questo gioco sta avendo successo. C’è da chiedersi perché sia un gioco “vecchia maniera” ed è facile rispondere. Quando io avevo la vostra età non c’erano smartphone, i computer avevano una grafica brutta e il digitale non c’era nelle scuole. Di conseguenza noi scrivevamo tutti in modo cartaceo e, quando vedevamo i primi giochi al computer che non hanno niente a che vedere i giochi di oggi, eravamo tutti lì, con la lingua di fuori, perché vedevamo tutto analogico. Vedevamo una cosa che puzzava di digitale e la cosa ci incuriosiva tanto. Oggi è il contrario: in un mondo tutto digitale quando vedi delle carte vere che tocchi e non si apre un ipertesto, non si aprono degli ologrammi, delle carte normali con le quali tu giochi e hai questo senso del tatto, riesci a guardare l’avversario negli occhi piuttosto che giocare su una tastiera con un compagno che si trova dall’altra parte dell’oceano e che neanche conosci. “Geometriko” ha rispolverato delle emozioni che oggi non si provano più perché i giochi adesso sono purtroppo giochi di solitudine, mentre invece sfidare un compagno e gioire per un quadrilatero sono cose che in un gioco nel computer non si potranno mai avere.
-Il sistema scolastico italiano per molti versi rimane lontano dai giovani. Introdurre novità come “Geometriko” può aiutare in generale gli alunni ad avvicinarsi con più entusiasmo all’apprendimento delle varie materia e non solo della geometria?
Per quanto riguarda la geometria abbiamo visto il risultato. Aiuta, eccome! Infatti, anch’io, che odiavo la geometria, oggi mi occupo di ricerche didattiche nell’ambito di questa materia, sono quindi passato da uno “status” di odio verso la geometria a uno stato di amore. Una volta mi occupavo di matematica per la finanza ma, da quando ho pubblicato questo libro, mi occupo giorno e notte di geometria, dunque il primo che ne è stato affascinato grazie a “Geometriko” sono stato proprio io. Per quanto riguarda le altre materie, direi decisamente di sì, perché studiare è il vostro lavoro, come se una persona svolgesse un lavoro divertente come fare il cantante o altro. Ma chi fa il cantante si diverte e lo scopo è quindi di imparare divertendosi, e questo è un sogno per tutti. Per cui se questa didattica si dovesse diffondere anche nelle altre materie sicuramente sarebbe una cosa buona. Però non è facile, perché dietro “Geometriko” ci sono più di 10 anni di studio e lavoro quindi, anche se a voi sembra un gioco, ci sono tante persone che hanno dedicato tante giornate, tante ore, come i vostri docenti e il sottoscritto, per far sì che questo gioco potesse essere un divertente e anche istruttivo. Quindi la cosa non è automatica.
-Vorrebbe far diventare “Geometriko” un gioco internazionale?
Abbiamo già un progetto europeo che si chiama “Geometriko Erasmus”, abbiamo già tradotto “Geometriko” in inglese e alcuni docenti del Portogallo, della Norvegia e anche della Polonia lo stanno già provando nelle proprie classi. Stiamo ultimando e perfezionando questo gioco di traduzione, esistono già le carte di Geometriko in inglese però non sono in commercio, perché quando si fanno i test noi lavoriamo con un piccolo nucleo di lavoro cosichè, se sbagli, il tuo errore ricade su poche persone, ma se pubblichi un libro e ne vendi migliaia di copie ricade su tanta gente. Quindi, anche se ne sentite poco parlare, “Geometriko Erasmus” già esiste e penso che fra due o tre anni potremo parlare di un torneo europeo di “Geometriko”, nel quale potrete sfidare compagni di tutta Europa.
Si è chiusa così l’intervista e, dopo essere stato ringraziato per le accurate risposte, il professor Tortorelli si è congedato, stanco per la lunga giornata ma felice dell’interesse dimostrato nei suoi confronti e dell’entusiasmo suscitato dal suo gioco tra gli alunni della scuola.
Martina Crisicelli, Giuseppe Levita e Santi Scarpaci
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.