Giovanna D’Arco: la “Pulzella d’Orléans”
Di donne che hanno fatto la storia se ne parla molto e col passare del tempo sempre di più spesso. Donne che hanno lasciato la loro impronta nei più svariati campi: letteratura, politica, scienza, donne “guerriere”. Ma chi maggiormente merita il titolo di “paladina” è certamente Giovanna d’Arco.
Conosciuta anche come la “Pulzella d’Orléans” è simbolo di fede, eroismo e amore patriottico e in particolare della vittoria francese nella guerra dei Cent’anni. Alla nascita della giovane, infatti, i conflitti tra Francia e Inghilterra, che controllava gran parte del territorio nemico, erano in atto da circa cinquant’anni: le città erano continuamente in stato di confusione e di pericolo. Jeanne venne al mondo il 6 gennaio del 1412, nel villaggio di Domrémy, in Lorena, e conobbe sin da subito la povertà, poiché i genitori, Jacques d’Arc ed Isabelle Romée, erano dei poveri contadini. A tredici anni sviluppò la sua fede e appariva come una ragazza devota e caritatevole. Nel 1425 iniziò ad avere le prime visioni, sentendo dapprima delle voci divine e vedendo spesso figure sfolgoranti che lei rappresentava come l’arcangelo Michele e le due sante Caterina e Margherita. A suo parere ciò era opera di Dio, che l’aveva prescelta per guidare l’esercito della Francia e portarla al trionfo. Nel 1429, appena diciassettenne, Giovanna, giovane e coraggiosa, si presentò, indossando abiti maschili e coi capelli corti, alla corte del re Carlo VII per chiedergli il permesso di guidare l’esercito che andava a soccorrere Orléans, vittima dell’attacco di Enrico VI d’Inghilterra.
Non si sa di preciso cosa disse al sovrano, un uomo scialbo e non di bell’aspetto, dal carattere complicato e diffidente; si narra che gli sussurrò qualcosa di misterioso nell’orecchio, qualcosa che provocò la massima fiducia per la giovane. E così Giovanna, indossando una fulgida armatura, cavalcando un magnifico cavallo, partì con l’esercito. Dopo circa due mesi di combattimento, le truppe francesi uscirono dall’assedio vincenti, Orléans venne liberata e il 7 luglio del 1429, a Reims, Carlo VII fu consacrato re di Francia. Della lotta a Orléans si narra inoltre dello straordinario episodio che vide protagonista la nostra eroina. Giovanna, nella fortezza di Les Tourelles venne infatti trafitta da una freccia, da sola la sfilò dal suo corpo e poco dopo venne portata in salvo, ma vedendo quasi ritirate le truppe francesi, si ripresentò alla guida dell’esercito, ribaltando la sorte della battaglia. Entusiasta della precedente conquista, l’ 8settembre organizzò un’azione alle mura di Parigi ma, suo malgrado, dovette obbedire ai capitani e ritirarsi dalla città. Giovanna, però, non si arrese e, piena di audacia, nel 1430 volle marciare su Compiègne per difenderla dagli anglo-borgognoni. Tuttavia, durante una ricognizione, venne improvvisamente catturata e consegnata a Giovanni di Lussemburgo, che la cedette come bottino di guerra agli Inglesi, dietro il pagamento di 10 mila scudi d’oro. Giovanna era consapevole che questo sarebbe accaduto, le voci l’avevano avvisata, promettendole una futura liberazione. Iniziò perciò il lungo calvario della Pulzella, non liberata dal re, che venne condotta nel castello di Rouen, dove trascorse tutto l’inverno, in una cella ottagonale, fissata con le catene al letto e torturata. Arrivò perciò il momento del processo: sarebbe stata interrogata da inquisitori francesi dalla parte degli inglesi, e in particolare da Pierre Cauchon, pubblico accusatore, che fece di tutto per far passare la donna per una strega. A Giovanna venne negato un avvocato che la difendesse, ma le voci non la abbandonarono. Per condannarla provarono a far credere che le voci fossero in realtà suggerimenti del diavolo, con il quale aveva stretto un patto, e che le vittorie fossero dovute ad atti di stregoneria. Venne interrogata per ben cinque mesi due volte al giorno, cercando di coglierla in fallo e indurla a dichiarazioni che sarebbero potute essere usate contro di lei. Giovanna però, nonostante il suo basso livello d’istruzione, rispose sempre in modo saggio, simbolo di un’ampia conoscenza teologica. La domanda più nota a lei rivolta è di certo: “Giovanna, sei in grazia di Dio?”. Un sì o un no sarebbero entrambi stati utilizzati contro di lei, ma la ragazza con sapienza rispose: “Se non ci sono, Dio mi ci metta; se ci sono, mi ci mantenga”. Si dice anche che qualcuno l’abbia udita affermare: “Sono sicura che gli inglesi mi faranno condannare a morte. Pensano che così conquisteranno più facilmente la Francia”. Non avendo più affermazioni da utilizzare a suo discapito, Pierre Cauchon pensò di accusarla per l’aver vestito indumenti maschili. Il Deutoronomio stesso, infatti, recitava: “La donna non vestirà abito d’uomo, né l’uomo abito di donna, chi lo farà, sarà abominevole agli occhi di Dio”. Fu per questo motivo che la donna venne condannata al rogo. La Pulzella, a quel momento, intimorita dalla morte, negò quanto affermato in precedenza, affermando di aver inventato tutto. Giovanna venne obbligata quindi a firmare una falsa dichiarazione preparata in precedenza, la condanna a morte venne revocata, ma le venne afflitta quella all’ergastolo.
Tuttavia, per via della squallida cella e per gli abusi da parte dei suoi carcerieri, Giovanna decise di indossare nuovamente abiti maschili, riaffermando la sua identità di prescelta da Dio, convinta che la liberazione di cui parlavano le voci, non più ripresentatesi, fosse proprio la morte. Venne perciò nuovamente condannata ad essere arsa viva, per idolatria, invocazione del demonio, eresia e per essere stata relapsa, ovvero aver commesso nuovamente il peccato dell’eresia. Mercoledì 30 maggio 1431 Giovanna d’Arco viene così portata sulla piazza del mercato di Rouen, dopo essere stata rasata dal boia, dal quale si fa consegnare una grande croce astile, affinché dall’alto del rogo possa averla vicina e fissare fino ai suoi ultimi istanti il suo Signore crocifisso. Così muore la Pulzella: calma, avvolta dalle fiamme, gridando più volte, prima di spirare, ad altissima voce il nome di Gesù. Molti però credettero fosse stata uccisa una santa. Nel 1455,quindi, si riapre il processo, che dichiara nulla la condanna da parte dei francesi, riabilitando la giovane donna al punto che, il 18 aprile 1909, Giovanna d’Arco viene beatificata da papa Pio X e nel 1920 ottiene la canonizzazione e la proclamazione di una festa nazionale in suo onore; nel 1944 papa Pio XII la proclama infine “patrona di Francia”. La figura di Giovanna d’Arco è di certo ancora oggi una delle più affascinanti e controverse della storia, la figura di una giovane analfabeta che tuttavia è riuscita a ribaltare le sorti di una guerra e di un’intera nazione, quella di una ragazza all’apparenza umile, ma dall’ immensa forza d’animo. Giovanna è morta, per mano di nemici o semplicemente di uomini che non potevano accettare tanto valore in una donna, ma le sue gesta no: quelle rimarranno per sempre scolpite nella nostra memoria.
Rita Chiara Scarpaci
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.