Lo sfruttamento minorile
“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite.” Queste le parole di Iqbal Masih, piccolo attivista per i diritti dell’infanzia, ma purtroppo nel mondo milioni di bambini ancora oggi sono costretti a lavorare, fenomeno concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta. Ma non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo. In totale si ritiene che 74 milioni di bambini siano impiegati in miniera, o a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi.
Un’altra forma di sfruttamento minorile è poi il lavoro di strada, ovvero l’impiego di tutti quei bambini che cercano di sopravvivere raccogliendo rifiuti da riciclare o vendendo cibo e bevande, oppure coloro che vengono sfruttati per scopo sessuale a fini commerciali. Una tipologia di lavoro minorile meno evidente è invece il lavoro domestico e familiare, in cui sono impiegate soprattutto le bambine e diventa spesso una vera e propria forma di schiavitù. Il lavoro minorile è un prodotto della povertà però contribuisce anche a riprodurla.
Perché i bambini senza un’istruzione diventeranno degli adulti non qualificati intrappolati in lavori malpagati, e quindi, come è successo a loro, chiederanno anche ai loro figli di evitare di andare a scuola per andare a lavorare e contribuire al reddito della famiglia. Si crea quindi un meccanismo cieco, dal quale è difficilissimo uscire. Ecco quindi perché i bambini devono andare a scuola, istruirsi, fare tutte le cose che fanno i loro coetanei, crescere, vivere la loro infanzia giocando e studiando, entrare nell’adolescenza fare amicizia, avere la prima cotta, piangere, leggere, cadere per poi rialzarsi, stare all’aria aperta, correre, ridere, non stancarsi mai ma soprattutto avere le mani e i piedi sani e non doloranti perché si è lavorato troppo. Perché è così che la società deve andare avanti, e non sfruttando i bambini. Ma soprattutto, tu che li sfrutti , con quale coraggio? Anche tu sei stato bambino: non ti ricordi che cosa significa esserlo? Pensa prima di agire e lascia fare ai bambini le cose da bambini e agli adulti le cose da adulti. E cresci un po’, tu per primo!
Ivana Recupero
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.