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VERGA E IL VERISMO

Nella seconda metà dell’ottocento in Francia nacque e si sviluppò un nuovo modo di pensare: il Realismo, chiamato così perché si credeva che contassero solo i fatti e la realtà, ogni forma di sentimentalismo era abolita e, grazie al progresso scientifico e alle nuove invenzioni, si aveva una grande fiducia nella scienza. Si pensava, infatti che essa fosse in grado di risolvere tutti i problemi dell’uomo. La grande fiducia nella scienza e nel progresso prese il nome di Positivismo.

In seguito a questo nuovo modo di pensare basato sulla realtà e sulla fiducia nella scienza e nel progresso si svilupparono due nuove correnti letterarie: il Verismo in Italia ed il Naturalismo in Francia. Il primo descriveva particolarmente la vita in campagna mentre il secondo poneva la sua attenzione alla vita delle città, specie dei quartieri più poveri

I più famosi Veristi italiani furono due siciliani: Giovanni Verga e Luigi Capuana.

Nei loro romanzi usavano la dialettalità, perché scrivevano spesso termini, proverbi e modi di dire in dialetto, la scientificitàoggettività delle descrizioni, basate su elementi reali e non fantastici e l’impersonalità perché erano convinti che l’autore non doveva comparire dentro le storie e i racconti, non doveva esprimere le proprie opinioni e riflessioni.

Verga nacque a Vizzini, in provincia di Catania, nel 1840, scrisse diverse novelle e romanzi. Tra le novelle ricordiamo: Nedda, che viene considerata la sua prima opera verista

Poi scrisse molti romanzi i più famosi furono: I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo

Questi romanzi fanno parte del   ciclo de I Vinti, il ciclo che doveva essere costituito da cinque i romanzi dedicati, appunto, ai Vinti, cioè a coloro che si opponevano al destino, perché secondo lui chi affrontava il destino veniva vinto schiacciato da esso (fatalismo), chi invece accettava la sua situazione e cercava di viverla con dignità avrebbe vissuto con serenità. Insomma gli uomini, per Verga, devo prendere esempio dalle ostriche che per sopravvivere e difendersi dai pericoli stanno attaccate allo scoglio.

Il romanzo più famoso di Giovanni Verga fu “I Malavoglia” che  parla  infatti di una famiglia con cinque figli: Antoni, Lia, Luca, Filomena ed Alessi, il padre Bastianazzo, la madre Maruzza ed il nonno padre Ntoni.Molti componenti di questa famiglia cercarono di ribellarsi al destino e quindi a loro capitarono molte cose spiacevoli: quando il figlio Ntoni viene chiamato per il servizio di leva, il nonno padron Ntoni decide di comprare e fare un grande incasso con dei lupini, invece di continuare a fare il lavoro di  i pescatori, allora manda il figlio, Bastianazzu, a venderli sulla barca di famiglia: la Provvidenza. Purtroppo, una volta arrivata in alto mare, la Provvidenza non resiste a una violenta tempesta e affonda e Bastianazzu muore.

Il secondo genito, Luca, muore in una battaglia e la madre, Maruzza, si ammala di colera e perisce.

Rosalia o Lia scappa di casa e Mena (Filomena), che si doveva sposare con don Alfredo, non può più maritarsi perché al suo promesso sposo interessava solo la dote.

L’unico che si accontenta della propria vita è Alessio, il più piccolo, che si sposa, vive una vita felice e cresce i suoi figli, con l’aiuto di Mena.

Verga scrisse anche “Le novelle rusticane”, la più famosa fu Rosso Malpelo che parlava di un bambino che aveva i capelli rossi e, proprio per questo, in base a uno stupido pregiudizio, tutti credevano che fosse cattivo e, più gli altri lo trattavano da cattivo, più il ragazzo si chiudeva in sé stesso. Egli veniva maltrattato da tutti perché veniva considerato cattivo; l’unico che gli voleva bene era suo padre, chiamato la bestia, perché lavorava dalla mattina alla sera ed era tutto sporco.

Un giorno la cava, in cui lavorava la bestia, crollò e il padre di Rosso Malpelo morì.

Malpelo era disperato scavava con le unghie, così forte che gli si si staccarono dalle dita, non mangiava più e nessuno lo confortava.

Un giorno arrivò alla cava un ragazzo con il femore rotto, chiamato Ranocchio.

Malpelo prendeva a botte per farlo reagire e fargli imparare a difendersi; ma un giorno Ranocchio si ammalò di tubercolosi e morì. Così Rosso Malpelo rimase solo e fece la fine del padre ma non fu trovato mai il cadavere e si diceva che il suo fantasma girovagasse ancora per quella cava.

 

Io penso che Verga sia eccezionale a scrivere romanzi perché anche se non esprime le sue considerazioni ce le fa provare, per questo lui nei suoi romanzi non scrive quello che pensa lui ma quello che pensano gli altri e per questo mi piace moltissimo, anche se non sono molto d’accordo con lui sul destino perchè, secondo me   non dobbiamo rimanere sempre fermi in un punto ma dobbiamo sforzarci di migliorare.

Sofia

Io penso che Verga sia uno scrittore che non esprime emozioni ma le fa sentire. La mia opera preferita è Rosso Malpelo perché fa provare un’emozione profonda che ti rende triste, ti commuove, ti fa vivere la tristezza di quel ragazzino che ha perso il padre, l’unica persona che gli volesse bene e il suo unico amico. Ho provato anche tanta rabbia per l’ingiusto pregiudizio nei suoi confronti: essere considerato cattivo ed essere maltrattato solo per il colore dei capelli è una profonda ingiustizia!

Chiara           

 

                                              

Sofia Mammola e Chiara Munafò

 Classe V Militi

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